Culture

Se il teatro incontra la natura

Cosa succede quando una cava dismessa, circondata dai boschi, si unisce all’arte e alla cultura? Nasce Tones Teatro Natura, un teatro di pietra che punta alla sostenibilità
Stagione 2021 di “Tones on the Stones”
Stagione 2021 di “Tones on the Stones” Credit: Marco Benedetto Cerini
Tempo di lettura 6 min lettura
23 luglio 2022 Aggiornato alle 11:00

Tones Teatro Natura è una “perla” unica da vivere, per riscoprire il rapporto tra persone e natura, e come la cultura possa veicolare determinati valori. E così - come ha spiegato a La Svolta la direttrice artistica Maddalena Calderoni, soprano e già sensibile all’argomento - da una cava dismessa, è nato un teatro di pietra.

Com’è entrata a contatto con questa cava Roncino a Oira di Crevoladossola?

Abbiamo circuitato per tanti anni in cavee attive (il festival “Tones on the Stones” nasce nel 2007, ndr) per cui abbiamo sviluppato una determinata competenza nel realizzare spettacoli in questi spazi. Con la crescita del festival, abbiamo sentito la necessità di avere maggior tempo per svolgere i nostri progetti e ci siamo resi conto come, da un lato, le imprese dovessero fermare le attività produttive per molti giorni per poterci ospitare e questo stava complicando un po’ il tutto.

Con la pandemia abbiamo riflettuto molto e, proprio in quel periodo, vedendo diverse cavee dismesse presenti nel nostro territorio, è nata l’idea di provare a realizzare uno spazio permanente che potesse accogliere le nostre attività. Durante la ricerca ho trovato questo spazio davvero interessante perché immerso in un contesto naturale molto piacevole, bello: è una cava circondata dai boschi. Va detto che da parte anche della proprietà c’è stata la disponibilità di compiere un certo tipo di percorso, nel 2021 l’abbiamo acquisita impegnandoci nell’effettuare la riqualificazione ambientale, ci siamo assunti questo onere presentando un progetto di realizzazione di un teatro.

Cosa avete dovuto fare?

È necessario che ci sia una coerenza nei volumi, rispettando tutta una serie di legislazioni morfologiche e geologiche e in questo ci hanno supportato dei consulenti. Questo processo è stato compreso anche dalla regione Piemonte ed è stato semplice, in quanto tutto ciò che solitamente deve essere nascosto, con riqualificazione ambientale, per noi diventava un valore, trasformandolo qualcosa di scenografico. Per quanto ci riguarda l’intervento non è stato così imponente perché la cavea era già un teatro.

«Un grande ecosistema che mette al centro la cultura e la sostenibilità come motore per lo sviluppo economico e sociale di un territorio montano di grande bellezza»: potreste diventare un esempio di “buona pratica”. Come si trasforma, pensando alle piccole azioni quotidiane, l’idea di sostenibilità ai fini della cultura?

Sostenibilità è un termine che, in questo momento, è molto abusato. Ritengo che sia un concetto che debba entrare a far parte di ciascuno di noi nella vita di tutti i giorni. Quando si realizzano spettacoli dal vivo bisogna averlo ben a mente come concetto/valore in quanto lo spettacolo dal vivo prevede centinaia o migliaia di persone presenti in un luogo, di conseguenza c’è un impatto, che va monitorato, gestito e bisogna attivare delle pratiche affinché sia il più basso possibile.

Per quanto riguarda Tones Teatro Natura abbiamo compiuto delle scelte strategiche anche in merito all’infrastruttura per far sì che fosse il più possibile rispettosa nei confronti dell’ambiente. La cultura è un processo per comunicare specifici valori.

Volendo restituire senso al termine sostenibilità….

