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La raccolta della plastica quanto riduce le emissioni di CO2?

Secondo i dati Corepla, 720.000 tonnellate di rifiuti sono state avviate a riciclo e 315.000 al recupero energetico. Con un risparmio di oltre 800.000 t di anidride carbonica
Credit: EPA/DIEGO AZUBEL
Tempo di lettura 5 min lettura
23 settembre 2022 Aggiornato alle 19:45

Nonostante il processo sia migliorato sensibilmente negli ultimi anni, con raccolta porta a porta, sacchetti e bidoni forniti dai comuni, manuali e liste che guidano passo a passo i cittadini su dove buttare cosa, fare la differenziata viene ancora percepita da molti come una scocciatura.

In realtà, differenziare i rifiuti e consentire così il riciclo dei materiali, e in particolare della plastica, non è solo un’azione che ci consente di non contravvenire la legge e di evitare multe salate, ma è un vero e proprio atto di civiltà nei confronti del pianeta e delle generazioni che verranno dopo di noi.

La plastica è uno dei materiali più protagonisti della nostra vita quotidiana.

Basta fare un giro al supermercato, praticamente tutto è incartato in imballaggi di plastica, dall’insalata al balsamo per capelli. Per quanto ci si sforzi di vivere una vita consapevole ed ecologica comprando alimenti sfusi, prodotti di bellezza solidi e il pane dal panettiere dietro l’angolo la plastica sembra non darci tregua.

L’unica via di uscita per evitare che questo accumulo distrugga l’ambiente, rovinando l’equilibrio di interi ecosistemi e inquinando oceani, fiumi e laghi è il riciclo. E perché la plastica possa essere riciclata è necessario fare la differenziata.

Secondo il Rapporto di Sostenibilità 2021 di Corepla, il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero della plastica, in Italia nel 2021 la raccolta differenziata urbana ha prodotto quasi 1,5 tonnellate di imballaggi in plastica, il 3% in più rispetto all’anno precedente.

Di queste, eliminati gli scarti dovuti a materiali errati, Corepla ha recuperato ben 1,2 milioni tonnellate e ne ha avviati a riciclo 722.218 t (il 10% in più rispetto al 2020); 314.964 t sono state invece destinate al recupero energetico.

Questo ha consentito il risparmio di 520.000 tonnellate di materia prima vergine (corrispondente a 2 miliardi di bottiglie pet da un litro). Sono stati evitati 34,5 milioni di m3 di discarica, 879.000 tonnellate di CO2 equivalente, il corrispettivo di oltre mille voli tra Roma e Tokyo e la produzione di quasi 11.000 GWh di energia primaria.

Ai risparmi va poi aggiunto quello che si è guadagnato, ovvero 42 GWh di energia elettrica e 86GWh di energia termica.

Un semplice gesto come la differenziazione dei rifiuti può quindi portare a enormi benefici economici, ambientali e sociali che sono già tangibili oggi, e non qualcosa di astratto o proiettato nel futuro.

Come abbiamo detto oggi in Italia vengono differenziate 1,5 milioni di tonnellate di rifiuti plastici, circa 25 kg per abitante.

Un bel traguardo se consideriamo che nel 1998 la quantità pro capita era appena 1,9 kg.

Sono anche scomparse negli anni le differenze tra Nord e Sud.

Al primo posto tra le regioni si colloca la Sardegna con 34 kg per abitante seguita dall’Umbria (32,2) e la Valle d’Aosta (30,9).

La Sicilia che fino a poco tempo fa differenziava solo 4 kg di rifiuti plastici per abitante oggi è appena sotto la media nazionale con 23,7 kb/ab mentre la Campania la supera con 25,3 kg/ab. Agli ultimi posti ci sono il Molise con 13, 9, Basilicata e Campania con 19,9 e il Trentino Alto-Adige con 19,4 kg/ab.

L’azione di Corepla si inserisce nel contesto dell’Agenda 2030, adottata nel 2015 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e che definisce 17 obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030 tra cui la promozione di consumo e produzione responsabili, la creazione di città e comunità sostenibili, la lotta al cambiamento climatico e la promozione di energia pulita e accessibile.

Durante il convegno di presentazione del Rapporto si è dunque anche parlato di futuro, e il presidente di Corepla Giorgio Quagliolo, ha dichiarato di voler portare la quota di rifiuti avviati al riciclo dal 54,8% attuale al 65,9% entro il 2026.

E quello che non si potrà riciclare dovrà essere destinato, con tecnologie sempre più sofisticate, alla produzione di energia.

Grazie allo sviluppo di modelli innovativi che consentono il recupero energetico Corepla è riuscita a trasformare in energia e calore, 314.964 t di materiale plastico non riciclabile.

Si tratta del cosiddetto Plasmix, imballaggi che derivano dalla selezione meccanica della raccolta differenziata e che a causa della loro eterogeneità o delle condizioni in cui si presentano non possono essere riciclati con le tecnologie a oggi disponibili.

Tuttavia, grazie al loro potere calorifico molto simile a quello dei combustibili fossili tradizionali, risultano ottimali nei processi di combustione e co-combustione, in particolare nei cementifici e nelle centrali termoelettriche.

Secondo studi recenti presentati dalla stessa Corepla sostituendo una tonnellata di carbone con una di combustibile solido secondario (Css, ovvero materiale plastico) si arriva ad avere un beneficio compreso tra 584 e 1289 kg di emissioni di CO2 evitate.

Utilizzando il Css nei cementifici si potrebbe avere una diminuzione fino a 6,8 milioni di tonnellate di anidride carbonica.

Basti pensare che il recupero energetico del Plasmix nel 2020 è stato pari a quello di un impianto fotovoltaico grande come 24 campi da calcio.

Purtroppo, come spiega Quagliolo, l’utilizzo del Css in Italia non ha ancora preso abbastanza piede per avere risultati soddisfacenti.

Attualmente, il tasso di sostituzione calorica dei cementifici nel nostro Paese è del 20%, molto più basso della media europea che si attesta al 50% e quasi nullo rispetto a quello di Paesi come l’Austria che viaggia a quota 80%.

Per il rammarico del presidente della Corepla infatti ben 116.000 tonnellate di Css sono state mandate oltre confine nel 2020, materiale che avrebbe potuto essere utilizzato con profitto in Italia.

Il tema dell’utilizzo del Css, ancora troppo poco conosciuto, potrebbe portare a un notevole efficientamento energetico dell’Italia, oltre che contribuire a liberarci almeno in parte della dipendenza da combustibili fossili che tanto spaventa in questo periodo.

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