Ambiente

L’Oceano Antartico è sempre più caldo

La grande distesa blu dell’emisfero australe assorbe la maggior parte del riscaldamento globale. Se non riduciamo le emissioni climalteranti le conseguenze saranno disastrose, si legge nella nuova ricerca pubblicata su Nature
Credit: EPA/AUSTRALIAN ANTARCTIC DIVISION/KRISTIN RAW AUSTRALIA AND NEW ZEALAND
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3 novembre 2022 Aggiornato alle 13:00

Nel corso degli ultimi 50 anni i nostri oceani hanno compiuto uno sforzo eccessivo per rallentare il riscaldamento globale, assorbendo circa il 40% delle nostre emissioni di anidride carbonica e oltre il 90% del calore in eccesso intrappolato nell’atmosfera.

Ma alcuni oceani – come riportato in una ricerca pubblicata su Nature – lavorano più di altri, con conseguenze che segneranno le generazioni future.

In particolare, il gruppo di ricercatori ha scoperto che l’Oceano Antartico ha dominato l’assorbimento globale di calore, generando impatti irreversibili per le prossime generazioni: ci vogliono infatti millenni prima che il calore intrappolato nella profondità dell’oceano venga rilasciato nell’atmosfera. E questi cambiamenti, se non riusciamo a fermare le emissioni di anidride carbonica e raggiungere lo zero netto, sono destinati solo a peggiorare.

Perché è così importante, seppur difficile, misurare il riscaldamento degli oceani? Come messo in risalto dagli studiosi, il riscaldamento degli oceani attenua i peggiori impatti dei cambiamenti climatici, ma tutto questo ha un prezzo da pagare.

A causa del calore, il livello del mare sta negli ultimi anni aumentando a causa dello scioglimento dei ghiacciai; in questo modo, gli ecosistemi marini stanno vivendo uno stress da caldo senza precedenti e gli eventi meteorologici estremi stanno diventando sempre più frequenti.

Tuttavia, spiegano i ricercatori, ancora non è chiaro il meccanismo per cui si verifica il riscaldamento degli oceani, e ciò è dovuto a tre fattori.

In primo luogo, i cambiamenti di temperatura che avvengono sulla superficie degli oceani e nell’atmosfera soprastante le acque si seguono da vicino, e questo rende difficile conoscere con precisione dove il calore in eccesso sta penetrando nell’oceano.

Inoltre, non esistono misurazioni che tengano traccia delle temperature su tutto l’oceano, e anzi, ci sono a disposizione scarse osservazioni per quel che riguarda le temperature nelle profondità oceaniche, in località remote intorno all’Antartide e sotto il ghiaccio marino.

Infine, i dati a disposizione non vanno molto a ritroso nel tempo: prima degli anni Novanta – spiegano – dati affidabili a una profondità di oltre 700 metri erano quasi inesistenti.

Dunque, come sono arrivati a questa scoperta i ricercatori? Come essi stessi spiegano, per comprendere le complessità riguardo allo sviluppo del riscaldamento degli oceani è stato elaborato un modello oceanico con condizioni atmosferiche perennemente bloccate negli anni Sessanta, ossia prima di qualsiasi cambiamento climatico significativo causato dall’uomo.

In questo modo, ciascun bacino oceanico è stato sottoposto ai cambiamenti climatici avvenuti nel tempo mentre gli altri venivano trattenuti con le condizioni climatiche degli anni Sessanta. Separati gli effetti del riscaldamento atmosferico da quelli causati dal vento superficiale si è potuto osservare quanto ogni fattore contribuisce al riscaldamento degli oceani.

Ed è proprio grazie a questa modellizzazione che si è potuto osservare che l’Oceano Australe è il più importante assorbitore di calore, nonostante copra soltanto il 15% circa della superficie totale degli oceani. Ma come mai proprio questo oceano assorbe così tanto calore?

Un primo fattore dipende dalla configurazione geografica della regione, caratterizzata da forti venti occidentali che circondano l’Antartide e che esercitano la loro influenza su un oceano che non presenta masse di terraferma. Il che significa che i venti soffiano su un’ampia distanza, portando in superficie masse di acqua fredda in continuazione.

Tali masse di acqua fredda, poi, vengono dirette verso nord, assorbendo prontamente grandi quantità di calore dall’atmosfera più calda, processo che viene inoltre alimentato dalle nostre emissioni di gas serra.

Attraverso questo approccio, dunque, i ricercatori hanno potuto constatare che, tra tutti, l’Oceano Antartico è quello che assorbe di più il calore globale. Ma ciò non significa che gli altri bacini non si stiano riscaldando. Per questo motivo è importante avere consapevolezza di quello che sta accadendo.

Se l’Oceano Antartico continua a rappresentare la stragrande maggioranza dell’assorbimento di calore – concludono – entro il 2100 potremmo vedere il suo contenuto di calore aumentato fino a sette volte più di quanto non lo sia oggi. E questo avrà impatti devastanti in tutto il mondo.

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