Ambiente

Nel Tamigi c’è un’isola di fazzolettini

La Wet Wipe Island, grande quanto due campi da tennis, ha cominciato a formarsi cinque anni fa. Ora, però, a causa sua il fiume inglese sta cambiando il suo corso
Credit: Profilo LinkedIn di Thames21
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23 luglio 2022 Aggiornato alle 20:00

Siamo a Londra, nel quartiere di Hammersmith, e qui è nata un’isola di fazzolettini e salviette così grande da deviare il corso del fiume Tamigi: la Wet Wipe Island, appunto “isola di salviettine umidificate”.

Ha una grandezza pari a quella di due campi da tennis, una profondità maggiore di un metro e una storia recente: ha iniziato a formarsi cinque anni fa, raggiungendo quindi una dimensione così vasta in un tempo davvero brevissimo. L’organizzazione no profit Thames21 ha stimato che la concentrazione di salviette si aggiri oggi tra le 50 e le 200 per metro quadro e nel settembre 2021 i volontari erano riusciti a contare in due giorni più di 27.500 salviette gettate e finite in un breve tratto del fiume (vicino al Battersea Bridge).

Ma come ci arrivano nel Tamigi? È semplice. Dopo essere utilizzate, le salviettine vengono gettate nei servizi igienici e poi scaricate, finendo nelle tubature delle fogne che, ostruendosi, riversano le acque e i rifiuti nel fiume. Contenendo microplastiche, lo scioglimento dei fazzolettini è praticamente impossibile nel breve termine e questo determina l’accumulo dei rifiuti e la loro sedimentazione.

Anna Boyles, responsabile di Thames Water, la più grande società di servizi per l’acqua del Regno Unito, ha dichiarato: «Sappiamo che molte famiglie amano la comodità delle salviettine umidificate, ma la maggior parte sono realizzate in plastica e possono richiedere secoli per biodegradarsi. È come buttare giù un sacchetto di plastica nel gabinetto».

Un gesto abituale, che pensiamo non possa provocare danno alcuno, oggi ha dato vita a una nuova isola di spazzatura e sta cambiando il corso del fiume più importante di Londra, già dichiarato “biologicamente morto” nel 1957 proprio a causa dell’inquinamento.

Azzerare il problema appare, a questo punto, un miraggio lontano. Ma arginarlo è ancora una speranza a cui aggrapparsi: la sottosegretaria all’ambiente, Rebecca Pow, ha lanciato un appello per smettere di gettare le salviettine nei water, mentre il parlamentare laburista Fleur Anderson pensa a un provvedimento più d’impatto: mettere al bando la vendita di salviette che contengano plastica, praticamente la quasi totalità di quelle attualmente in commercio.

Thames21, dal canto suo, chiede a gran voce che venga stilata una regolamentazione chiara sullo smaltimento di questi rifiuti per togliere ogni dubbio ai consumatori. Per quanto si possa puntare il dito contro chi, per negligenza o ignoranza, non smaltisce in modo adeguato questi rifiuti speciali, bisogna ammettere che non è mai particolare preoccupazione del produttore riportare istruzioni specifiche. «Stiamo lavorando per influenzare i produttori a etichettare correttamente i loro prodotti», fanno sapere dall’associazione benefica a tutela dei corsi d’acqua di Londra.

Il Tamigi sta cambiando il suo corso. Ora tocca a noi pensare a un cambio di rotta per non andare incontro al punto di non ritorno.

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