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Tutto quello che c’è da sapere riguardo al Terzo Polo

Sai come sono nati Italia Viva e Azione? O come sono organizzati al loro interno? In aiuto, ecco una guida facile per conoscere davvero i partiti di Renzi e Calenda
Carlo Calenda durante la presentazione del suo libro "Orizzonti selvaggi. Capire la paura e ritrovare il coraggio" a Milano, l'11 ottobre 2018.
Carlo Calenda durante la presentazione del suo libro "Orizzonti selvaggi. Capire la paura e ritrovare il coraggio" a Milano, l'11 ottobre 2018. Credit: ANSA/FLAVIO LO SCALZO
Tempo di lettura 10 min lettura
19 settembre 2022 Aggiornato alle 17:30

Capire quale sia l’organizzazione interna più convincente ed efficace per un partito politico non è semplice, ed è indubbiamente anche una questione di genere e di tempo, come dimostrano rispettivamente Italia Viva e Azione, presentati qui insieme in quanto Terzo Polo.

Italia Viva, dalle origini…

«Ho deciso di lasciare il Pd e di costruire insieme ad altri una Casa nuova per fare politica in modo diverso. Dopo sette anni di fuoco amico penso si debba prendere atto che i nostri valori, le nostre idee, i nostri sogni non possono essere tutti i giorni oggetto di litigi interni. La vittoria che abbiamo ottenuto in Parlamento contro il populismo e Salvini è stata importante per salvare l’Italia, ma non basta. Adesso si tratta di costruire una Casa giovane, innovativa, femminista, dove si lancino idee e proposte per l’Italia e per la nostra Europa».

Queste le parole che l’ex sindaco di Firenze, ex segretario del Pd ed ex premier, il più giovane d’Italia, Matteo Renzi ha usato su Facebook nel momento in cui nel 2019 ha dato vita a Italia Viva da una scissione dal Pd.

Di base, Renzi si oppose ai tentativi che il Partito Democratico stava facendo per garantirsi una posizione al governo nonostante i risultati delle elezioni del 2018, dalle quali era nata la coalizione giallo-verde. Pur avendo Luigi di Maio, su richiesta di Renzi, pubblicata sul Corriere una lettera in cui interrompeva i rapporti con Matteo Salvini proprio perché continuassero le trattative con il Pd, Renzi la stessa sera si dichiara contro “i giochi di palazzo” del suo partito e in seguito evidenzia le differenze tra i due partiti.

Nel momento in cui la crisi di governo causata dalla Lega rientra grazie all’accordo tra Movimento 5 Stelle e Pd, Matteo Renzi esce dal partito. Le opinioni sul perché l’abbia fatto sono diverse e rimane in sospeso la domanda sulla premeditazione dell’atto, ma quello che forse è politicamente più interessante è che si tratta della prima scissione che non ha comportato una sottrazione di fiducia alla maggioranza governativa. Infatti, Matteo Renzi dichiara immediatamente non solo che il suo nuovo partito avrebbe sostenuto il governo Conte II, ma anche che non avrebbe presentato candidati per almeno un anno, segnando come primo appuntamento elettorale le politiche del 2023. Altrettanto interessante è il fatto che all’interno di Italia Viva si incontrano parlamentari provenienti dalle fila del Pd, in maggioranza, di Forza Italia, del groppo misto, di LeU e M5S.

A questi si aggiungono i membri del Partito socialista, con il quale Italia Viva si fonde dando origine a Psi-Italia Viva per sottostare alle regole del Senato che prevedono che nuovi gruppi possano essere formati solo dai partiti che hanno partecipato alle precedenti elezioni politiche.

Questo excursus su Italia Viva non può che chiudersi parlando della crisi di governo che ha innescato nel 2021, quando, in segno di preoccupazione riguardo e contrarietà a la gestione dei soldi legati al Pnrr da parte del governo Conte II, i componenti del governo appartenenti a Italia Viva si sono dimessi. Al momento del voto di fiducia al Senato il partito si è astenuto, portando Giuseppe Conte a rassegnare le dimissioni. A questo punto si è formata una larga alleanza, comprendente Italia Viva, a sostegno del governo Draghi.

… a come è organizzato

È stato preso come riferimento lo statuto più recente pubblicato sul sito di Italia Viva, visto che l’unica differenza con quello pubblicato in gazzetta ufficiale il 18 dicembre 2019 è la composizione del comitato nazionale. Originariamente ne facevano parte i presidenti, i capigruppo della Camera e del Senato, i capidelegazione e i capigruppo del parlamento europeo e altri 50 membri (di cui parleremo dettagliatamente più avanti).

