Ambiente

Finlandia: primo Paese carbon neutral?

Entro il 2035 e con 20 anni di anticipo rispetto al resto dell’Unione Europea, lo Stato scandinavo intende raggiungere l’obiettivo zero emissioni e assorbire più CO2 di quanto ne produce
Credit: Tuomas Uusheimo
Tempo di lettura 4 min lettura
17 agosto 2022 Aggiornato alle 17:00

La Finlandia ha uno dei programmi più ambiziosi del mondo in termini ambientali: vuole raggiungere la carbon neutrality entro il 2035 e la carbon negativity entro la decade successiva.

Cosa significa? Che il Paese dovrà essere in grado, con 20 anni di anticipo rispetto al resto dell’Unione europea (che ha fissato l’obiettivo della neutralità per il 2050), di raggiungere le zero emissioni prima e di assorbire più CO2 di quanto ne venga prodotta e immessa nell’atmosfera poi.

Già nel 2015 la Svezia si era lanciata in un’ambizione di tale portata, ora la Finlandia ha aperto una sfida: in palio il primato di primo Paese al mondo carbon neutral.

L’idea della Finlandia è quella di ridurre e eliminare le emissioni di CO2 lavorando su agricoltura e allevamento e intervenendo su trasporti e produzione di energia, attraverso l’abbandono di combustibili fossili a favore di fonti rinnovabili: un progetto assai ambizioso, ma non impossibile e, anzi, realizzabile secondo la ministra dell’Ambiente finlandese Emma Kari, che ritiene che i presupposti per il successo finlandese ci siano tutti.

In realtà l’ottimismo è forse un po’troppo, perché la strada che ha da percorrere la Finlandia per tagliare il traguardo è ancora molta e il tempo per farlo molto poco.

Il Paese, infatti, ha due centrali elettriche ancora da convertire, nelle città circolano ancora tante auto a benzina o diesel e mancano le agevolazioni per acquistare vetture elettriche, mentre sulle energie rinnovabili è ancora troppo indietro rispetto ad altri Paesi europei.

Nemmeno le vaste aree boschive finlandesi, che coprono il 75% del territorio, pare possano essere il primo punto a favore del Paese per il raggiungimento del suo obiettivo: migliaia di alberi sono stati tagliati nell’ultimo anno per produrre carta e legname da rivendere e nell’arco di pochi mesi ci si è ritrovati a fare i conti con il disboscamento di ampie aree.

Una situazione paradossale per un Paese che punta alla carbon neutrality se si pensa che nel 2021, secondo Finland Statistics, a causa del disboscamento i livelli di CO2 assorbiti dagli alberi sono stati inferiori a quelli che sono stati emessi.

Oggi, quindi, la Finlandia si trova a dover fare con urgenza marcia indietro e ripristinare in primis il fattore boschivo, per poi lavorare su tutti gli altri fattori per raggiungere la neutralità carbonica entro 13 anni.

Nonostante tutti questi punti a sfavore, già da diversi mesi la Finlandia ha comunque iniziato a muovere i primi passi prendendo piccoli provvedimenti per non mandare in fumo i suoi piani carbon neutral: ad Helsinki, per esempio, non vengono più serviti piatti a base di carne durante seminari e convegni, con l’obiettivo di ridurre la cosiddetta carbon foodprint, ossia l’emissione di gas serra provocata dalla presenza di allevamenti.

Restando sul piano alimentare, si raccomanda un uso più responsabile di caffè, tè e banane, mentre il latte d’avena è sostituito a quello vaccino e gli snack non sono più serviti in contenitori usa e getta.

Sul piano energetico, invece, il 14 luglio è stata data la prima concessione per un impianto eolico flottante nel Golfo di Botnia, mentre sei reattori nucleari divisi in tre centrali (di cui l’ultimo dovrebbe entrare in funzione a dicembre) dovrebbero garantire il 36% del fabbisogno energetico nazionale.

La strada è ancora lunga, ma da qualche parte bisogna partire. E la Finlandia sta muovendo i primi passi verso la giusta direzione, mentre il resto del mondo resta a guardare e, forse, a giudicare un obiettivo sì ambizioso, ma non impossibile per chi ha preso consapevolezza di un’emergenza ambientale che non può risolversi da sola.

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