Non bisogna sempre aspettarsi che sia qualcun altro a compiere delle cose, ma ognuno deve assumersi la propria responsabilità. Noi, per esempio, abbiamo messo a disposizione un distributore di acqua e gli spettatori possono venire con la propria borraccia; lavoriamo su servizi navetta, realizziamo gli eventi utilizzando dell’energia certificata green proveniente da rinnovabili, stiamo lavorando sul nostro impianto di fornitura, abbiamo utilizzato materiali per le nostre infrastrutture con fornitori a loro volta certificati, lavoriamo pochissimo con scenografie monouso e simili.

A ciò si aggiunge ovviamente la questione della creazione artistica: gli artisti hanno il potere di comunicare in maniera estremamente veloce concetti complessi e profondi.

L’anno spartiacque 2020, il primo del covid, in cui vi siete posti queste domande e lo avete vissuto in una dimensione un po’ più intima… a lei, da artista, oltre che da acquisitrice di questo spazio, cosa ha fatto scattare ulteriormente?

Sentiamo una grande energia dentro di noi nel voler far sì che le nuove generazioni si trovino in una situazione non drammatica, che possano vivere in posto bellissimo. Noto che le cose stanno diventando sempre più complicate da questo punto di vista. Abbiamo voluto realizzare uno spazio che fosse proprio a favore delle nuove generazioni. Offrire opportunità, visioni, stimoli affinché gli adulti smettano di perpetuare determinati atteggiamenti e che, invece, i giovani possano trovare sempre più forza per dettare le nuove regole di una convivenza più positiva sia sul piano sociale che nei confronti del pianeta.

Secondo lei esiste effettivamente questa sensibilità?

Sì, riconosco nei ragazzi molta più consapevolezza che negli adulti - sappiamo benissimo che sono i bambini a insegnare ai genitori a realizzare la differenziata.

Da soprano, qual è l’emozione che avverte nel sentire la sua voce in questo ambiente che fa da cassa di risonanza?

C’è una bellissima acustica. Da tanti mesi lavoro per questo momento: essere impegnata anche come artista nella produzione The Witches Seed (un’opera rock firmata dal musicista e fondatore dei Police Stewart Copeland, coi brani di Chrissie Hynde dei Pretenders che si aggiungono alle sue composizioni. Presentata in anteprima mondiale 22 e 23 luglio, ndr) e cantare con colleghi straordinari (Irene Grandi nel ruolo della protagonista, ndr) in un progetto artistico stimolante e importante, ovviamente mi riempie di gioia.

Subito dopo si svolgerà Nextones (dal 26 al 31 luglio) e poi ancora Campo Base (festival dedicato al rapporto tra esseri umani e natura e alla cultura della montagna, dal 2 al 4 settembre). Da cosa si fa indirizzare per creare una stagione di questo tipo?

Dobbiamo trovare anche la nostra strada. In questo momento stiamo proponendo attività diverse tra loro e quindi è tutta una sperimentazione. Vediamo cosa riserva il futuro. Abbiamo pensato a progetti legati ai giovani, altri al benessere, c’è il festival Campo Base. Dopo la pandemia è tutto da riconquistare, ahimè credo che alcune persone non torneranno più a teatro e tanti che non frequentavano prima alcuni spazi vanno intercettati. Tones Teatro Natura è una location molto ibrida, ampia, all’aperto appunto per cui è molto versatile.

Potrebbe approfondire in merito alla proposta “benessere”?

Sappiamo che ci sono degli strascichi importanti in tal senso dovuti alla pandemia. Bisogna ritrovare il proprio posto rispetto alla natura, al nostro spazio; ma anche nei confronti degli altri, un senso nel fare parte di una comunità. Esistono molte pratiche, tra cui quelle teatrali, che possono aiutare ed essendo Tones Teatro Natura uno spazio che consente facilmente di ritrovare uno stato emotivo positivo, abbiamo pensato di sviluppare anche questo filone. Lo abbiamo già sperimentato l’ anno scorso e quest’anno, dall’8 all’11 agosto, riproponiamo il workshop con Gabriele Vacis.

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