Futuro

Scoperto l’interruttore della paura

Uno studio condotto dal Salk Institute negli Stati Uniti ha rivelato la molecola che raggruppa le minacce percepite dai nostri cinque sensi. Per mandare un “alert” all’amigdala
In verde la regione del talamo e in rosso la regione del tronco encefalico che inviano segnali all’amigdala
In verde la regione del talamo e in rosso la regione del tronco encefalico che inviano segnali all’amigdala Credit: Salk Institute
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
19 agosto 2022 Aggiornato alle 09:00

Quando ci sentiamo minacciati una molecola chiamata Cgrp, nome in codice del neuropeptide correlato al gene della calcitonina, entra nella chat di gruppo dei nostri cinque sensi amministrata dal cervello per recapitare un messaggio: paura.

A scoprirlo è uno studio condotto da un team di ricercatori del Salk Institute for Biological Studies, in California, che ha analizzato la risposta neuronale dei topi a minacce costruite in laboratorio per poi determinare il percorso seguito dagli stimoli utilizzando proteine fluorescenti (Gfp) di diversi colori.

Durante il processo il neuropeptide consente ai neuroni presenti in due aree separate del cervello di raggruppare stimoli sensoriali minacciosi in un segnale unificato, etichettarlo come negativo e trasmetterlo all’amigdala, che traduce il segnale in paura.

La ricerca, pubblicata su Cell Reports, potrebbe portare a nuove terapie per i disturbi legati alla paura come il disturbo da stress post-traumatico (Ptsd) o i disturbi di ipersensibilità come autismo, emicrania e fibromialgia.

«Il percorso cerebrale che abbiamo scoperto funziona come un sistema di allarme centrale», afferma l’autore dello studio Sung Han, che spiega come «i neuroni Cgrp sono attivati ​​dagli stimoli sensoriali negativi provenienti da tutti e cinque i sensi: vista, udito, gusto, olfatto e tatto». La maggior parte delle minacce esterne coinvolgono segnali multisensoriali, come il calore, il fumo e l’odore di un incendio.

Ricerche precedenti avevano dimostrato che percorsi diversi trasmettono in modo indipendente segnali di minaccia a più aree del cervello, e che l’amigdala, responsabile delle risposte comportamentali e della memoria della paura, riceve un forte input da regioni del cervello cariche di Cgrp.

«Sulla base di questi due gruppi di ricerca abbiamo proposto che i neuroni Cgrp, diffusi soprattutto nelle sottoregioni del talamo e del tronco encefalico, trasmettano informazioni sulla minaccia multisensoriale all’amigdala», spiega Shijia Liu, autrice della ricerca. «Questi circuiti possono sia generare adeguate risposte comportamentali sia aiutare a formare ricordi avversi relativi ai segnali di minaccia».

Ora i ricercatori cercheranno di capire come utilizzare questa scoperta per trattare altre patologie. «I farmaci che bloccano il Cgrp sono stati usati per trattare l’emicrania, afferma l’autore Sukjae Joshua Kang, quindi spero che il nostro studio ci permetta di utilizzare questo tipo di farmaco per alleviare i ricordi di minaccia nel Ptsd o nell’ipersensibilità sensoriale dell’autismo».

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