Diritti

Dove la stampa è libera. E dove no

Oggi è la Giornata internazionale della libertà di stampa. Dall’inizio dell’anno sono 24 i giornalisti uccisi nel mondo e 365 i detenuti, dice Reporter Senza Frontiere
Credit: Thomas Hawk
Tempo di lettura 5 min lettura
3 maggio 2022 Aggiornato alle 07:00

Libertà, freedom, liberté, svoboda, libertad, liberdade, freiheit…

A guardare i numeri della ONG Reporter Senza Frontiere (Reporters Sans Frontières) ci sarebbe ben poco da festeggiare oggi, in occasione della Giornata Internazionale della Libertà di Stampa: 24 giornalisti uccisi dall’inizio dell’anno (6 in Ucraina) e 365 detenuti. Per un’unica motivazione: aver usato la propria penna per raccontare e denunciare storie scomode senza fermarsi davanti alla censura, alle leggi contro la libertà di stampa introdotte da governi sempre più dittatoriali.

I numeri in Europa

Non va meglio sfogliando l’ultimo rapportoDefending Press Freedom in Times of Tension and Conflict” appena pubblicato dal Consiglio d’Europa e redatto da 15 associazioni che gestiscono la piattaforma internazionale per la protezione dei giornalisti. Nel 2021 in Europa sono morti nell’esercizio delle loro funzioni 6 giornalisti (3 di loro sono stati assassinati), “sempre più soggetti ad attacchi fisici”, come si legge nel report.

Un aumento, quello degli attacchi, del 51% nel corso del 2021, avvenuti durante manifestazioni o proteste contro le misure prese per il covid, segnale di quanto anche la copertura di eventi del genere sia diventato pericoloso. E poi le minacce alla libertà di stampa sul continente europeo che sono aumentate del 41% nel 2021 rispetto all’anno precedente – quelle attribuite allo Stato o ai suoi funzionari hanno riguardato il 47% dei casi riportati sulla piattaforma nel 2021.

La situazione nel mondo

Secondo l’analisi di Reporter senza Frontiere relativa al 2021, nell’anno passato nel 73% dei Paesi la situazione relativa alla salute dell’informazione era tutt’altro che positiva: sui 180 Paesi monitorati dall’organizzazione non governativa internazionale, solo 12 potevano vantare un ambiente favorevole allo svolgimento del lavoro giornalistico mentre circa il 73% presentava una situazione il più delle volte problematica.

Per il quinto anno consecutivo è prima la Norvegia, seguita da Finlandia, Svezia e Danimarca.

Maglia nera Turkmenistan, Corea del Nord ed Eritrea, dove la stretta sull’informazione è ormai dilagante e si va verso un totale controllo dei sistemi mediatici.

La libertà di stampa in Italia

Per il secondo anno consecutivo, l’Italia era al 41° posto con circa 20 giornalisti sotto scorta a causa di minacce di morte ricevute e attacchi subiti, soprattutto da organizzazioni criminali e reti mafiose. Registrato un incremento del livello di violenza soprattutto nella città di Roma, nel Lazio e nelle regioni del Sud. Aggressioni avvenute svolgendo il proprio lavoro durante manifestazioni, politiche e contro le misure anti covid durante le quali i giornalisti sono stati presi di mira da gruppi di negazionisti.

A rilevarlo anche l’Osservatorio non governativo Ossigeno per l’Informazione che ha individuato 301 operatori dell’informazione (giornalisti, blogger, fotoreporter, video cronisti) colpiti da minacce e intimidazioni nel 2021. La metà delle intimidazioni (48%) sono state realizzate con querele pretestuose, un quarto (25%) con avvertimenti, il 16% con aggressioni fisiche, il 10% con iniziative non perseguibili che hanno ostacolato arbitrariamente e in modo discriminatorio l’accesso alle informazioni, l’1% con danneggiamenti.

Il 24% dei minacciati è rappresentato da donne. Su 301 casi totali, 69 hanno riguardato operatori dell’informazione impegnati a seguire la pandemia e le manifestazioni contro l’introduzione del green pass o del vaccino.

Perché il 3 maggio

Una giornata, quella del 3 maggio, proclamata nel 1993 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dietro raccomandazione della Conferenza Generale dell’UNESCO per ricordare il seminario che promuoveva l’indipendenza e il pluralismo della stampa africana (Promoting an Independent and Pluralistic African Press) tenutosi dal 29 aprile al 3 maggio del 1991 a Windhoek, in Namibia.

Un incontro che portò alla redazione della Dichiarazione di Windhoek, affermazione dei principi in difesa della libertà di stampa, del pluralismo e dell’indipendenza dei media come elementi fondamentali per la difesa della democrazia e il rispetto dei diritti umani. Un richiamo all’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo che stabilisce che “ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione, tale diritto include la libertà di opinione senza interferenze e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza frontiere”, e un modo per ricordare, ogni 3 maggio, l’importanza di celebrare la Giornata internazionale per la libertà di stampa.

Dopo due anni di eventi online a causa delle misure anti covid-19, tanti quelli organizzati quest’anno, sia in Italia che all’estero: a Milano, appuntamento con il Movimento Mezzopieno che insieme a enti e associazioni del mondo dei media e della comunicazione, ha organizzato la seconda edizione della Giornata Nazionale dell’Informazione Costruttiva per riflettere sull’importanza dei principi in difesa della libertà di parola e il diritto all’informazione, del pluralismo e dell’indipendenza dei media. A Cuneo, il giornalista Mauro Delgrosso presenterà i dati aggiornati di Ossigeno per l’Informazione sui numeri e la situazione delle intimidazioni subite dai giornalisti in Italia.

Leggi anche
esteri
di Maria Michela D'Alessandro 4 min lettura
repressione
di Maria Michela D'Alessandro 3 min lettura