Ambiente

L’albergo diffuso contro la “disneyficazione” dei borghi

Nato come progetto abitativo sostenibile e alternativo al classico hotel, oggi viene celebrato anche dalla stampa estera. In Italia se ne contano già 150: valorizzano i piccoli paesini tramite recuperi edilizi rispettosi delle antiche strutture e favoriscono l’economia locale. L’apripista a Sauris, in Friuli
Riccardo Liguori
Riccardo Liguori giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
23 marzo 2022 Aggiornato alle 21:00

Evasione. Sostenibilità. E accoglienza a prova di pandemia. Sono le credenziali degli alberghi diffusi, modello abitativo che non intende essere confuso con quello classico d’hôtellerie.

In Italia se ne contano 150, presenti in tutte le regioni che nel corso degli anni si sono dotate di normative specifiche. Alla base di questa originale forma di ospitalità c’è una profonda sperimentazione sull’orizzontalità degli edifici che costellano i borghi sparsi sulla Penisola. La strategia dell’albergo diffuso prevede infatti di recuperare case vicine tra loro e trasformarle in camere. Una di queste case, solitamente la più grande e centrale, diventa il punto di accoglienza e reception.

Fenomeno in crescita e celebrato dalla stampa estera, da Forbes alla Cnn, oggi gli alberghi diffusi sono presenti su tutti i principali portali turistici come Booking, Tripadvisor e le guide internazionali. Fino allo scoppio della pandemia, la provenienza degli ospiti era per oltre il 50% di origine straniera: tedesca e inglese in testa.

«È una soluzione alberghiera sostenibile che permette ai piccoli gioielli d’Italia di rimanere intatti – spiega Giancarlo Dall’Ara, presidente dell’Associazione italiana alberghi diffusi – A differenza dei piccoli centri urbani che hanno scelto la strada della disneyficazione, trasformandosi in comuni che offrono esclusivamente negozi monomarca come in un centro commerciale, gli alberghi diffusi mirano a valorizzare le strutture preesistenti, recuperando la funzione ospitale di case spesso vuote o abbandonate».

Dalla sua nascita nel 2006, l’Associazione fornisce aggiornamenti continui agli associati. «Ogni mese eroghiamo gratuitamente webinar spiegando potenzialità e problemi che deve affrontare chi decide di prendere in gestione un albergo diffuso – continua Dall’Ara. Per esempio, l’incontro web del 2 marzo si è focalizzato sulle opportunità che le e-bike possono rappresentare per la vita nel borgo».

Punto di forza di questa forma di ricezione alberghiera è l’incentivo alla sostenibilità e il sostegno all’economia locale. Si comincia dalla ristrutturazione delle case, affidata a imprese locali. Dunque, ancora prima dell’apertura, si genera un impatto positivo sul territorio. I materiali ecosostenibili impiegati provengono da aree limitrofe, così come i prodotti agro-alimentari offerti ai residenti temporanei. «Li chiamiamo così perché non vogliamo considerarli semplici turisti», sottolinea Dall’Ara.

L’albergo diffuso nasce nel periodo subito successivo al terremoto del Friuli del 1976, quando il poeta friulano Leonardo Zanier e un gruppo di studenti del Politecnico di Zurigo immaginarono un programma di sviluppo e riconversione del territorio, animati dal desiderio di ridare speranza alla montagna friulana. Ponendo un freno al suo spopolamento e valorizzandone le tradizioni.

L’idea nacque a Comeglians, ai piedi del monte Zoncolan, per riqualificare gli edifici produttivi e le case storiche del paese, riconvertendoli all’attività ricettiva. Ma la prima struttura operativa vide la luce nel 1994, a Sauris.

In questo borgo alpino di 400 anime, a oltre 1000 metri di quota, l’architetto Piero Gravese mise a disposizione della comunità la propria inventiva e il comune acquistò e riadattò tre stavoli, le tipiche costruzioni rurali della montagna friulana. Oggi l’albergo diffuso di Sauris, gestito dalla cooperativa omonima, dispone di 32 appartamenti, dislocati nelle quattro frazioni di Sauris di Sotto, Sauris di Sopra, Lateis e La Maina, che si affaccia sul lago che dà nome all’intero borgo.

Vista sul lago di Sauris
Vista sul lago di Sauris

L’obiettivo, oggi come allora, è rivitalizzare il paese, l’ambiente e l’economia, recuperando tradizioni, cultura, saperi artigianali e specialità gastronomiche. «Il boom delle prenotazioni è avvenuto nei due anni della pandemia. Nel 2020 il nostro fatturato è stato di 600.000 euro con 11.000 presenze – spiega l’amministratrice dell’albergo diffuso di Sauris, Sandra Varaschin – D’altra parte, si tratta di una proposta alberghiera oggi ancora più apprezzata perché garantisce indipendenza. Chi alloggia nel borgo, si sente a casa».

Esperienza estiva a bordo di canoe sul lago di Sauris
Esperienza estiva a bordo di canoe sul lago di Sauris

Come tutti gli alberghi diffusi, nemmeno quello di Sauris ha previsto la costruzione di nuovi edifici. Le case sono state tutte ristrutturate con pietre e legno, cercando di affidarne i lavori alle aziende del luogo, creando occupazione nel borgo e nelle aree limitrofe.

Grazie alle eccellenze agro-alimentari locali, dalla birra Zahre al celebre speck ai formaggi di malga, ai salumi e alla trota salmonata, l’albergo valorizza i prodotti che la sua terra produce, proponendoli ai residenti temporanei.

Ma per essere davvero sostenibile, l’esperienza degli alberghi diffusi deve garantire ai suoi dipendenti ritmi di lavoro gestibili. «Introdurremo presto un assistente virtuale che, in orario considerato “post reception”, risponderà alle esigenze dei residenti temporanei – sottolinea Varaschin – Sarà l’avatar in 3D di una maschera tipica del carnevale saurano: permetterà agli ospiti di partecipare ancora di più alla cultura del territorio». Un ritorno al passato che guarda al futuro.

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