Diritti

Stati Uniti: è guerra contro fame e junk food

Biden ha lanciato un nuovo piano per incentivare alimentazione sana e attività fisica entro il 2030 negli States. L’obiettivo è anche quello di favorire l’accesso al cibo ai meno abbienti
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Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
28 settembre 2022 Aggiornato alle 16:00

Sono passati più di 50 anni dalla prima conferenza della Casa Bianca su cibo, nutrizione e salute, e in mezzo secolo gli Stati Uniti non sono ancora riusciti ad arginare la fame. Il presidente Joe Biden ha annunciato l’obiettivo di porvi fine e accrescere alimentazione sana e attività fisica entro il 2030, “in modo che un minor numero di americani soffra di malattie legate alla dieta, riducendo al contempo le relative disuguaglianze alimentari”.

La strategia nazionale dell’amministrazione Biden-Harris, presentata martedì 27 settembre, si snoda in cinque pilastri: migliorare l’accessibilità al cibo, integrare nutrizione e salute, consentire a tutti i consumatori di fare e avere accesso a scelte salutari, sostenere l’attività fisica per tutti e migliorare la ricerca sulla nutrizione e sulla sicurezza alimentare. Il documento di 44 pagine descrive in dettaglio le “azioni ambiziose e realizzabili” del piano, ma invita all’azione anche il settore privato, i governi statali, locali, territoriali, il mondo accademico e i gruppi senza scopo di lucro “affinché tutte queste entità facciano la loro parte”, perché “il governo federale non può porre fine alla fame e ridurre le malattie legate all’alimentazione da solo”.

Lo scopo primario di Biden è quello di abbassare il numero di famiglie che soffrono la fame di circa 3 punti percentuali nel giro di 8 anni, passando dal 4 a meno dell’1%. Secondo la Food and Drug Administration, l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, nel 2021 il 10% delle famiglie americane soffriva di insicurezza alimentare: non erano certe di riuscire a ottenere cibo a sufficienza per sfamare se stesse o le loro famiglie per mancanza di denaro e risorse. Inoltre, il rapporto annuale sull’insicurezza alimentare stilato dal Dipartimento dell’agricoltura americano mostra che l’anno scorso erano 2,3 milioni le persone che non potevano permettersi cibo adeguato.

La proposta di Biden mira anche, come anticipato, a ridurre le malattie legate all’alimentazione, facilitando l’accesso al cibo sano e all’esercizio fisico: secondo i dati dell’Ocse più del 73% degli americani sopra i 15 anni è sovrappeso o obeso. Secondo i Centers for Disease Control and Prevention la pandemia potrebbe aver esacerbato l’obesità nel Paese. Questo tipo di malattie, ha spiegato la Casa Bianca, danneggiano la prontezza militare, la produttività della forza lavoro, il rendimento scolastico e la salute mentale.

Il programma, come spiega il britannico Guardian, comprende anche proposte di riforma degli imballaggi e obiettivi di riduzione di sale e zucchero per l’industria alimentare, oltre all’impegno di estendere l’accesso dei due programmi di assistenza sanitaria finanziati dal governo Usa Medicaid e Medicare alla consulenza sull’obesità e alla nutrizione. Il documento invita anche alla ricerca sull’impatto della crisi climatica sulla sicurezza alimentare e sulla nutrizione.

I piani di Biden, considerati da alcuni ricercatori troppo deboli rispetto a problemi così enormi come quelli degli Stati Uniti, hanno comunque bisogno del sostegno del Congresso, che finora ha rifiutato di estendere il credito d’imposta per i bambini e i pasti scolastici gratuiti universali. Tra le politiche specifiche promesse da Biden, infatti, come spiega il Washington Post, figurano l’estensione dei pasti scolastici gratuiti a 9 milioni di bambini in più nel prossimo decennio, il miglioramento delle opzioni di trasporto per circa 40 milioni di americani che hanno scarso accesso ai negozi di alimentari o ai mercati degli agricoltori, la riduzione degli sprechi alimentari, più screening per l’insicurezza alimentare, l’educazione alla nutrizione per gli operatori sanitari, la riduzione di sodio e zucchero nei prodotti alimentari statunitensi e il ripensamento del marketing che promuove fast food, bevande zuccherate, caramelle e snack malsani.

Le disuguaglianze alimentari nel Paese sono causate da disuguaglianze razziali ed economiche strutturali e sistemiche: l’accesso al cibo sano a prezzi accessibili è sproporzionato e più difficile per le persone afroamericane, le comunità indigene, gli abitanti delle zone rurali e le famiglie a basso reddito.

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