Ambiente

L’ambiente è ancora una delle Cinque Stelle?

Inizia oggi la nostra Valutazione dei programmi elettorali, per capire quanto il climate change è centrale nell’agenda politica. Partiamo con M5S, dove ci sono tanti superbonus ma poca emergenza climatica
Giuseppe Conte a Volturara Appula, nella provincia di Foggia, il 2 settembre 2022.
Giuseppe Conte a Volturara Appula, nella provincia di Foggia, il 2 settembre 2022. Credit: ANSA/ FRANCO CAUTILLO
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5 settembre 2022 Aggiornato alle 07:00

Il tempo sta per scadere. Serve una svolta subito: questi sono gli anni delle scelte, cruciali, per la sopravvivenza del Pianeta minacciato dalla crisi climatica che abbiamo innescato. Ecco perché - in una Italia che fa parte dell’area mediterranea sempre più soggetta ai devastanti impatti del surriscaldamento - il voto del 25 settembre è fondamentale.

Gli scienziati (anche con una lettera appello) chiedono che la crisi climatica venga dunque messa al primo posto dell’agenda politica. Servono azioni immediate di mitigazione e adattamento, piani per rendere i territori resilienti a siccità, ondate di calore, innalzamento dei livelli del mare.

Decisivo, ricorda la scienza, è quindi ridurre le emissioni di gas serra, andando verso l’azzeramento delle estrazioni di combustibili fossili. E per assicurare un futuro alle nuove generazioni serve una vera transizione energetica ed ecologica, oltre che di economia circolare, e una visione che non sia solo emergenziale ma preventiva.

Quante e quali, di tutte queste esigenze, rientrano nei programmi elettorali dei partiti in vista del voto? La questione climatica e ambientale è centrale? Ci sono impegni precisi e percorribili?

Sono passati ormai oltre 10 anni da quando 3 delle 5 stelle erano tutte incentrate su questioni ecologiche (acqua pubblica, ambiente, mobilità). Tra avventure di governo e nuove guide, come quella di Giuseppe Conte, il Movimento Cinque Stelle per le elezioni del 25 settembre propone un programma riassunto in tredici pagine e intitolato Dalla Parte Giusta, dove le “stelle” relative all’ambiente sono oggi spalmate lungo i vari passaggi del testo.

La “crisi climatica” non viene mai esplicitamente citata nel programma, così come la parola “surriscaldamento”, mentre si parla poco e solo in alcuni stralci della transizione ecologica. Il capitolo dedicato a Dalla parte dell’ambiente è solo a metà testo, dopo i vari punti relativi a tasse, lavoro o pensioni.

Nella visione del Movimento Cinque Stelle ci si limita a parlare di una “società 2000 watt” in cui “tendere a un modello sostenibile di consumo energetico per ridurre le emissioni annue di gas serra”. Sul come farlo poco viene descritto, mentre ci sono vari riferimenti a superbonus per la “stabilizzazione delle agevolazioni edilizie per permettere la pianificazione degli investimenti sugli immobili e continuare a migliorare i livelli di risparmio energetico e di conseguenza risparmiare sulle bollette” e un superbonus energia imprese “basato sulla circolazione dei crediti fiscali, per permettere alle imprese di investire a costo zero nel risparmio energetico e nelle fonti rinnovabili”.

Senza indicare piani, percentuali, date o quote precise per esempio su come ottenere le energie pulite, ma sempre ribadendo la necessità di “sburocratizzare”, M5S propone inoltre il “completamento della carta geologica per mappare il territorio e prevenire i dissesti idrogeologici”, così come per contrastare il caro bollette indica una “revisione del sistema di formazione del prezzo del gas favorendone lo sganciamento dal marcato olandese TTF, caratterizzato da fenomeni speculativi”.

Più chiaro, invece, il passaggio su estrazioni e termovalorizzatori: il Movimento chiede lo “stop a nuove trivellazioni e nuovi inceneritori”.

Tra generici slogan “per l’economia circolare” e la volontà di promuovere “il vuoto a rendere”, il programma sottolinea poi la volontà di uno stop a tecnologie obsolete per i rifiuti promuovendo la “realizzazione di impianti completamente compatibili con le richieste dell’Europa e non inquinanti, finalizzati a migliorare le prestazioni ambientali”.

Limpida poi la necessità, in termini di mobilità sostenibile, di passare a “smart road e utilizzo agevolato dei mezzi ad alimentazione elettrica, a idrogeno e a combustibili alternativi originati da fonti rinnovabili”.

Più che di agricoltura e lotta al fossile, il programma affronta poi la “riduzione delle emissioni dei gas climalteranti” ma passando “attraverso la riconversione del parco auto privato circolante” e in maniera vaga parla di “biglietto unico integrato”.

Come altri partiti, affronta anche l’esigenza di sviluppare “l’economia del mare” riorganizzando il settore marittimo-portuale, ma promette anche di occuparsi delle “agromafie” e di una “legge sull’acqua pubblica”, con investimenti nel settore idrico e completamento degli invasi.

Tra le tecniche indicate nel programma per salvaguardare il bene acqua, il Movimento parla poi di “ricorso alle tecnologie satellitari per l’utilizzo razionale di acqua e fertilizzanti”.

Infine, il programma elettorale precisa il pensiero di istituire un energy recovery fund alimentato “dall’emissione di debito comune europeo, sulla scia del Next generation Eu, per contrastare la pandemia energetica, aiutare famiglie e imprese, investire più massicciamente in fonti rinnovabili”.

Nonostante ci sia un più chiaro “no trivellazioni” a esempio, il M5S poco affronta nei suoi temi in maniera diretta la questione emissioni e decarbonizzazione, senza quasi mai chiari riferimenti all’ “emergenza climatica”, concentrandosi piuttosto su varie formule di superbonus e incentivi. Basteranno?

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