Ambiente

Rifiuti urbani, ancora troppi finiscono in discarica

Nonostante i buoni risultati sulla raccolta differenziata, l’ultimo rapporto Ispra fotografa una Penisola dove lo smaltimento in discarica, che dovrà essere dimezzato entro i prossimi 15 anni, si attesta al 20%
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23 settembre 2022 Aggiornato alle 09:00

Dove va a finire la spazzatura che produciamo? La risposta arriva dall’ultimo Rapporto sui rifiuti urbani realizzato da Ispra, l’Istituto Superiore per la protezione e la Ricerca Ambiente –

Una buona parte (31%) viene avviata a forme di trattamento di tipo meccanico biologico prima di una destinazione definitiva di smaltimento o recupero. Questo tipo di trattamento viene utilizzato come forma di pre-trattamento allo smaltimento in discarica o all’incenerimento, con lo scopo di garantire le condizioni di stabilità biologica e incrementare il potere calorifero per rendere più efficiente il processo di combustione.

Lo smaltimento in discarica interessa invece il 20% dei rifiuti urbani prodotti (Ru), mentre agli impianti di recupero viene inviato il 51% dei rifiuti prodotti. In questo caso, il 23% arriva agli impianti che recuperano la frazione organica e il 28% agli impianti di recupero delle altre frazioni.

Ancora, un altro 18% dei rifiuti viene incenerito, mentre l’1% viene inviato a impianti produttivi come cementifici, centrali termoelettriche per essere utilizzato all’interno del ciclo produttivo per produrre energia.

Guardando nello specifico ai rifiuti smaltiti in discarica, i quantitativi nel 2020 ammontano a 5,8 milioni di tonnellate. In particolare, il 25,4% viene gestito negli impianti situati al Nord del Paese, il 30,1% viene gestito nelle regioni centrali, mentre il restante 44,5% viene smaltito nelle regioni del Sud. Nonostante una netta riduzione negli ultimi 15 anni - nel 2007 i rifiuti urbani nazionali che arrivano in discarica erano oltre il 50% del totale e nel 2014 più del 30% - i dati attuali lasciano emergere l’urgenza di un miglioramento nel sistema di gestione. Secondo gli obiettivi previsti dalla normativa europea, lo smaltimento in discarica nei prossimi 15 anni dovrà essere dimezzato.

Il contesto europeo

In Unione Europea nel 2019 sono state prodotte oltre 220 milioni di tonnellate di rifiuti, con un incremento dell’1,3% rispetto al 2018 e dell’1,6% rispetto al 2017.

Nello specifico, si è registrato un incremento significativo a Malta e in Lettonia – con + 9% e +7% -, mentre si registra un decremento in Estonia (-8,4%) e in Italia (-0,5% per un totale di 142 mila tonnellate in meno). Tuttavia, per quel che riguarda il nostro Paese, se si analizzano i dati relativi al valore pro capite, si registra per il triennio 2017-2019 un incremento del 3,1%, con l’aumento da 488 a 503 kg per ciascun abitante per anno.

Riguardo la gestione dei rifiuti a livello europeo, l’analisi dell’Ispra restituisce un’estrema variabilità tra i diversi Stati: Svezia, Germania, Belgio, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Austria e Lussemburgo, a esempio, preferiscono l’incenerimento con recupero energetico allo smaltimento in discarica, con un aumento dell’1,2% di quantità di rifiuti avviati nel corso del triennio 2017-2019. Al contrario, l’incenerimento senza recupero di energia è poco utilizzato, e la percentuale maggiore si registra in Slovacchia, con un totale del 4%.

Per quel che riguarda le operazioni di riciclaggio, 8 Paesi su 27 hanno percentuali del rifiuto urbano avviato a riciclo di materia superiori al 30%, con la Slovenia e la Germania in testa, con una percentuale rispettivamente del 52% e del 48%. L’Italia avvia al riciclaggio il 33% dei rifiuti urbani e a compostaggio e digestione anaerobica il 23%, con un totale di rifiuti avviati a operazioni di riciclo del 56%.

