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Carbon neutrality: cos’è la neutralità carbonica e come si può raggiungere?

Secondo l’Ipcc si raggiunge quando “le emissioni antropogeniche di gas serra sono compensate da una pari quantità di emissioni ridotte, evitate o sequestrate all’interno di un determinato orizzonte temporale”
Credit: Anna Shvets
Tempo di lettura 8 min lettura
1 dicembre 2022 Aggiornato alle 09:00

I gravi impatti che il cambiamento climatico sta avendo sul pianeta sono ormai sotto gli occhi di tutti. Le conseguenze di questa situazione sono molteplici: siccità, alte temperature, inondazioni e frane, l’aumento del livello del mare, l’acidificazione degli oceani e la perdita di biodiversità. Queste per citare solo quelle meteorologiche, senza considerare poi quelle sociali ed economiche.

L’Intergovernmental Panel for Climate Change (IPCC), Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, suggerisce per questo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi e raggiungere la neutralità delle emissioni di carbonio, la famosa Carbon neutrality, entro la metà del 21° secolo. Raggiungere la neutralità climatica è una delle maggiori sfide in questo momento per il mondo ed è anche l’obiettivo stabilito nell’Accordo di Parigi sul clima firmato da 195 Paesi.

Carbon neutral” nel 2006 è stata la parola dell’anno del New Oxford American Dictionary e da allora si è diffusa in tutto il mondo. Secondo l’IPCC la carbon neutrality si raggiunge quando “le emissioni antropogeniche di gas serra sono compensate da una pari quantità di emissioni ridotte, evitate o sequestrate all’interno di un determinato orizzonte temporale”. Quindi, la neutralità del carbonio coincide con il raggiungimento di emissioni nette di gas serra pari a zero, bilanciandole in modo tale che siano uguali, o inferiori, alle emissioni rimosse tramite l’assorbimento naturale del pianeta. Per definizione quindi carbon neutrality indica l’equilibrio tra l’emissione di carbonio e l’assorbimento delle emissioni dai pozzi di carbonio naturali.

Per capire cosa si intende per carbon neutrality è necessario una piccola spiegazione tecnica, che parte dal capire che cosa significa zero emissioni nette e quindi il raggiungimento di un equilibrio tra le emissioni e l’assorbimento di carbonio. Quando si rimuove anidride carbonica dall’atmosfera si parla di sequestro o immobilizzazione del carbonio; per far questo l’emissione dei gas a effetto serra (GHG) dovrà essere controbilanciata dall’assorbimento delle emissioni di carbonio. Entrano in scena ora i pozzi di assorbimento dei sistemi fatti per assorbire maggiori quantità di carbonio rispetto a quelle emesse. I principali pozzi di assorbimento naturali sono rappresentati dal suolo, dalle foreste e dagli oceani. Secondo le stime, i pozzi naturali rimuovono tra i 9.5 e gli 11 Gt di CO2 all’anno. Oggi però nessun pozzo di assorbimento artificiale è in grado di rimuovere la giusta quantità di carbonio dall’atmosfera, che sia utile a combattere il riscaldamento globale. In più il carbonio conservato nei pozzi naturali viene rilasciato nell’atmosfera attraverso gli incendi, i cambiamenti nell’uso del terreno o i disboscamenti. Per raggiungere la carbon neutrality quindi è fondamentale ridurre le emissioni di carbonio.

Per compensare le emissioni di carbonio e raggiungere la carbon neutrality si può compensare le emissioni prodotte in un settore riducendole in un altro grazie alle energie rinnovabili, all’efficienza energetica o altre tecnologie pulite e anche con la delocalizzazione della CO2.

Dalla COP21 e con l’adozione dell’Accordo di Parigi sul clima, un numero crescente di nazioni, ma anche di organizzazioni pubbliche e imprese private, si sono impegnate per contrastare concretamente i cambiamenti climatici e per perseguire l’obiettivo comune della Climate Neutrality, prerequisito fondamentale per stabilizzare le temperature globali. La Climate Neutrality rappresenta la condizione in cui le emissioni antropogeniche di tutti i gas a effetto serra (GHG) nell’atmosfera generate da un’azienda durante un dato periodo di tempo, riescono a essere bilanciate da pari compensazioni, rimozioni o assorbimenti.

Le Strategie di Carbon e Climate Neutrality vanno quindi intese come delle tappe verso il raggiungimento dell’obiettivo finale il Net Zero Emissions, ovvero l’eliminazione totale delle emissioni nette di gas serra prodotte dall’uomo, lungo tutta la filiera produttiva di un’azienda entro il 2050. Se non si raggiunge questo, la concentrazione di CO2 nell’atmosfera continuerà a salire, rendendo impossibile il contrasto al riscaldamento globale.

Come si diventa carbon neutral

Assodato che oggi uno degli obiettivi principali di un’impresa raggiungere la Carbon Neutrality, bisogna far capire alle stesse per farlo e come si diventa carbon neutral. Primo passo è quello di compensare tutte le emissioni di gas serra emesse dall’azienda e non solo anche da una specifica linea di prodotto.

