Futuro

Il furgoncino hippie è elettrico

Ce lo ricordiamo sgangherato e allegro, ma ora il mitico Bulli sta per arrivare sul mercato elettrico. Così la Volkswagen intende riscattare la sua immagine dopo lo scandalo delle auto diesel
La nuova versione del VW bus, the Buzz. Illustrazione di Klaus Kremmerz
La nuova versione del VW bus, the Buzz. Illustrazione di Klaus Kremmerz Credit: newyorker.com
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
20 luglio 2022 Aggiornato alle 17:00

Negli anni ’70 era il mezzo di trasporto preferito dagli hippie per attraversare l’Europa o gli Stati Uniti coast to coast. L’iconico pulmino della Volkswagen, il Bulli T1 e T2, con la carrozzeria bicolore e 5 finestrini per lato, piacque subito ai figli dei fiori per il suo aspetto decisamente controtendenza rispetto ai soliti pick-up americani.

Un furgoncino dal design gradevole, ma lentissimo, con solo 20 cavalli, in grado di raggiungere al massimo 90 km/h. Era nato in realtà 20 anni prima, intorno agli anni ’50, in un mercato che chiedeva mezzi che coniugassero l’agilità nelle manovre su strade urbane e la capacità di carico.

Quest’anno, dopo una lunga attesa, la casa tedesca inaugura un nuovo modello della vettura. Si è fatta aspettare parecchio (quasi 20 anni e 3 concept car diversi): la compagnia ha continuato ad annunciare il suo arrivo per diverso tempo, senza mai mandarlo in porto. Stavolta, però, è tutto vero: gli appassionati e i nostalgici possono cominciare a mettere da parte i risparmi.

Il mitico Transporter si converte all’elettrico e si chiamerà ID. BUZZ. Quell’ID sta per Intelligent Design: oltre a essere a emissioni zero, sarà psichedelico e sarà disponibile in colori e tonalità insoliti che, come scrive il New Yorker, ricordano quelli dei gusti dei ghiaccioli, dal verde lime, al giallo limone.

Sarà in vendita in Europa questo autunno e sarà disponibile negli Stati Uniti nel 2024: la Volkswagen ne sta realizzando uno più grande per il mercato statunitense, con tre file di sedili invece di due.

Su Twitter c’è chi fa il conto alla rovescia per l’uscita del modello e chi fa fatica a contenere il proprio entusiasmo (la maggioranza), ma anche chi invece si domanda quanto ci sarà dello storico Bulli nel nuovo prototipo ultra tecnologico. Il prezzo sicuramente no: il vecchio modello piuttosto abbordabile sul piano economico, si vede sostituito da un prototipo tutt’altro che accessibile.

Il fascino dell’originale Transporter risiedeva forse e soprattutto nei dettagli più scomodi, come il cambio robusto e duro da manovrare, il volante piatto ed enorme, i tergicristalli che pulivano poco e niente. «Se questo è il futuro - ha postato un utente sulla pagina Facebook di VW Bus Junkies - preferirei vivere nel passato ».

A ben vedere il restyling del Bulli è una scelta calibrata. La Volkswagen deteneva un vero e proprio monopolio dell’industria dei veicoli diesel con le sue auto e camion con “diesel pulito” fino a quando, nel 2015, ha ammesso di aver manomesso i software su oltre 10 milioni di veicoli per aggirare i test sulle emissioni.

Lo scandalo ha portato la società al collasso, culminato con le dimissioni di Martin Winterkorn, allora amministratore delegato del gruppo VW, mentre un altro dirigente della VW è stato condannato al carcere da un tribunale americano. Lo scorso maggio, la compagnia di Wolfsburg ha accettato di pagare quasi duecentocinquanta milioni di dollari per risolvere i reclami presentati in Inghilterra e Galles.

Insomma, la casa di produzione tedesca si augura che il leggendario pulmino sia il primo di una flotta di veicoli elettrici con cui riscattarsi dal passato non proprio immacolato.

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