Ambiente

Le supercar accelerano sull’elettrico

Dopo l’intesa dei ministri Ue sullo stop ai motori a combustione nel 2035, la Motor Valley e il comparto automobilistico del lusso si preparano a schierare nuovi bolidi elettrici
Credit: Ron McClenny/unsplash
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 6 min lettura
30 giugno 2022 Aggiornato alle 21:00

La fumata bianca è arrivata nelle ore più buie. Nella notte del 29 giugno, il Consiglio dei ministri Ue dell’Ambiente ha annunciato di aver raggiunto l’intesa sull’agognato pacchetto di misure per il clima “Fit for 55”.

Una volta approvato in via definitiva, il regolamento comporterà la riduzione del 100% delle emissioni di Co2 per auto e furgoni nuovi raggiunto il traguardo del 2035, quindi lo stop all’immatricolazione di vetture a benzina e diesel per quella data.

Con una tappa intermedia: «Nel 2026 la Commissione valuterà i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni del 100% e la necessità di riesaminare tali obiettivi tenendo conto degli sviluppi tecnologici, anche per quanto riguarda le tecnologie ibride plug-in e l’importanza di una transizione praticabile e socialmente equa verso emissioni zero», si legge in una nota.

Al vaglio anche biocarburanti e carburanti sintetici. «La schiacciante maggioranza dei costruttori in Europa e nel mondo ha già fatto la sua scelta in questo senso e quella dei carburanti sintetici non sembra una possibilità realistica per via dei costi proibitivi - ha dichiarato il vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans, ma - se i costruttori da qui al 2026 pensano di poter dimostrare di raggiungere certi obiettivi, lo prenderemo in considerazione con mente aperta».

Semaforo verde anche al cosiddetto “emendamento Ferrari”, che comporta una proroga dell’esenzione dagli obblighi di CO2 concessa ai produttori con un parco auto inferiore a 10.000 veicoli l’anno.

Proprio il comparto delle auto di lusso dovrà affrontare una delle sfide più attraenti per il settore. «Una minaccia esistenziale», la definisce il New York Times, secondo cui marchi iconici quali Ferrari, Lamborghini e Maserati «stanno lottando su come progettare auto sportive elettriche che ispireranno la stessa passione e avranno gli stessi prezzi». Alcune grandi case automobilistiche, però, hanno già iniziato a scaldare i moto…le batterie.

Al Capital Markets Day che si è tenuto il 16 giugno, l’azienda di Maranello ha tracciato la rotta verso la sua progressiva elettrificazione, che entro il 2026 la porterà ad avere un’offerta coperta al 60% da ibrido ed elettrico, con l’obiettivo di raggiungere l’80% entro il 2030.

Come anticipato a maggio dal presidente John Elkann nel corso dell’assemblea degli azionisti della holding Exor, la prima auto al 100% elettrica del Cavallino rampante debutterà nel 2025. Il modello full electric verrà prodotto e assemblato nel nuovo impianto e-building ancora in costruzione, e l’azienda assicura che sarà «una vera Ferrari».

«I moduli della batteria, realizzati artigianalmente, saranno integrati nel telaio delle vetture in un processo che mira a ridurre il peso del veicolo, ad aumentare le prestazioni e a creare un’esperienza di guida unica», si legge nel comunicato stampa diffuso dall’azienda. Entro il 2030, inoltre, Ferrari punta a ridurre del 50% le emissioni delle vetture e del 30% le emissioni relative al processo di approvvigionamento della catena di fornitura, in particolare l’estrazione delle materie prime e la produzione delle componenti.

«Continueremo a far leva sui nostri vantaggi competitivi: unicità e leadership tecnologica, intraprendendo al contempo delle azioni per raggiungere la neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2030», ha dichiarato l’amministratore delegato di Ferrari Benedetto Vigna. Da Maranello, però, ci tengono a far sapere che «il fine ciclo vita dei veicoli non viene preso in considerazione perché una Ferrari è per sempre».

Gli altri marchi non sono rimasti a guardare. Alcuni si sono mossi in anticipo, come Porsche che ha presentato l’elettrica Taycan già nel 2018. Tesla, che ha aperto la strada all’elettrico, ha fatto slittare al 2023 l’uscita della supercar Roadster, presentata come «l’auto più veloce al mondo» e già disponibile in prenotazione. Per lo stesso anno, anche Maserati scaglierà la sua Folgore, mentre la britannica Aston Martin, come Ferrari, lanceranno la loro prima vettura elettrica nel 2025.

Anche Lamborghini, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe rilasciare l’elettrica Revuelto per la stessa data, ma altre fonti sostengono che ci vorrà la fine del decennio. «Ho sempre detto che non è importante arrivare per primi, ma solo quando i tempi sono maturi. Un cambio di questo tipo deve andare di pari passo con la maturità delle persone», ha dichiarato l’amministratore delegato di Lamborghini Stephan Winkelmann.

«Oggi le generazioni che hanno dai 30 ai 40 anni ci chiedono un prodotto sostenibile - ha aggiunto - ma a una condizione: chiedono che il comportamento della vettura sia all’altezza e resti invariato in quanto a prestazioni e a capacità di emozionare».

Oltre alla sfida lanciata a ingegneri e designer che dovranno tenere conto di come ridistribuire peso e componenti del veicolo orfano di motore, l’elettrico potrebbe costringere i bolidi più prestanti a rinunciare a un elemento che li caratterizza prima ancora dell’estetica: il rombo del motore. «La mistica delle supercar italiane è profondamente intrecciata con il suono e la potenza dei motori a combustione interna», afferma il Times.

«Il suono è una risorsa importante per questi veicoli - sostiene l’amministratore delegato di Switch Mobility Andy Palmer - l’auto sportiva come la conosciamo continuerà a esistere se non è possibile distinguerla in base al suono?».

Fuori dalla Motor Valley, però, le domande all’ordine del giorno sono altre. Secondo quanto dichiarato al Corriere da Marco Stella, presidente della filiera automotive di Confindustria Emilia Centro e vice Presidente di Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), col nuovo regolamento l’Italia rischierebbe 70.000 posti di lavoro.

«Sappiamo da tempo che una transizione ecologica è necessaria e che si è puntato molto sull’elettrificazione - aggiunge Stella - ma avevamo chiesto che si tenesse aperta almeno una concessione del 10% a biocarburanti, idrogeno, ibrido. Non credo sia utile puntare su un’unica tecnologia».

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