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L’accordo russo-ucraino sul grano entra in funzione

Con la partenza dal porto di Odessa della prima nave cargo, carica di 26.000 tonnellate di mais, iniziano ad alleviarsi le tensioni che hanno portato i prezzi delle materie prime a ulteriori rialzi da inizio febbraio
Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan
Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan Credit: EPA/SEDAT SUNA
Tempo di lettura 3 min lettura
3 agosto 2022 Aggiornato alle 09:00

Dopo mesi di guerra e blocco navale nel sud dell’Ucraina, è riuscita a prendere il mare la prima nave cargo partita dal porto di Odessa carica di 26.000 tonnellate di mais.

Il mercantile è diretto alla città di Tripoli, in Libano, e rappresenta il primo passo dell’accordo internazionale stipulato verso fine luglio per agevolare l’esportazione dei cereali ucraini bloccati dal conflitto in corso.

Il ministro ucraino delle infrastrutture Oleksandr Kubrakov ha salutato con soddisfazione l’inizio delle operazioni navali: «Grazie al supporto di tutte le nostre nazioni partner e le Nazioni Unite siamo stati in grado di implementare pienamente l’accordo siglato a Istanbul. Per noi è importante essere uno dei garanti della sicurezza alimentare globale».

L’accordo è stato il passo fondamentale e necessario per alleviare le estreme tensioni che hanno portato i prezzi delle materie prime a ulteriori rialzi dall’inizio febbraio, con gravissimo impatto su i Paesi più poveri in Asia e in Africa.

L’Ucraina e la Russia infatti sono fra i primi produttori ed esportatori di cereali al mondo e secondo l’Onu la sola Ucraina è esportatrice del 10% di grano a livello globale. Con lo scoppio della guerra più di 20 milioni di tonnellate di cereali, incluse 6 milioni di tonnellate di grano, sono rimaste nei depositi ucraini, impossibilitati a esportare la merce attraverso i porti sul Mar Nero.

Appena 2 milioni di tonnellate al mese sono state trasportate all’estero via terra attraverso la Polonia o i porti romeni, con enormi costi aggiuntivi e problemi logistici.

Data la gravità della situazione, si sono progressivamente intensificati gli sforzi diplomatici per una soluzione fra le parti in causa coadiuvati dalla Turchia e dalle Nazioni Unite, che hanno permesso la stipula di un accordo, dalla durata di 120 giorni rinnovabili, che prevede il transito delle navi cargo senza essere bersaglio delle forze armate russe, evitando le mine ucraine e venendo controllate dalle autorità turche per impedire qualsiasi traffico di armi.

Inoltre, in maniera parallela, verrà agevolato il commercio russo delle materie prime sospendendo diverse sanzioni occidentali.

In merito alla ultima questione il ministro della difesa russo Sergej Šojgu ha dichiarato che la soluzione raggiunta «lavora chiaramente anche a favore dell’export di prodotti agricoli e fertilizzanti dai porti russi».

Salvo attacchi militari o una rottura dell’accordo nelle prossime settimane altri 16 mercantili dovrebbero salpare da Odessa, portando un concreto aiuto soprattutto al Corno d’Africa, regione che sta affrontando al momento gravi carestie causate dall’incrocio di molteplici problematiche fra cui siccità, pandemia, l’invasione delle locuste e gli scombussolamenti geopolitici.

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