Wiki

Che cos’è il cambiamento climatico?

Per poter affrontare la crisi climatica è importante conoscerla a fondo, anche nelle parole. Qui un piccolo aiuto
Credit: Kyle Bushnell/unsplash

Il vocabolario è un volume ormai sempre pronto a nuovi aggiornamenti, soprattutto negli ultimi anni, quando sono stati inseriti inglesismi e termini di uso comune. Ormai le parole cambiano e aumentano sempre di più, anche grazie alle nuove generazioni che portano a una conversazione diversa e più digitalizzata. Ma non sono solo i social o la comunicazione stessa a evolversi con nuovi termini: anche il clima e i fenomeni atmosferici.

Con la crisi climatica che avanza, i fenomeni meteo negativi sono sempre più intensi e frequenti, capaci in poche ore di sconvolgere l’ambiente. Comprendere a fondo i termini tecnici della meteorologia e gli eventi estremi che ci colpiscono può essere utile per prepararci ad affrontarli e a difenderci. Non solo trombe d’aria improvvise, temporali, grandinate e alluvioni, esistono anche altri fenomeni atmosferici che non tutti conoscono, come downburst, virga o bow-echo.

Gli eventi climatici estremi nel 2022

Per le Nazioni Unite il climate change rappresenta le variazioni a lungo termine delle temperature e dei modelli meteorologici. Questi cambiamenti possono avvenire in maniera naturale oppure no. A partire dal XIX secolo infatti le attività umane sono state il fattore principale all’origine dei cambiamenti climatici.

Proprio il 2022 è stato un anno ricco di eventi meteo estremi. Facendo fede agli ultimi dati dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente, se ne sono contati 132, il numero più alto della media annuale dell’ultimo decennio.

Considerando che l’anno non è ancora concluso, il numero di fenomeni estremi verificatisi nel nostro Paese risulta già più alto della media degli ultimi anni. Secondo Legambiente, tra il 2010 e il mese di luglio 2022 in Italia ce ne sono stati 1318, con impatti su 710 comuni italiani.

La maggior parte ha riguardato allagamenti in seguito a piogge intense (516 episodi), trombe d’aria (367), piogge (157), esondazioni fluviali (123). Seguono grandinate (63), siccità prolungata (55), frane (55). La crisi climatica sta sicuramente amplificando l’intensità e frequenza di questo tipo di fenomeni.

Termini vecchi e nuovi per i fenomeni atmosferici

Cambia il clima e cambiano anche i termini dei fenomeni atmosferici e ora non possiamo più accontentarci di sapere ascoltare le previsioni meteorologiche e capire cosa dicono: serve di più. Per capire davvero quello che sta succedendo al clima bisogna parlare la sua stessa lingua e imparare nuovi termini. L’espressione crisi climatica, per esempio sarebbe da usare soprattutto quando ci sono fenomeni eccezionali come le recenti ondate di calore (un vero e proprio campanello d’allarme).

Partiamo dalla base. Per pioggia, a esempio, intendiamo una precipitazione atmosferica che raggiunge il suolo in forma liquida. All’origine la pioggia si forma per l’accrescimento di goccioline d’acqua o di cristalli di ghiaccio all’interno delle nubi. Queste particelle, una volta superato un certo peso, non sono più sostenute dai moti dell’aria e cadono verso il suolo; i cristalli di ghiaccio quando incontrano temperature positive fondono. La precipitazione però può anche evaporare prima di toccare terra e creare così una specie di cortina scura sospesa alla base della nube. Questo fenomeno, detto virga, avviene quando sotto la copertura nuvolosa è presente uno strato d’aria molto secca. La virga però non raggiunge il suolo e quindi non rientra nella categoria delle precipitazioni. La pioggia, soprattutto se è temporalesca, può creare dei danni in quanto può provocare delle inondazioni mettendo in pericolo vite umane.

La neve, invece, è composta da cristalli di ghiaccio formatisi all’interno di una nube a temperatura negativa, quando il vapore acqueo gela direttamente attorno a microscopici nuclei solidi. I cristalli di ghiaccio si aggregano a poco a poco formando le ramificazioni (dendriti) che compongono i fiocchi di neve. Quando i fiocchi sono sufficientemente pesanti cadono al suolo.

La tromba d’aria descrive sia quelle marine sia i vortici d’aria sul terreno. In particolare quelle di terra vengono chiamate tornado, nome di origine spagnola. Questi solo alcuni esempi di alcune delle parole più conosciute riferite al clima, ecco invece quelle che dobbiamo imparare oggi per far fronte ai nuovi eventi climatici.

