Economia

L’inflazione cresce e l’economia mondiale traballa

L’oscillazione dei prezzi genera un clima di incertezza a livello globale che preoccupa la Federal Reserve Usa e la Banca Centrale Europea
Una manifestazione contro l'aumento dei prezzi in Francia, a Parigi il 16 ottobre 2022.
Una manifestazione contro l'aumento dei prezzi in Francia, a Parigi il 16 ottobre 2022. Credit: EPA/MOHAMMED BADRA
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24 ottobre 2022 Aggiornato alle 09:00

Cresce l’inflazione, e crescono le incertezze. I valori ipotizzati cambiano, in peggio, nel giro di pochi mesi, tanto che la crescita del Pil italiano nel 2022 è indicata al 3,2% rispetto al 3,3% previsto a luglio, mentre per il 2023 si stima un aumento del +0,3% rispetto al +1,3% ipotizzato precedentemente.

Istat registra, nei dati relativi a settembre, un aumento dell’indice dei prezzi dello 0,3% su base mensile e dell’8,9 % su base annua (da 8,4% del mese prima).

L’accelerazione dell’inflazione, su base tendenziale, si deve soprattutto ai prezzi dei beni alimentari e di quelli energetici, come spiega l’Istituto Nazionale di Statistica: «bisogna risalire ad agosto 1983 (quando fu pari a +11,0%) per trovare una crescita dei prezzi del carrello della spesa, su base annua, superiore a quella di settembre 2022 (+10,9%)».

Le stime per il 2023 segnalano che ci sarà una crescita quasi nulla, e questo potrebbe portare a una situazione di stagnazione dell’economia. Il rischio è quello di imbattersi in uno scenario di stagflazione, termine con cui viene denominato il fenomeno ad ampio raggio che unisce i concetti di inflazione e stagnazione.

Dagli Stati Uniti le ultime notizie non sono migliori. I prezzi negli Usa sono balzati ulteriormente in alto, tanto che la governatrice della Banca Centrale degli Stati Uniti Federal Reserve, Michelle Bowman, ha dichiarato che se il livello di inflazione non inizierà a scendere, la Fed continuerà a sostenere una politica aggressiva sui tassi d’interesse con ulteriori aumenti. «L’inflazione è troppo elevata e credo fermamente che riportarla al nostro obiettivo sia una condizione necessaria per raggiungere la stabilità dei prezzi e una ampia occupazione su base sostenibile».

Al contempo, l’Unione Europea segue gli americani, per timore di un deprezzamento dell’euro sul dollaro. La presidente della Bce (Banca Centrale Europea), Christine Lagarde, nella 46° riunione del Comitato monetario e finanziario, ha infatti sostenuto che «l’inflazione nell’area dell’euro è troppo elevata ed è probabile che rimanga al di sopra dell’obiettivo della Bce per un lungo periodo di tempo. Nel complesso, le prospettive di inflazione globale e quelle economiche mondiali sono piene di incertezze».

L’obiettivo della politica monetaria europea è quello di raggiungere il 2% dell’inflazione. In ogni caso, la Bce prevede un ulteriore rialzo dei tassi di interesse chiave, in grado di influenzare direttamente l’intera struttura del credito e dei rendimenti di mercato di una nazione. Tassi che sono stati aumentati di 50 punti base a luglio e di 75 punti base a settembre.

La crisi in Ucraina continua a far tremare le politiche economiche internazionali, generando una continua instabilità e la crescita dell’inflazione spaventa. Kristalina Georgieva, la direttrice del Fondo monetaria internazionale, mette infatti in evidenza come il rischio di recessione sia aumentato, prefigurando un forte rallentamento della crescita globale. Per questo il contrasto deve attuarsi attraverso un’azione decisiva.

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