Ambiente

Climate change: adattiamoci in fretta o rischiamo tutto

Gli eventi meteo estremi - così come la siccità 2022 - testimoniano sempre più quanto sia necessario investire in opere di adattamento climatico, per evitare migliaia di morti e danni economici
Credit: Roxanne Desgagnés/Unsplas
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2 settembre 2022 Aggiornato alle 06:30

Di anno in anno gli studi scientifici sul cambiamento climatico si fanno più accurati, confermano ipotesi e misurazioni, aumentano la risoluzione dei modelli per descrivere le trasformazioni planetarie generate dalle emissioni fuori scala di gas serra di origine antropica.

Con temperature sempre più alte, la fusione dei ghiacciai è realtà ineludibile.

L’ultimo studio pubblicato sulla scomparsa delle calotte polari attenziona in particolare la Groenlandia, dove la fusione dei ghiacci sarà responsabile entro la fine del secolo di un innalzamento del mare di almeno 27 cm, indipendentemente dal mitigarsi della crisi climatica.

A portare alla luce questa scoperta è un nuovo studio pubblicato a fine agosto sulla rivista scientifica Nature Climate Change.

I ricercatori hanno monitorato la tragica diminuzione dei ghiacci in Groenlandia tra il 2000 e il 2019 e mediante modelli geo-informatici hanno stabilito che un certo grado di fusione della calotta è inevitabile. Questa ultima parola è la novità dello studio: anche se accadesse un miracolo e si fermasse l’uso dei combustibili fossili oggi stesso, in ogni caso i livelli del mare saranno destinati ad aumentare.

Un innalzamento di 27 centimetri può sorridere chi non è esperto.

Ma i geografi e climatologi sanno che questo significa significa impatti disastrosi sul delta del Po, la scomparsa di ampie aree di tante città rivierasche, inclusa la splendida Napoli, costi salatissimi per operatori turistici e proprietarə di case lungo le coste più esposte all’innalzamento.

Ovviamente 27 centimetri saranno sono solo nello scenario più ottimista. La situazione sarà ben peggio, dato che le emissioni continueranno ad aumentare a livello globale, nonostante l’Accordo di Parigi e i tanti sforzi del mondo dell’industria della decarbonizzazione.

Questa notizia indica inevitabilmente un tema fondamentale dello sviluppo economico e strutturale del nostro Paese.

I cambiamenti climatici avranno effetti inevitabili anche nel migliore degli scenari (che non si verificherà).

Dunque è fondamentale, agire per adattarsi agli effetti inevitabili, anche i più gravi.

La siccità 2022 ci ha dato un assaggio con temperature elevate e precipitazioni ridotte, spingendo nel panico numerose regioni a causa della siccità.

I temporali di fine stagione estiva hanno riaperto la ferita della gestione dei downburst, gli acquazzoni fuori scala che rischiano di devastare e distruggere a ogni occorrenza.

Ora arriva la conferma che molte spiagge e coste dovranno essere messe in sicurezza per evitare il graduale innalzamento dei livelli del mare nei prossimi decenni.

La parola chiave è adattamento.

L’Italia ha un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici fin dal 2017.

Venne redatto quattro governi fa, sotto l’allora ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti. «Insieme ai ricercatori dell’Ispra e del centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici ci ponemmo subito un perimetro su cui lavorare», racconta Galletti a Repubblica.

«Che poi sono gli obiettivi ancora oggi del Piano: contenere la vulnerabilità dei sistemi naturali, sociali ed economici dovuti ai cambiamenti climatici; incrementare la capacità di adattamento sui territori attraverso le infrastrutture e servizi; migliorare lo sfruttamento delle opportunità e garantire il coordinamento delle azioni a diversi livelli. Il Piano, proprio perché legato al clima, doveva rimanere aperto, in grado di adattarsi nel tempo. Alla fine, l’abbiamo voluto sottoporre a una consultazione pubblica online per capire quale fosse la percezione degli italiani e recepire le osservazioni dei cittadini portatori di interessi specifici economici. Era ottobre 2017».

Durante il Ministero di Sergio Costa non succede niente, anche se il ministro aveva spergiurato di voler riprendere in mano alla questione.

Durante il dicastero Cingolani il nulla assoluto (e ci si chiede in fondo cosa abbia davvero fatto il fisico, già riproposto preventivamente da FdI per la guida del Ministero della Transizione Ecologica). Sono passati quasi cinque anni e tutto tace, nonostante climatologi, addetti ai lavori e attivisti si sbraccino da allora

Tutto tace anche sul fronte politico.

Se si va a vedere nei programmi dei partiti politici che si candidano al governo del Paese si parla poco di misure a lungo termine di questo tipo, che sono fondamentali e andrebbero argomentati con arguzia per farne comprendere la centralità della stabilità di medio termine.

Anche i sindaci latitano: sono pochissimi piani di adattamento ai cambiamenti climatici adottati a livello locale.

In prima fila c’è Bologna che dal 2015 si è dotata dello strumento, poi Milano, seguita dal piano di resilienza di Torino (che però non tutti giudicano sufficiente). Mentre su tante altre città è il nulla. Se già è difficile attuare i piani, viste le perennemente scarse risorse economiche, l’assenza del piano in sé è cosa oscena.

Nel 2010 dovetti cambiare la tesi di dottorato che volevo impostare sui piani di mitigazione e adattamento delle città ai cambiamenti climatici poiché la letteratura era completamente inesistente e quindi mancava il materiale stesso per la ricerca. Oggi le organizzazioni internazionali, come Iclei, hanno sviluppato delle linee guide per la redazione di questi piani, la letteratura scientifica è abbondante e facilmente reperibile, non mancano grandi iniziative portate avanti da organizzazioni come C40. Niente scuse, insomma.

Serve dare priorità alle opere di adattamento climatico, per evitare migliaia di morti legate a eventi estremi e i danni economici delle trasformazioni strutturali e pubblicare infine il Piano Nazionale di Adattamento ai cambiamenti climatici.

Queste azioni avrebbero dovuto esserci in tutti i programmi dei partiti, eppure manca ancora vera attenzione sul tema, soprattutto nell’alleanza di destra. Chiunque non ne capisca l’importanza non è all’altezza di governare questo paese. Il rischio è che i fenomeni climatici accelerino ulteriormente e inaspettatamente, visto le difficoltà globali a ridurre le emissioni climalteranti. Tempo di adattarsi, o rischiare tutto.

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