Per far questo è necessario misurare la Carbon Footprint e quindi l’impatto dell’azienda o di una linea di prodotti dell’azienda in termini di emissioni di CO2. La Carbon Footprint può essere calcolata misurando le emissioni dirette e indirette dell’azienda in tre ambiti: con emissioni dirette da fonti o sorgenti all’interno dei confini organizzativi posseduti o controllati dall’azienda, che possono essere stazionarie come le caldaie a esempio, o mobili come i veicoli. Ci sono poi le emissioni indirette correlate alla combustione di combustibili associate alla produzione dell’energia finale. Vi sono infine altre emissioni indirette che si verificano nella Value Chain dell’azienda e sono le più difficili da controllare e di solito rappresentano la quota maggiore delle emissioni di un’azienda (produzione delle materie prime acquistate, viaggi d’affari, spostamenti casa-lavoro, gestione rifiuti, fasi di utilizzo e fine vita dei prodotti, ecc).

Per ricevere la certificazione carbon neutral il principale riferimento normativo è la specifica inglese PAS 2060, che detta una serie di misure e requisiti che i soggetti devono rispettare per dimostrare tale neutralità carbonica. In particolare per le aziende deve esserci un “Carbon Management Plan” che contenga riferimenti a una strategia di riduzione delle emissioni e di compensazione delle quote residue tramite crediti di carbonio, uno strumento finanziario che rappresenta la riduzione o la rimozione di una tonnellata di CO2 equivalente dall’atmosfera. Questi crediti a loro volta devono rispettare determinati criteri di qualità (addizionalità, no double counting, permanenza, ecc), verificati da una parte terza indipendente.

Azienda carbon neutral, quali i vantaggi?

Oggi non esiste ancora un regolamento che obblighi le aziende a ridurre, azzerare o compensare le proprie emissioni di gas serra. Quindi chi decide di diventare un’azienda carbon neutral, investe volontariamente risorse finanziarie soprattutto per il mercato. I consumatori, infatti tendono a orientare i loro acquisti verso quelle aziende che dichiarano di perseguire i valori legati alla sostenibilità. Quindi molte aziende carbon neutral lo sono diventate principalmente per acquisire un posizionamento più competitivo sul mercato, per raggiungere nuove fasce di consumatori, quindi per vendere di più.

I principali vantaggi nell’essere un’azienda carbon neutral, sono legati all’innovazione della proposta per ottenere un vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti con un importante ritorno di immagine; costruire un posizionamento sul mercato come azienda leader sui temi della sostenibilità; fornire un contributo attivo alla riduzione delle emissioni dei propri clienti; contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU; aumentare l’attrattività e l’engagement nei confronti dell’azienda da parte degli investitori, dei clienti, dei partner, dei dipendenti e realizzare un premium price sui prodotti/servizi venduti, e quindi anche un ritorno economico.

Carbon neutrality 2050

Per riuscire a contenere il riscaldamento globale entro la soglia di 1,5° abbiamo visto quanto sia essenziale il traguardo delle emissioni zero entro la metà del ventunesimo secolo. Questo obiettivo è contenuto nell’Accordo di Parigi firmato da 195 paesi. In questo Accordo l’articolo 4 recita: “Per conseguire l’obiettivo a lungo termine relativo alla temperatura […], le Parti mirano a raggiungere il picco mondiale di emissioni di gas a effetto serra al più presto possibile […] e a intraprendere rapide riduzioni in seguito, in linea con le migliori conoscenze scientifiche a disposizione, così da raggiungere un equilibrio tra le fonti di emissioni e gli assorbimenti antropogenici di gas a effetto serra nella seconda metà del secolo.”

A dicembre 2019 la Commissione europea ha presentato il piano per rendere l’Europa climaticamente neutrale entro il 2050, il Green deal europeo. Questo obiettivo sarà raggiunto attraverso la legge europea sul clima che inserisce la neutralità climatica nella legislazione vincolante comunitaria. Nella legge europea sul clima, l’Unione Europea si impegna a raggiungere il traguardo della neutralità carbonica, le cosiddette “emissioni zero” entro il 2050.

Il Parlamento europeo ha approvato il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, ma anche una riduzione delle emissioni del 60% entro il 2030. Si richiede ai singoli stati membri di divenire climaticamente neutrali, così che dopo il 2050 la CO2 rimossa dall’atmosfera sarà maggiore che quella prodotta. Inoltre, tutti i sussidi diretti o indiretti per i combustibili fossili dovranno essere eliminati al massimo entro il 2025. Nell’aprile 2021, si è raggiunto l’obbligo per l’UE di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, ed è stato istituito anche un comitato consultivo scientifico europeo indipendente sui cambiamenti climatici, per valutare la qualità degli interventi messi in campo e monitorare i progressi fatti dai Paesi.

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