Diritti

Elezioni: qualcuno ha detto toto gaffe?

Video anti-rom, spot sessisti, dichiarazioni discutibili e l’invasione di TikTok. Ecco uno speciale su scivoloni e inciampi dei partiti in vista del 25 settembre
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
8 settembre 2022 Aggiornato alle 21:30

Manca poco alle urne e - la cosa non ci stupisce - i vari schieramenti hanno già collezionato una sfilza non indifferente di gaffe. A partire dalla più recente, che ha scatenato un’ondata di polemiche: stiamo parlando del video pubblicato dal capogruppo della Lega nel Quartiere 3 di Firenze, Alessio Di Giulio.

Il consigliere di quartiere si è ripreso accanto a una donna rom: un video rimbalzato ovunque in poche ore, «Il 25 settembre vota Lega» e poi aggiunge, continuando a inquadrarla: «Per non vederla mai più, per non vederla mai più».

La donna, che in un primo momento sorride e saluta in direzione della fotocamera, coglie il tono del filmato e prima che Di Giulio interrompa il video-selfie, risponde: «No, non dire così, non dire così».

Se il coordinatore regionale leghista Mario Lolini si è dimostrato critico, asserendo che «Il tema c’è, ma il metodo è sbagliato - perché - chi ha ruoli istituzionali non può banalizzare», il leader di partito Matteo Salvini si è lasciato andare a un temerario «Io da ministro Interni campi rom li sgombravo facendo rispettare la legge» di fronte alle telecamere di SkyTg24.

Prima che venisse rimosso il video, tra i tanti, anche Selvaggia Lucarelli si è scagliata contro il capogruppo leghista: «Magari la prossima volta dimostri il suo coraggio riprendendo col telefono un uomo, magari il doppio di lui, dicendo le stesse cose. Perché non fanno solo ribrezzo. Sono pure vigliacchi».

Poi c’è il video promozionale di Forza Italia, con il senatore Massimo Mallegni che ci riporta nei fulgidi anni ’50: nello spot una donna è intenta a passare l’aspirapolvere e l’altra a stirare. «Dal 26 di settembre, se saremo al governo, approveremo una legge per dare uno stipendio e una pensione alle nostre mogli e alle nostre mamme», promette Mallegni.

Anche Carlo Calenda non si risparmia qualche scivolone: su Twitter ha suscitato grasse risate la sua reazione a un tweet del profilo anonimo Yoda, @PoliticaPerJedi (sì, proprio come il verdognolo Maestro Jedi di Star Wars) che ironizza sui trend topic della politica.

Un tweet di Yoda, in particolare, riprendendo una dichiarazione di Calenda, riporta una celebre citazione del personaggio di Obi-Wan Kenoby in Guerre Stellari: “Only a Sith deals in absolutes” (“Solo un Sith vive di assoluti”). Alla frecciatina rivoltagli, il leader di Azione risponde apostrofandolo col nome di “Filippo”.

«Filippo: “L’agenda Draghi non può essere al centro dell’alleanza”. “No alla NATO”. “L’agenda Draghi è la nostra bussola”. Dove le ho lette? Chi le ha dette?». Calenda si riferisce, senza esplicitarlo, a Filippo Sensi, parlamentare del PD, noto renziano, che a detta del segretario di Azione amministrerebbe il profilo in incognito.

L’abbaglio di Calenda ha dato materiale per meme e battute sui social e la risposta di Yoda non si è fatta attendere: «Nella campagna elettorale più trash di sempre l’ineffabile @CarloCalenda trova il tempo di attribuirmi l’identità di “Filippo”, riferendola a un noto deputato PD. Vado in tendenza, l’interessato ovviamente smentisce. Calenda vuol fare il Presidente del Consiglio. Ho finito».

Anche Filippo Sensi ovviamente ha negato scherzosamente: «Mi dispiace, no, non sono @PoliticaPerJedi, non conosco @PoliticaPerJedi , sarei curioso di sapere chi sia @PoliticaPerJedi che seguo e leggo».

Non si può non passare in rassegna, a questo punto, il polverone sollevato dalle dichiarazioni di Rachele Scarpa, giovanissima candidata PD a Treviso. Sotto accusa il video del 2021 in cui dice che «Dobbiamo interrompere quel circolo vizioso per cui il lavoro è l’unico mezzo di sostentamento per le persone».

«Me l’aspettavo - ha replicato Scarpa - Ma non mi ci abituo e soprattutto non mi spavento. Penso sia frutto di un doppio standard. A una donna, giovane e progressista viene sempre imposto di dimostrare qualcosa rispetto ad altri. E questo passa anche per attacchi brutali e sistematici. Diciamo che qualcuno sta dedicando anima e corpo a una ricerca micragnosa scandagliando i miei vecchi interventi, tagliandoli, manipolandoli e decontestualizzandoli. Il tutto per incitare alcune bolle social all’insulto libero».

La capolista non è estranea, infatti, a incidenti diplomatici di questo tipo, qualche tempo fa era stata aspramente criticata per le sue posizioni sul conflitto israelo-palestinese: aveva definito lo Stato di Israele un regime di apartheid. Il senatore di Fratelli d’Italia, Giovanbattista Fazzolari aveva parlato di «antisemitismo diffuso nella base giovanili del PD».

Per non parlare, infine, dello sbarco di alcuni leader di partito su TikTok, che si è risolto in un maldestro tentativo di aggiudicarsi una fetta di elettorato, quella dei giovanissimi, presenti sulla piattaforma.

Il 1° settembre Silvio Berlusconi, Matteo Renzi, Giovanni Toti e il profilo ufficiale del PD hanno fatto il loro ingresso in pompa magna sul social network più amato degli under 30. Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Carlo Calenda invece lo utilizzano già da parecchio.

Mentre il cavaliere ottiene numeri da record con oltre 3 milioni di visualizzazioni in poche ore al suo primo video e Renzi ironizza sul meme “First reaction, shock”, il giudizio del sindaco di Milano Beppe Sala è implacabile: «il risultato è penoso» e aggiunge «oltre la dignità umana».

Chissà che i nostri parlamentari non ci riservino altre sorprese da qui al 25 settembre.

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