La parola downburst (tipica statunitense) traduce le forti raffiche di vento da temporale, molto intense, anche sopra i 200 chilometri orari. Dibow-echo invece è una parola molto tecnica che indica una curvatura che si forma quando piove e che presenta bande esterne a forme semicircolari. Una linea temporalesca che porta raffiche di vento molto veloci e piogge intense e che si è verificata, per esempio, a metà agosto scorso, tra Ferrara e Modena, causando gravi danni a case e infrastrutture.

Il termine cumulonembo deriva dal latino e spesso è il segnale dell’arrivo di un temporale. Questo sta a indicare nubi temporalesche a sviluppo verticale, grandi, spesso nere e con fulmini, con una forma a un fungo atomico. Quando il cumulonembo raggiunge la tropopausa, lo strato che separa troposfera da stratosfera, la nube si appiattisce e ne forma un’altra dalla forma di incudine appunto. Una nube in fase matura che può essere associata a fulmini o alle grandinate.

A causa della crisi climatica, però, il termine tecnico oggi è più comune è albedo e cioè quanto una superficie riflette i raggi del sole: più la superficie è chiara, più la componente riflessa è maggiore rispetto a quella assorbita.

Anche la parola derecho potrebbe diventare comune: questo è un fronte temporalesco vasto che dura nel tempo. Si sposta rimanendo sempre intatto e nella fase frontale scatena downburst.

Squall line è invece una linea di più temporali uno accanto all’altro che si sposta. Se si parla invece di parte primordiale del temporale si usa il termine cumulo congesto, e temporale grandinigeno quando arriva la grandine.

Riscaldamento globale e cambiamenti climatici, un rapporto di causa effetto da monitorare

In tema cambiamento climatico un’altra parola correlata e sempre più utilizzata negli ultimi tempi è global warming, o riscaldamento globale, un fenomeno che rende più alte le temperature medie globali per l’aumento delle concentrazioni di gas serra nell’atmosfera, come l’anidride carbonica. Le cause predominanti del riscaldamento globale sono da ricercare come ormai è noto, nell’attività umana per le emissioni nell’atmosfera terrestre di crescenti quantità di gas serra, che hanno generato l’incremento dell’effetto serra e ad altri fattori.

Le conseguenze del riscaldamento globale sono molte e hanno un impatto significativo sull’ecosistema e sulla vita umana. Come a esempio alcuni cambiamenti climatici avvenuti negli ultimi anni, tra questi la riduzione delle riserve di ghiaccio che influisce sui cicli climatici, la perdita di habitat che sta causando la scomparsa di molte specie animali e la frequenza di eventi estremi come inondazioni, siccità e tempeste, che mettono a dura prova le comunità umane. Una delle conseguenze che preoccupa di più è sicuramente l’innalzamento del livello del mare che sta minacciando le coste e le isole, soprattutto in alcune regioni del mondo.

Questa situazione ha portato vari paesi ad adottare delle misure per cercare di limitare questo fenomeno. Le misure correttive immediate sono quelle che ruotano intorno alla riduzione della concentrazione di CO2 nell’atmosfera attraverso alcune azioni. In primis ci sarebbe l’abbattimento dell’uso dei combustibili fossili e l’utilizzo di fonti di energia alternativa o rinnovabile o aumento dell’efficienza energetica. L’altra soluzione è quella del sequestro di CO2 in atmosfera grazie a una maggiore quantità di alberi piantati, oppure con l’uso di appositi filtri industriali e relativo stoccaggio.

L’aumento del riscaldamento globale è confermato anche dagli ultimi dati comparati dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) per il 2022 quando il mondo è stato almeno 1,15°C più caldo rispetto all’età preindustriale e gli ultimi 8 anni sono anche i più caldi di sempre. Con 1,15 gradi sopra la media del periodo 1850-1900, il riscaldamento globale 2022 si piazza al 5° o 6° posto tra gli anni più caldi da quando esistono le rilevazioni scientifiche. Gli ultimi 10 anni, tra il 2013 e il 2022, sono stati 1,14°C più caldi della media della seconda metà dell’800. Se vogliamo guardare all’ Italia, dove il 2022 è stato l’anno più caldo dal 1800 con +1,15°C rispetto al periodo 1991-2020, il riscaldamento globale aumenta in media di 0,39°C per decennio.

Leggi anche
Emergenze
di Alberto Casti 5 min lettura
Cambiamento climatico
di Emanuele Bompan 5 min lettura