Italia Viva è formata da una parte dagli associati, gli iscritti, dall’altra dai simpatizzanti, i sostenitori delle idee del partito di cui rispettano lo statuto. Al cuore del partito vi sono i comitati, con i quali si vuole mirare a essere attivi su tutto il territorio nazionale e nelle comunità di italiani all’estero, che possono nascere su iniziativa di un singolo o per base tematica e a cui possono partecipare sia gli associati che i simpatizzanti.

Data questa natura non regolata, “spontanea” nel documento ufficiale, i comitati non hanno né rappresentanza legale né autonomia patrimoniale. Queste facoltà si ritrovano solo in quei comitati che ne necessitano per l’aumento delle attività e degli iscritti, ma comunque si tratta di organi e finanziamenti autonomi.

Il controllo e il coordinamento dei comitati ricade tra le funzioni dei Coordinamenti territoriali. Questi, in base alla loro articolazione gerarchica (dal livello regionale a quello comunale più il continentale per l’estero), eseguono le indicazioni degli organi superiori, supportano e coordinano associati, simpatizzanti e amministratori del territorio indicando in generale le strategie di indirizzo per le attività da svolgere.

A capo di oggi coordinamento territoriale vi sono due coordinatori di genere diverso, nominati dai Presidenti nazionali e approvati dal copiati nazionale, che rimangono in carica per quattro anni, con possibile estensione. Questi godono di autonomia patrimoniale e gestionale, ma devono rendere conto di ciò che fanno agli associati e al comitato nazionale. Tutti i Coordinatori territoriali hanno diritto di partecipazione e di parola, ma non di voto, nell’Assemblea nazionale.

Quest’ultima si compone dei presidenti nazionali, dei membri del comitato nazionale, degli associati in carica a tutti i livelli, di 150 amministratori locali nominati dai presidenti nazionali, che individuano ulteriori 150 associati ed esponenti della società civile, del tesoriere e degli ex-presidenti del consigli dei ministri. Con diverse modalità, l’assemblea si esprime sulla politica e le azioni del partito.

Questi vengono messi in pratica dal comitato nazionale, presieduto dai presidenti nazionali e composto dagli associati in carica a livello governativo, parlamentare o europarlamentare, 50 membri eletti dall’Assemblea su una lista proposta dai presidenti e in rispetto della divisione 25 maschi e 25 femmine e i membri della cabina di regia. Anche in questo caso, i coordinatori regionali hanno solo il diritto di parola, non di voto. Nei quattro anni di mandato, durante i quali i membri sono rinnovabili, il comitato viene convocato almeno due volte all’anno dal presidente ed ha il ruolo di principale responsabile dell’attività politica online del partito.

I presidenti, come già si intende dal plurale, sono due, il e la presidente nazionale, sono eletti dal congresso e rimangono in carica per 4 anni, con possibilità di rielezione. “Essi convocano e presiedono le riunioni dellAssemblea, del Comitato Nazionale, convocano e presiedono il Congresso e sovrintendono al rapporto tra gli organi di Italia Viva” (art. 10 comma 2). Un presidente viene designato ad avere rappresentanza legale dal comitato nazionale, il che include anche la gestione e l’utilizzo del simbolo.

Tutti gli associati hanno diritto di parola nel congresso, ordinariamente convocato ogni 4 anni dai presidenti, anche in via telematica. Le deliberazioni si approvano a maggioranza semplice e indipendentemente dal numero dei votanti. Particolare è però l’elezione dei presidenti, che avviene sulla scelta di candidature abbinate. Nel loro lavoro vengono aiutati da una cabina di regia, di cui però si sa solo che ha “funzioni esecutive per il funzionamento dell’Associazione”.

E, Azione!

In maniera simile a Matteo Renzi, o quanto meno per la medesima opposizione all’alleanza Pd-M5S, il 21 novembre 2019 Carlo Calenda fonda il partito Azione, a detta sua «un grande Fronte Repubblicano e Democratico capace di ricacciare populisti e sovranisti ai margini del sistema politico».

Tuttavia, i commenti su Renzi non sono certamente positivi: «Forza Italia si sottomette ai sovranisti. Renzi e il Pd ai populisti per non andare alle elezioni per paura di perderle, e così tradiscono i loro valori» e il suo governo «ha espresso un pensiero e un’azione forte, ora chi ne era premier sta tradendo i suoi valori ed è un peccato. Renzi è pienamente nell’alleanza con M5S, vota i provvedimenti e poi dice che si è sbagliato».

L’enciclopedia Treccani lo definisce come “antipopulista e antisovranista, europeista, il partito promuove il pensiero politico liberal-progressista.

