Futuro

TRed: le bici che pedalano verso le Olimpiadi

La Ceo Erica Marson ha raccontato a La Svolta la storia e il percorso dell’azienda nel campo dell’innovazione. E di come sono arrivati a progettare biciclette performanti per i Giochi Olimpici 2024
Credit: Via Twitter TRed
Tempo di lettura 5 min lettura
24 ottobre 2022 Aggiornato alle 11:00

TRed è un’azienda nata nel 2013 che opera nel campo dell’innovazione e della ricerca, progettando grazie anche alla collaborazione con l’Università di Pavia, biciclette veloci e dinamiche in grado di competere ad altissimi livelli.

La Ceo Erica Marson, insieme a tutto il team, sta lavorando alla partecipazione ai Giochi Olimpici del 2024 e ha raccontato al La Svolta il percorso dell’azienda.

Da dove nasce TRed?

Dalle idee di Romolo Stanco, direttore di Bianca Laboratories e team leader dei progetti di T°RED Bikes, laureato in fisica e architettura. Una delle prime esperienze vissute dal gruppo riguardava un laboratorio di ricerca applicata per uno spazio commerciale in una galleria di design. L’idea era quella di implementare un sistema energetico efficiente e sostenibile e da lì abbiamo iniziato a sviluppare un modo di fare imprenditoria basato non sulle classiche regole del profitto, ma sui risultati preziosi della ricerca e dell’innovazione tecnologica.

Avete lavorato in diversi campi; che cosa contraddistingue il vostro successo?

Probabilmente un’idea di progettualità molto varia, nonché una forte capacità di lavorare in gruppo in una realtà piccola. Un’altra esperienza davvero incredibile e che ha contribuito a rendere TRed quello che è ora, è stata lavorare nell’ambito delle protesi biomediche, dove abbiamo progettato un guanto per la riabilitazione delle mani con metodi nuovi e funzionali allo scopo, cercando di renderlo accessibile a tutti.

Inoltre io e Romolo avevamo avuto esperienze nel campo delle energie rinnovabili e abbiamo partecipato a un bando smart city a Milano, progettando un sistema di lampade in legno liquido stampate in plastica, che producono energia senza sprecare.

E come siete arrivati al mondo del ciclismo?

Per puro caso. Il ciclismo è una passione che accomuna tutti noi e durante un’uscita in bici, un nostro amico ed ex professionista ha chiesto a Romolo di creare una bici efficiente, veloce, dinamica, che fosse adatta anche ai semplici appassionati. Il suo desiderio era una bici per partecipare ai campionati italiani su pista e così è nata la nostra collaborazione col mondo del ciclismo.

L’Italia vanta numerose realtà di successo nella produzione di bici e articoli per il ciclismo, perché le vostre sono diverse?

Innanzitutto per l’idea che abbiamo di ciclismo e di bici. In passato questi mezzi erano pensati su misura per gli atleti; poi con l’avvento dei marchi americani e asiatici tutto si è standardizzato, seppur a livelli alti, e si è persa la centralità della persona rispetto alla bici. Questo ha avuto come conseguenza la scomparsa della differenza tra modelli per professionisti e non. Noi abbiamo voluto riportare la personalizzazione al centro.

In che modo?

Siamo partiti dalla ricerca e dallo studio approfondito dei materiali, andando un po’ controcorrente. La nostra carta vincente è quella di utilizzare i metalli, e non il carbonio; lavorarli in modo nuovo e creare delle bici con ottime prestazioni. Ci siamo inseriti in una nicchia di mercato che funziona, e i risultati degli atleti ce lo dimostrano. Il metallo innanzitutto ha dei costi minori rispetto al carbonio e si presta a una lavorazione più varia, permettendoci di mettere al centro le esigenze del ciclista, sia professionista sia semplice appassionato.

Le prime volte che abbiamo portato le nostre bici in metallo a competizioni sportive di alto livello hanno immediatamente attirato l’attenzione, dandoci modo di iniziare a creare un racconto nuovo del ciclismo.

Uno dei punti forti di TRed è il metodo artigianale, come si esprime in questo ambito e perché è vincente?

L’artigianalità, accostata a una continua ricerca e progettazione di modelli e materiali ci ha permesso di ricercare soluzioni tecnologie nuove ed efficienti. Il nostro reparto corse è supportato dal continuo feedback degli atleti. Inoltre, grazie alla sviluppatissima fase di laboratorio, siamo sempre alla ricerca di nuove idee. Realizziamo circa 100/120 bici l’anno; poche comparate alla produzione industriale che invece arriva a fabbricare anche 100 bici al giorno in carbonio.

TRed è una realtà artigianale e tecnologica che opera in un mercato del lavoro italiano in forte crisi, come si affronta tutto questo?

Ciò che permette a TRed di eccellere nel campo è proprio il metodo da ricercatore mischiato con l’artigianato; abbiamo fatto un’approfondita ricerca dei materiali cercando di abbattere i costi, lavoriamo a stretto contatto con i nostri saldatori e siamo determinati a proseguire con questo metodo lavorativo, che fino a ora ci ha fatto crescere enormemente e arrivare anche alla collaborazione con l’Università di Pavia. Anche in questo caso il punto di partenza è stato un approccio trasversale, capace di mettere insieme fisica, architettura e sostenibilità. Il progetto sulle città del futuro ci ha permesso di affinare il nostro metodo di lavoro per poi arrivare a una soluzione anche nel ciclismo.

Cioè?

La nostra collaborazione è nata con la stampa 3d, che abbiamo scoperto essere un ottimo mezzo per abbattere i costi e creare bici veloci con ottime prestazioni. A oggi siamo felicissimi di collaborare con un polo così avanzato, che premia la ricerca e la tecnologia. Ferdinando Auricchio, professore all’Università di Pavia, ricercatore presso l’IMAT-CNR e membro dell’Accademia Italiana delle Scienze, ci ha supportato in questo progetto, fino ad arrivare all’idea di sviluppare bici e componenti innovativi per le Olimpiadi del 2024.

L’obiettivo è però di collaborare con l’Università anche per i giochi olimpici di Los Angeles 2028, visto che il sodalizio di ricerca ha raggiunto nuovi obiettivi tra sperimentazione e tecnologia applicata al ciclismo e l’intenzione è di sviluppare e ottimizzare il progetto The Falcon presentato a maggio a Piacenza. Da questa partnership orientata al progetto Olimpico, anche grazie alla collaborazione sempre più strutturata con la Federazione Ciclistica Argentina (FACPyR) sappiamo di poter arrivare a prestazioni di livello assoluto, come quelle che stiamo raggiungendo ora ai mondiali di ciclismo di Parigi.

Leggi anche