Ambiente

Inizia il quarto round dei negoziati sulla plastica: è tempo di decidere

In Canada oltre 190 Paesi dovranno scegliere se il Trattato globale sull’inquinamento da plastica includerà norme vincolanti per gli Stati, per frenare la produzione e la dispersione di rifiuti, oppure se a prevalere saranno gli interessi dei produttori di polimeri e petrolio
Credit: Freepik  

Tempo di lettura 5 min lettura
23 aprile 2024 Aggiornato alle 16:00

Dopo quasi dieci anni di dibattito e ricerca delle soluzioni, ora si fa sul serio: si tratta per un trattato globale contro l’inquinamento da plastica.

Il problema è stato ricordato per l’ennesima volta anche durante l’ultima Giornata della Terra: il mondo è pieno di questo materiale, inquinante se finisce in ambiente, capace ormai attraverso le microplastiche di arrivare sino agli organi umani e di sconvolgere la vita di centinaia se non migliaia di specie.

Si stima che ogni anno nel mondo vengano prodotte 460 milioni di tonnellate di plastica di cui circa il 60% è usa e getta.

Quella che riusciamo in generale a riciclare davvero è intorno al 10%.

Nei mari la plastica monouso rappresenta ormai il 70% dei rifiuti plastici e l’impatto di questi prodotti, complessissimi da degradare, è destinato a farsi sentire per secoli.

Ecco perché il quarto negoziato, dopo quelli di Nairobi, che inizia oggi a Ottawa in Canada sul Trattato globale sull’inquinamento da plastica (dal 23 al 29 aprile) è fondamentale.

Un summit in cui trovare una strada comune, seppur fra posizioni differenti, per arginare la dispersione (e la produzione di plastica vergine) di un materiale nocivo per i nostri ecosistemi. Ce lo chiede la natura, ce lo chiedono i cittadini.

Un recente sondaggio realizzato da Ipsos per il Wwf, su un campione di 24.000 persone il 32 Paesi fra cui l’Italia, indica come l’85% degli intervistati ritenga necessario il divieto di plastica monouso, strada che concretamente praticamente la sola Europa sta tentando di intraprendere.

La grande differenza fra le posizioni dei vari Paesi è sulla parola e la questione “vincolante”.

Una buona parte, tra cui Stati oggi meno sviluppati, chiede regole ambiziose e appunto “vincolanti”, una minoranza invece non vuole sentir parlare di obblighi.

I cicli dei negoziati rimasti a disposizione per trovare una quadra sono ancora due e in questo il Wwf, una delle associazioni che sta seguendo più da vicino i negoziati, chiede ai governi di “dare priorità al divieto globale di quei prodotti in plastica dannosi e non necessari; a definire requisiti a livello di prodotto che portino a una riduzione nella produzione e a un incremento nei livelli di riciclo e riutilizzo dei prodotti in plastica e a mettere in atto meccanismi finanziari”.

Se davvero si vuole ottenere un trattato che sia vincolante e indiscutibile entro la fine dell’anno, così da poter iniziare subito un percorso virtuoso necessario ad arginare l’inquinamento da plastica, dalla tornata di Ottawa dovranno uscire dunque risultati concreti.

Quattromila delegati, ma anche osservatori, lobbisti, associazioni e altri, parteciperanno al quarto round del Comitato intergovernativo di negoziazione (INC-4) e dovranno accordarsi in nome di 193 Paesi su una questione estremamente divisiva, a partire dall’obbiettivo finale. Una parte di Paesi vorrebbe che questo trattato sia “lo strumento per porre fine all’inquinamento da plastica, anche nell’ambiente marino”, l’altra lo indica come necessario “per proteggere la salute umana e l’ambiente dagli effetti negativi dell’inquinamento da plastica, anche nell’ambiente marino”, diciture simili ma comunque ancora oggetto di discussione. Di fatto, dopo gli incontri in Uruguay, Francia e Kenya, ancora una visione unica non è stata trovata.

A frenare su vincoli e divieti sono ovviamente i Paesi produttori di petrolio e polimeri (come Arabia Saudita, Russia, Iran, Cina) che chiedono un accordo sulla “gestione” e puntano sul riciclo dei rifiuti con la possibilità che i singoli Stati stabiliscano i propri obiettivi; dall’altra invece una sessantina di Paesi (guidati da Ruanda e Norvegia e riuniti nella High Ambition Coalition) chiedono una netta riduzione della produzione globale di polimeri e dei rifiuti plastici.

“Nonostante l’ampio sostegno a favore di un trattato globale vincolante - racconta il Wwf - i governi hanno dovuto far fronte a continue resistenze da parte di un piccolo gruppo di Stati interessati a proteggere il profitto piuttosto che le persone e il pianeta”, freno che ostacola le trattative anche se “la maggioranza è favorevole a regole globali ambiziose e giuridicamente vincolanti per tutto il ciclo di vita della plastica”.

Regole, quelle richieste dalla maggioranza delle nazioni e soprattutto da quelle a basso e medio reddito che hanno costi ambientali, sociali ed economici della plastica otto volte più alti - che hanno urgenza di essere applicate: ogni giorno è come se duemila camion di rifiuti pieni di plastica scaricassero il loro contenuto nei mari e i fiumi del mondo.

Ecco perché “ora che mancano solo due tornate di negoziati ciò che i governi decideranno alla fine della settimana di trattative a Ottawa potrebbe far fallire il trattato”, un atto che “non possiamo permetterci”.

«L’INC-4 rappresenta il momento cruciale per questo Trattato e dobbiamo guadagnare molto terreno in un periodo di tempo piuttosto breve. I governi devono pertanto trovare urgentemente un accordo sulle quelle misure globali che avranno il maggiore impatto sull’inquinamento da plastica. Per non tradire la fiducia che i cittadini e noi tutti riponiamo nei loro confronti devono trasformare questa ambizione in realtà», ha ricordato Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità del Wwf Italia.

Leggi anche
Inquinamento
di Valeria Barbi 4 min lettura
Raccolta differenziata
di Redazione 2 min lettura