Qualunque sia la sua collocazione nello spettro politico, l’evento che gli ha dato maggiore visibilità è stato l’uscita dall’alleanza di centrosinistra a febbraio di quest’anno. Pochi giorni prima aveva trovato un accordo di alleanza, ma ha preso questa «decisone sofferta», citazione sua, a causa della posizione degli altri partiti della coalizione rispetto al governo Draghi e alla costruzione di rigassificatori e inceneritori per combattere il cambiamento climatico.

Un’Azione confusionaria

A un anno dalla sua fondazione, Azione era costituito da un comitato promotore, dal Gruppi d’Azione e uno staff di supporto, che applicasse in una prospettiva nazionale le proposte locali. 43 persone, tra i primi sostenitori del partito, formavano il comitato promotore, che può essere paragonato alla Direzione nazionale del Pd (di cui Calenda faceva parte prima di dimettersi). Un altro parallelismo si può fare tra i Gruppi d‘Azione, i comitati di Italia Viva e i circoli Pd. Similmente a questi ultimi, tra l’altro, esistono gruppi territoriali, legati alle comunità locali, e gruppi tematici, concentrati su un tema specifico, in ogni caso riferito a una città. Questi venivano gestiti da un referente volontario e, in caso di origine spontanea, da un coordinamento provinciale o regionale.

Lasciando aperto un ampio spazio per eventuali errori, c’è un qualcosa di curioso e assai strano nello sviluppo dello statuto di Azione. Sul sito ufficiale alla voce “statuto” si parla di un’approvazione da parte della direzione nazionale di modifiche statutarie risalente al 25 dicembre 2021, ma non pare essere possibile recuperare il documento precedente, né la data in cui questo dovrebbe essere stato approvato. Inoltre, il primo congresso nazionale si è tenuto solo a febbraio di quest’anno, e conseguentemente Carlo Calenda è stato eletto segretario ufficialmente solo otto mesi fa.

Difatti, secondo lo statuto consultabile sul sito, oltre a approvare mozioni politiche e organizzative, il congresso è tenuto a eleggere sia il segretario che l’assemblea,. Il processo di elezione per le due cariche avviene contestualmente e le candidature a segretario vengono presentate in collegamento a liste di candidati a membro dell’assemblea, se riescono a ottenere la sottoscrizione di almeno il 5% degli associali sul totale alla data di convocazione dei congresso.

I seggi in assemblea vengono ripartiti su base regionale tenendo conto di 3 numeri: la popolazione residente, gli iscritti nella regione, e (a partire dal secondo congresso) i voti ricevuti alle ultime elezioni politiche in ciascuna regione. Alla fine del processo si vogliono avere in assembla 300 eletti, a cui si sommano i membri del comitato direttivo, i parlamentari, i consiglieri regionali e i sindaci dei comuni con più di 70.000 abitanti, tutti che rimangano in carica fino al congresso successivo (ovvero per due anni). Le delibere di questo organo riguardano il bilancio, l’elezione del comitato direttivo, del presidente e del tesoriere, l’esclusione degli associati, le modifiche allo statuto, mozioni di sfiducia o di fusione con altre associazioni.

Per attuare queste decisioni dell’Assemblea e raggiungere gli obiettivi stabiliti dal congresso nazionale ci si rivolge al comitato direttivo, formato da 30 membri eletti, un massimo di 6 membri agguati in qualsiasi momento dalla maggioranza del comitato stesso su proposta del segretario, il segretario, il presidente e i suoi vice, il tesoriere e i parlamentari, i consiglieri regionali e i sindaci dei comuni con più di 70.000 abitanti.

Il segretario ha, fino al primo congresso nazionale successivo alla sua elezione, la responsabilità politica ed elettorale del partito che rappresenta anche legalmente. In suo aiuto può nominare non più di 12 membri a costituire la segreteria. Anche il mandato di presidente si conclude con il congresso successivo alla elezione, ma è soggetto, in ogni caso, a un limite temporale di due anni. Il presidente ha un ruolo di rappresentanza istituzionale, presiede le riunione dell’assemblea, convoca il congresso e ha due vice presidenti.

L’organo che controlla che si seguano i regolamenti e risolve le eventuali dispute è il collegio dei probiviri. “Tre membri effettivi e due supplenti eletti dallAssemblea che non rivestono alcuna carica all’interno di Azione” (art 19 comma 1) si possono avvalere di 3 tipi di sanzioni disciplinari: il richiamo scritto, la sospensione da mese a due anni con conseguente decadenza da qualsiasi carica all’interno di Azione o l’esclusione.

Probabilmente, ciò che distingue Azione è come viene definita nello statuto: “Azione unassociazione politica a carattere volontario, è indipendente e non persegue fini di lucro” (Art 3 comma 1).

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