Qualcuno ci sta rubando le email
La rivista Wired del 13 di maggio pubblica i risultati, per molti aspetti sorprendenti, di una recentissima ricerca denominata “Leaky forms” fatta congiuntamente della Università di Losanna, e quelle di Radbound e di Kueluven.
La ricerca effettuata dalle tre Università su 100.000 siti selezionati in base al traffico evidenzia come circa 3.000 siti registrano la email del visitatore prima che abbia dato il consenso e/o abbia inviato il form.
In alcuni casi anche le password sono state registrate prima di ottenere il consenso. Quindi, nonostante legislazioni europee (ma anche americane e cinesi) che impongono regole chiare per ottenere dati dai visitatori, la ricerca evidenzia palesi violazioni, che difficilmente sono da imputare a problemi tecnologici o disattenzione.
Il valore economico per le aziende proprietarie di siti web è enorme: gli investimenti nell’advertising online hanno raggiunto nel 2021 quasi i 500 miliardi di dollari: il digital advertising è largamente l’investimento prioritario. Pesa il 63% sul totale degli investimenti in pubblicità e in forte crescita anno su anno.
Quindi vediamo due fenomeni contrapposti: da una parte l’interesse economico crescente degli editori di siti web a raccogliere dati e email dei propri visitatori; dall’altra, legislazioni come il GDPR sempre più stringenti che vietano pratiche e tecnologie che permettono acquisizione di dati privati senza consenso esplicito dell’interessato.
Ma un’altra prospettiva ci può venire dai numeri dei siti web e dalla concentrazione dei fatturati.
Attualmente ci sono circa 1,7 miliardi di siti ma circa solo 200 milioni sono attivi (circa il 15%) . I primi dieci siti (Google, Facebook, Amazon, Alibaba, Twitter etc ) per traffico raccolgono il 75% dei 500 miliardi di dollari: una concentrazione di fatturati senza precedenti nella storia della economia moderna. Ai 200 milioni di siti attivi (meno i dieci … ) non resta che dividersi 25% rimanente.
La conclusione è contro intuitiva: sembrerebbe che la normativa sulla protezione dei dati abbia avuto un impatto sul piccolo numero di siti web che hanno molto traffico, fatturano molto, e sono soggetti a forti controlli degli utenti e delle istituzioni, nonché a potenziali sanzioni rilevanti economiche e reputazionali.
L’ universo in espansione (ogni giorno ci sono 250.000 nuovi siti) di siti web che ha poco traffico e piccoli fatturati si adegua, con fatica, alla normativa.