Economia

L’inflazione ha colpito anche piante e fiori

In Italia il florovivaismo è piegato dalle oscillazioni (per lo più negative) del mercato. Da una parte ci sono rincari dei costi di produzione, che hanno interessato qualsiasi settore dell’economia, ma che per piante e fiori sfiora il 75%
Credit: Annie Spratt
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10 agosto 2022 Aggiornato alle 15:00

Pandemia, guerra e instabilità politica, come è normale, hanno provocato un’enorme flessione dell’economia con conseguente innalzamento dei prezzi e dell’energia. Un periodo di forte inflazione, oggi all’8%, ci fa pensare immediatamente all’economia dei beni di prima necessità, quando in realtà sono anche altri settori a risentirne (a volte anche di più).

Il florovivaismo, cioè il settore di imprese che si occupa della coltivazione e della commercializzazione di piante e fiori, in Italia è in questo momento piegato dalle oscillazioni (per lo più negative) del mercato; da una parte ci sono rincari dei costi di produzione, che hanno interessato qualsiasi settore dell’economia, ma che per piante e fiori sfiora il 75%.

Il costo dell’energia è aumentato del 120% e quello dei fertilizzanti del 170%.

Il ciclo di produzione, poi, necessita di sementi, torbe, imballaggi per il trasporto: tutte materie prime che hanno subito un aumento impressionante negli ultimi mesi.

Nonostante la scarsissima attenzione ricevuta dai media, probabilmente per la mole di notizie tragiche di ogni giorno, esiste un disegno di legge al Senato (già passato alla Camera) e l’associazione Florovivaisti italiani ha organizzato un incontro a Roma per parlare dei cambiamenti drastici del settore e dei bisogni degli imprenditori; il presidente si è detto preoccupato per i pochi incentivi della politica ai prodotti floricoli e ha promesso una spinta della proposta in Senato “dalla prossima legislatura, per preservare la competitività del settore e dare seguito alle sfide del Green Deal Ue”.

L’Italia è il terzo Paese al mondo per la coltivazione e produzione di piante e fiori e le sue 24.000 imprese arrivano a un fatturato di quasi 3 miliardi l’anno; è (anche) per questo che i lavoratori del settore meritano di essere ascoltati e tutelati dalla politica economica, soprattutto in una situazione di crisi come quella che stiamo vivendo.

Per ora, e chissà per quanto, il Decreto Aiuti, che doveva risollevare anche i fondi per l’agricoltura, è fermo.

I florovivaisti italiani, però, hanno bisogno di misure economiche assistenziali urgenti: l’estensione del credito di imposta per il gasolio a uso riscaldamento, la cancellazione dei contributi dei datori di lavoro in scadenza a settembre.

Complice della situazione generata dal conflitto in Ucraina e dei prezzi rialzati a causa dell’inflazione, c’è anche il calo graduale delle vendite di piante e fiori.

Le cifre a tre zeri sulle bollette del gas, i prezzi duplicati di pasta e pane e il costo della benzina hanno costretto tutti (o quasi) a tagliare drasticamente i consumi e rivedere le priorità di acquisto: in poche parole, comprare solo il necessario e questo, senza troppe sorprese, non comprende l’acquisto di piante e fiori.

La flessione negativa data dall’instabilità economica si potrà recuperare contrastando speculazioni e concorrenza sleale, in agguato nei periodi di inflazione, e preservando la qualità dei prodotti europei e made in Italy. La vendita di piante e fiori, fortunatamente, fino all’anno scorso seguiva un trend molto positivo con un aumento del 5% del prodotto floricolo e un export che valeva ben un miliardo.

È un settore da salvaguardare sia per i profitti, fino a marzo di quest’anno in grande crescita, sia per la sua importanza nella transizione ecologica, obiettivo ormai necessario per tutti i Paesi.

La riscoperta del giardinaggio (con una crescita della domanda del 15% ogni anno), da un paio d’anni passione di proprietari di grandi giardini così come di piccoli monolocali, impone anche una maggior attenzione alla sostenibilità di tutto il ciclo produttivo di piante e fiori. Il florovivaismo, ricorda l’associazione italiana, deve preservare il suo ruolo nella transizione green.

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