Diritti

Toto-ministri: quale sarà il nuovo governo?

La sensazione è che la partita non sia ancora chiusa, grazie al braccio di ferro tra i partiti della coalizione di centro-destra
Credit: ANSA/ETTORE FERRARI
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11 ottobre 2022 Aggiornato alle 06:30

L’ultima settimana della politica italiana è stata piuttosto scarna di contenuti, ravvivata solamente da rumours sul toto-ministri che si avvicinano fin troppo alle notizie di calciomercato estivo: tanti nomi buttati nel mezzo ma poche notizie reali.

Di notizie reali ne abbiamo avute fin troppe dalla terra d’Albione, sia per la successione monarchica che per le particolari – per usare un eufemismo - ricette economiche della nuova premier conservatrice Liz Truss, che per fronteggiare la crisi economica inglese ha pensato che fosse un’ottima idea proporre di tagliare le tasse ai più ricchi, venendo espressamente criticata dal Fondo monetario internazionale.

Sulla squadra di ministri è arrivato un monito da Giorgia Meloni ai suoi alleati, Salvini e Berlusconi: «Se in un dicastero l’alleanza di centrodestra non ha un esponente di livello adeguato, non vedo alcun problema ad affidare a un tecnico quell’incarico».

Per il Ministero degli Esteri sono emersi i nomi dell’ambasciatore Stefano Pontecorvo e di Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia e del Partito Popolare Europeo, nonché Presidente del Parlamento Europeo dal 2017 al 2019, sembra sfumare la candidatura al ministero dell’Economia di Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea, secondo quanto ha dichiarato a Bloomberg una fonte riservata. Prende piede, invece, la possibilità che il dicastero venga affidato a Giancarlo Giorgetti.

L’alternativa sarebbe Domenico Siniscalco, che ha già ricoperto la carica nel secondo e terzo governo Berlusconi e che è stato anche direttore generale del Tesoro: oggi è a capo della filiale italiana di Morgan Stanley.

Secondo un retroscena del Corriere, Meloni vorrebbe pure che Cingolani, ministro della Transizione ecologica, restasse al suo posto, ma lui ha declinato l’invito.

Il primo ad avanzare pretese su Ministeri di “alto profilo” è Matteo Salvini, ovvero il leader che ha maggiormente risentito dei risultati delle elezioni.

Non è un mistero la sua voglia di tornare al Viminale, per cui è in lizza anche il prefetto Matteo Piantedosi, ma non è escluso che possa accettare il Ministero delle Infrastrutture.

Le alternative per Salvini sarebbero Trasporti o Sviluppo Economico, ma a prescindere da chi sarà a capo del ministero dell’Interno, la linea politica non sarà molto diversa da quella attuata dal segretario leghista nel governo Conte I.

Secondo quanto emerge da un audio proveniente da un incontro a porte chiuse, Salvini chiederà per la Lega “un Ministero della famiglia e della natalità”.

Il Corriere riporta che per Ronzulli, che aspira al ruolo di capodelegazione di Forza Italia, si potrebbe prospettare l’incarico di ministra della Famiglia, che la Lega, come sottolineato in precedenza, vorrebbe mantenere, e che in FdI reclama Lavinia Mennuni. Oppure un ruolo di rilievo in Parlamento.

Per la Presidenza di Camera e Senato i nomi più gettonati sono, rispettivamente, quelli di Riccardo Molinari e Ignazio La Russa.

Secondo quanto riportato da Open, per l’Università, Meloni potrebbe puntare sulla rettrice della Sapienza ossia Antonella Polimeni, la prima donna alla guida dell’ateneo romano, ma un altro nome proposto è quello di Anna Maria Bernini (capogruppo di Forza Italia al Senato in questa legislatura).

Per quanto riguarda il ministero della Salute, Berlusconi preme per una figura vicina a lui come Ronzulli, in caso non le spettasse il ministero della Famiglia, o Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele e suo medico personale, nomi che tuttavia non sembrerebbero avere l’approvazione della leader di FdI.

Altri nomi usciti sono quelli di Guido Rasi (ex direttore esecutivo dell’Ema e anche consulente dell’ex commissario Figliuolo), Francesco Rocca (presidente del Comitato nazionale della Croce Rossa Italiana) e il sempreverde Guido Bertolaso.

Alla Giustizia avanza Carlo Nordio, ex magistrato e forte sostenitore a favore dei referendum abrogativi sulla giustizia dello scorso 12 giugno.

Per Maurizio Lupi (Noi Moderati) si parla del ministero per i Rapporti con il Parlamento.

Troveremo dunque una formazione di governo più tecnica di quanto previsto?

È ancora presto per dirlo.

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