Diritti

Yemen: la guerra (dimenticata) continua

L’accordo per il cessate il fuoco - frutto di lunghe trattative che avevano portato a una tregua da aprile a oggi - non ha raggiunto il risultato finale sperato
Una ragazza yemenita
Una ragazza yemenita Credit: Andrew Svk/unsplash
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6 ottobre 2022 Aggiornato alle 14:00

Il più lungo periodo di pace che ha interessato lo Yemen negli ultimi anni giunge drammaticamente a conclusione a causa del mancato rinnovo dell’accordo per il “cessate il fuoco” fra i maggiori belligeranti dell’area.

L’inviato speciale dell’Onu Hans Grundberg ha manifestato profondo dispiacere per il fallimento diplomatico, invitando le parti a continuare il dialogo: «L’inviato speciale delle Nazioni Unite si rammarica che un accordo non sia stato raggiunto oggi, poiché un’estesa e ampliata tregua fornirebbe ulteriori fondamentali vantaggi alla popolazione. Invito le parti ad adempiere ai propri obblighi nei confronti del popolo yemenita al fine di perseguire ogni via per la pace», ha affermato in una nota il suo ufficio.

L’accordo per il “cessate il fuoco” era stato il frutto di lunghe trattative che erano culminate in una tregua di 2 mesi a partire da aprile di quest’anno, per poi essere prorogato altre 2 volte nei mesi successivi fino alla situazione attuale. I risultati positivi si erano manifestati immediatamente con il rilascio dei prigionieri da entrambe le parti, la riapertura di diversi porti e scali commerciali sia a Sanaa che ad Hodeida, con un maggiore transito di aiuti umanitari e una riduzione netta dei combattimenti. Un progresso positivo per la popolazione yemenita, dove oltre 23 milioni di persone su un totale di 30 dipendono dagli aiuti umanitari.

Il fallimento delle trattative è stato commentato molto duramente dalle Ong che operano sul campo, fra cui la Norwegian Refugee Council, la quale ha espresso pubblicamente che il mancato rinnovo è un fatto estremamente spiacevole: «È un’opportunità persa per aiutare milioni di civili yemeniti a uscire dal brutale conflitto in cui i belligeranti hanno trascinato il Paese», ha dichiarato il direttore in loco Erin Hutchinson.

Analoghe critiche sono state mosse dal Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, preoccupato dal possibile ritorno a un conflitto su larga scala che ha determinato fino a oggi la più grave crisi umanitaria esistente. Un risultato tragico causato da una guerra civile in corso da 8 anni, iniziata nel 2014 con i ribelli Houthi supportati militarmente dall’Iran, che nella fase iniziale del conflitto cacciarono il governo centrale dalla capitale Sanaa. Questo attacco innescò rapidamente una reazione a catena nella regione, con l’ingresso in guerra dell’Arabia Saudita, a capo di una coalizione di Paesi del Golfo a supporto del governo centrale.

L’intervento di molteplici Paesi ha provocato fino a oggi la morte di oltre 370.000 persone, con gravissimi episodi di carestia e milioni di rifugiati a rischio. Una situazione estremamente grave che ha conosciuto un peggioramento negli ultimi 3 anni a causa dell’impatto della pandemia e di violente alluvioni.

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