Ambiente

Una coperta termica per il ponte di Londra

Il Regno Unito brucia sotto il sole. Un’emergenza climatica mai vista prima, che costringe a ricoprire di stagnola l’Hammersmith Bridge, il ponte più importante della capitale
Credit: Jane Bain
Tempo di lettura 4 min lettura
20 luglio 2022 Aggiornato alle 15:30

Nel Regno Unito è allarme rosso per un’ondata di caldo mai vista prima. I termometri delle città registrano ogni giorno un nuovo record di temperature e, per la prima volta nella storia, sono stati superati i 40°C. Mentre l’Agenzia per la sicurezza sanitaria ha elevato lo stato di allerta al livello 4 (il massimo raggiungibile) e Downing Street ha convocato Cobra (il comitato del governo per le emergenze), sembra essersi fatto largo tra le strade un «Si salvi chi può!».

La gente non esce nelle ore più calde della giornata e le raccomandazioni assumono un tono allarmistico che deve intimorire: questa volta non si scherza e i rischi sono troppo elevati per prendere la situazione sottogamba. Così quelli di mantenersi idratati, consumare frutta, evitare l’esposizione al sole, non sono più consigli che scorrono tra i servizi del telegiornale, ma quasi obblighi per sopravvivere a un clima impazzito che sta rendendo il Regno Unito un inferno bollente.

I treni hanno quasi smesso di viaggiare perché i binari si stanno sciogliendo sotto il sole rovente. Il calore scottante del giorno ha costretto allo spargimento di sabbia tra le strade per evitare che l’asfalto faccia la stessa fine del burro in una padella con la fiamma che brucia. E l’Hammersmith Bridge, uno dei ponti più importanti di Londra, è stato ricoperto di carta stagnola.

L’antico ponte (vecchio 135 anni e incluso nel 2008 nelle opere aventi speciale valore architettonico e/o storico) non può resistere alle temperature record che stanno infuocando Londra e deve essere mantenuto al fresco per evitare danni strutturali che potrebbero causarne il cedimento. Per questo motivo, un gruppo di ingegneri sta lavorando 24 ore su 24 per evitarne la chiusura, già avvenuta nell’agosto del 2020 durante un’altra ondata di caldo. In quell’occasione si verificò un allargamento di alcune microfratture nei piedistalli in ghisa della struttura che ha portato all’avvio di importanti lavori di restauro del ponte.

Questa volta il caldo è ancora più torrido e i rischi di cedimento sono aumentati notevolmente: «nell’ambito dei lavori, il rivestimento in ghisa è stato smantellato, lasciando le catene esposte al sole» ha dichiarato, infatti, un portavoce del consiglio. A oggi, grazie a un sistema pionieristico di controllo della temperatura da £ 420.000 (già avviato dopo la chiusura del 2020), le catene del ponte, ancorate al letto del fiume, sono regolamentate per essere mantenute sotto i 13°C in estate. Ma le temperature record degli ultimi giorni potrebbero causare il superamento del limite imposto e portare le catene a 18°C.

Questo significherebbe un concreto rischio di cedimento e, di conseguenza, una chiusura completa del ponte per motivi di sicurezza. «Mentre affrontiamo l’attuale caldo estremo, stiamo anche proponendo soluzioni innovative per mantenere la temperatura entro la soglia», ha dichiarato Sebastian Springer, l’ingegnere che sta guidando il progetto.

Così, gli ingegneri hanno messo in atto un ulteriore pacchetto di misure all’interno del sistema già brevettato: durante la notte verrà azionato un sistema di raffreddamento notturno e, fino alla fine dell’emergenza da bollino rosso, le catene del ponte avranno una copertura formata da enormi fogli di alluminio per riflettere i raggi del sole e impedire l’assorbimento di calore.

Nel 2020, la prima forte ondata di calore che ha costretto alla chiusura del ponte. Nel 2022, l’idea di giganteschi fogli di stagnola per contrastare il calore pungente. Un clima ribelle che ci presenta il conto di decenni di menefreghismo e allarmi sottovalutati. Forse ora il tempo è scaduto davvero, ma siamo ancora troppo impegnati a rattoppare quei buchi da noi stessi creati, con toppe che, però, lasceranno sempre il tempo che trovano. Il problema è alla base: è un emergenza climatica e ambientale senza precedenti di cui noi fingiamo ancora di non accorgerci.

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