Ambiente

PD: sì alla transizione ecologica. Ma la decarbonizzazione?

Prosegue la nostra Valutazione dei programmi elettorali, per capire quanto il climate change è centrale nell’agenda politica. Oggi è il turno del Partito Democratico
Enrico Letta a Porta a Porta il 31 agosto 2022
Enrico Letta a Porta a Porta il 31 agosto 2022 Credit: ANSA/ANGELO CARCONI
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6 settembre 2022 Aggiornato alle 07:00

Il tempo sta per scadere. Serve una svolta subito: questi sono gli anni delle scelte, cruciali, per la sopravvivenza del Pianeta minacciato dalla crisi climatica che abbiamo innescato. Ecco perché - in una Italia che fa parte dell’area mediterranea sempre più soggetta ai devastanti impatti del surriscaldamento - il voto del 25 settembre è fondamentale.

Gli scienziati (anche con una lettera appello) chiedono che la crisi climatica venga dunque messa al primo posto dell’agenda politica. Servono azioni immediate di mitigazione e adattamento, piani per rendere i territori resilienti a siccità, ondate di calore, innalzamento dei livelli del mare.

Decisivo, ricorda la scienza, è quindi ridurre le emissioni di gas serra, andando verso l’azzeramento delle estrazioni di combustibili fossili. E per assicurare un futuro alle nuove generazioni serve una vera transizione energetica ed ecologica, oltre che di economia circolare, e una visione che non sia solo emergenziale ma preventiva.

Quante e quali, di tutte queste esigenze, rientrano nei programmi elettorali dei partiti in vista del voto? La questione climatica e ambientale è centrale? Ci sono impegni precisi e percorribili?

Nel suo lungo programma elettorale pubblicato online, il Partito Democratico mette lo “sviluppo sostenibile e transizione ecologica” come primo pilastro (dei 3) del Piano Italia 2027.

Nelle 37 pagine del programma il termine “clima” (e tutte le sue accezioni) viene nominato più di 20 volte, stessa cifra per le parole “ecologica” e “ambiente”.

In particolare, il programma Pd mette in risalto alcuni concetti: “La transizione ecologica rappresenta una grandissima occasione per ammodernare l’Italia e reindirizzarne la traiettoria di sviluppo in uno scenario di sostenibilità - si legge e - la sfida della lotta al cambiamento climatico non deve essere combattuta in chiave difensiva. Dobbiamo al contrario avere la forza di operare un cambio di paradigma, per costruire un modello che guardi agli interessi non solo dei singoli attori economici, ma della comunità nel suo complesso, di oggi e delle future generazioni”.

Oltre alle promesse di “agire subito” e di stare in linea con gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni, sostiene la necessità di “fissare obiettivi climatici realistici ma ambiziosi, mettendo in campo strumenti capaci di garantire una transizione socialmente equa e di rafforzare l’innovazione e la competitività della nostra industria”.

Scendendo nel dettaglio della transizione ecologica, il Pd sostiene che “investire subito, da oggi, nell’energia pulita è 3 volte strategico. Primo, perché contrasta il cambiamento climatico abbattendo le emissioni di CO2. Secondo, perché taglia in maniera strutturale il prezzo delle bollette per famiglie e imprese e crea nuovi posti di lavoro. Terzo, perché rafforza la nostra sicurezza nazionale, riducendo la dipendenza dall’importazione di fonti fossili dall’estero” si legge nel testo.

Qui il programma del partito non mette dei paletti e obiettivi precisi (come vorrebbero scienziati e Fridays For Future) sulla immediata decarbonizzazione e abbandono delle fonti fossili (per esempio sui nuovi giacimenti scoperti ecc…), ma sostiene più che altro che “per un domani senza fonti fossili, già oggi gli investimenti devono, il più possibile, concentrarsi sull’energia pulita e non inseguire la discussione sulla costruzione di centrali nucleari”.

Sui rigassificatori, invece, c’è più chiarezza: per il Pd è un sì dato che “il ricorso ai rigassificatori appare necessario, ma a condizione che costituiscano soluzioni-ponte, rimanendo attivi pochi anni, e che possano essere smobilitati ben prima del 2050, per non interrompere la prospettiva della transizione ecologica”.

Come fare a installarli con il benestare dei residenti? Con “l’istituzione di un Fondo Nazionale Compensativo Anti-Nimby, finalizzato proprio alle politiche di compensazione nel dialogo costruttivo con i territori” dice il Partito Democratico.

Scorrendo le pagine del programma si entra poi nel vivo dell’idea di transizione verde del centrosinistra. In primis viene invocata una “riforma fiscale verde” (con revisione degli incentivi per la rigenerazione energetica degli edifici) e soprattutto una “Legge quadro sul clima” e quel piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico al 2050, di cui avremmo bisogno immediatamente e in tempi brevissimi.

Per aumentare la quota di rinnovabili si parla di sviluppo “delle Comunità energetiche, con l’obiettivo di installare 85 GW di rinnovabili in più entro il 2030. Un obiettivo ambizioso ma realistico che porterà, secondo alcune stime, alla creazione di circa 500.000 nuovi posti di lavoro”.

Anche qui, se da una parte si evidenzia l’idea di incrementare le energie pulite, non viene però descritta la dismissione e l’allontanamento dal fossile. Senza parlare, per esempio, di temi che impattano profondamente sulle emissioni (come agricoltura e allevamenti intensivi) o di politica estera di sostegno e finanziamento ai Paesi meno sviluppati che più pagano il conto della crisi climatica, si passa poi all’idea di una “premialità fiscale per le imprese a elevato rating ESG”, mentre in tema trasporti, oltre a promuovere mezzi ibridi, viene citata “la progressiva riduzione dei sussidi dannosi per l’ambiente e l’adeguamento, a parità di gettito delle strutture e delle aliquote della tassazione indiretta, in coerenza con l’European Green Deal e con la disciplina europea armonizzata dell’accisa, nonché del bollo auto, in funzione degli obiettivi di progressivo azzeramento delle emissioni di CO2”.

Importanti i punti di “prevenzione”, dato che il Pd auspica sia “la previsione di adeguate compensazioni per le famiglie e le imprese più vulnerabili” sia “il monitoraggio e la messa in sicurezza delle infrastrutture esistenti” come ponti, viadotti e gallerie “attraverso azioni programmate di manutenzione e adattamento”.

Tra una stoccata alla destra “negazionista sui cambiamenti climatici” e il rilancio dell’idea di coinvolgere pubblico e privato in “un grande Forum nazionale per il lavoro e per il clima”, uno dei punti chiave del programma è far crescere l’occupazione verde.

Infine, a livello di mobilità, il Pd punta ad aumentare le colonnine elettriche (100.000 entro il 2027), porti verdi, i treni, così come la mobilità ciclabile e pedonale pensando anche a un “trasporto pubblico locale gratuito per giovani e anziani”. Non è ancora quel trasporto pubblico gratuito per tutti che invocano le ragazze e i ragazzi dell’onda verde, ma è già qualcosa.

A promesse, sempre che poi vengano mantenute in caso di governo, molto importante è la volontà di introdurre un Piano nazionale per l’acqua, la siccità e il dissesto idrogeologico e di una legge sul consumo di suolo. Molti dei punti necessari per la sfida alla crisi climatica, sono dunque presenti nel programma. In caso di vittoria, staremo a vedere se verranno centrati.

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