Dunque, nel complesso, nel territorio dell’Ue, nel triennio 2017-2019 le quantità di rifiuti urbani smaltiti in discarica diminuiscono dello 0,6% per un totale di circa 300.000 tonnellate. Ciononostante, in ben 13 Paesi su 27, nello stesso periodo considerato, si è registrato un aumento delle quantità di rifiuti smaltiti, con punte significative di +7,6% e +9,7% in Spagna e Polonia.

Al contrario, nel nostro Paese – in termini quantitativi – si è registrato un decremento del 9,3% per un totale di 644.000 tonnellate.

Il riciclaggio complessivo, in Unione europea, ha riguardato, nel 2019, circa 107 milioni di tonnellate di Ru, con un aumento del 2,4% rispetto all’anno precedente. Se si considera invece il triennio 2017-2019, incrementi significativi in termini quantitativi che si registrano in Italia (+1,3 milioni di tonnellate) e in Francia (+1,2 milioni di tonnellate).

Per quel che riguarda il compostaggio e la digestione anaerobica, nel corso del 2019 sono stati smaltite oltre 38 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, con un aumento del 3,2% rispetto al 2017. In questo contesto, Italia, Francia e Polonia registrano incrementi quantitativamente maggiori.

Produzione e raccolta differenziata in Italia

Come visto, in Italia, nel corso del 2020, si è registrato un calo del 3,6% nella produzione di rifiuti: il contesto segnato dall’emergenza sanitaria ha fatto sì che da una parte aumentassero i rifiuti prodotti nelle abitazioni ma, d’altra parete, ha registrato un calo a livello industriale.

Nel complesso, la produzione di rifiuti urbani diminuisce in tutte le macro-aree geografiche: nel Centro si registra un calo del 5,4%; nel Nord -3,4%; nel Sud -2,6%. Ma come procede nel nostro Paese la raccolta differenziata?

A lungo una normativa di riferimento è stata la direttiva quadro sui rifiuti 2008/98/CE, modificata poi con la direttiva 2018/851/UE, che ha aggiunto alla precedente ulteriori obiettivi sul riciclo: entro il 2025 dovranno essere riciclati il 55% dei rifiuti; entro il 2030 il 60%; entro il 2035 il 65%.

Questi obiettivi sono stati recepiti nel nostro Paese dal decreto legislativo 3 settembre 2020 n. 116.

Ebbene, considerando i dati in macro-aree, nel corso del 2020, nel Nord del Paese la raccolta complessiva si attesta a 9,8 milioni di tonnellate; nel Centro a circa 3,6 milioni di tonnellate; nel Meridione a quasi 4,8 milioni di tonnellate.

Guardando nello specifico alla ripartizione della raccolta differenzia, la gran parte riguarda la frazione organica (39,3%), seguono carta e cartone (19,2%), vetro (12,2%), plastica (8,6%), ingombranti misti (4,9%), legno (4,8%), spazzamento stradale (2,3%), rifiuti da costruzione e demolizione (2,2%), metallo (2%), Raee (1,6%) e altro (2,9)%.

In questo scenario, eccezione fatta per la Valle d’Aosta, tutte le regioni hanno registrato un calo significativo dei rifiuti prodotti. Nello specifico, nelle regioni settentrionali, i maggiori decrementi si osservano in Trentino Alto Adige (-6,3%), Emilia Romagna (-3,9%) e Liguria (-3,7%); nel Centro troviamo Lazio (-5,6%), Marche (-5,4%) e Toscana (-5,4%); al Sud, invece, Calabria (-6,7%) e Basilicata (-4,3%).

Per quanto concerne la raccolta differenziata, sempre in riferimento all’anno 2020, la percentuale più alta è conseguita dal Veneto (76,1%), a cui fanno seguito Sardegna (74,5%), Lombardia (73,3%), Trentino Alto Adige (73,1%), Emilia Romagna (72,2%) e Marche (71,6%).

Superano l’obiettivo nazionale – fissato al 65% - Friuli Venezia Giulia (68%), Umbria (66,2%) e Abruzzo (65%), mentre sono prossime al raggiungimento Piemonte e Valle d’Aosta, entrambe al 64,5%.

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