Culture

Al Mia Photo Fair c’è Because you are a woman

All’Allianz MiCo di Milano dall’11 al 14 aprile 2024, quattro maestri della fotografia indagano l’identità femminile
Credit: Dina Goldstein, 2009, Snowy
Tempo di lettura 4 min lettura
14 aprile 2024 Aggiornato alle 17:00

In occasione della tredicesima edizione di Mia Photo Fair, una delle più importanti fiere d’arte dedicate alla fotografia in Italia, in programma all’Allianz MiCo Milano Congressi dall’11 al 14 aprile 2024, Tallulah Studio Art presenta Because you are a woman. Un progetto speciale, a cura di Patrizia Madau e Rebecca Delmenico, sviluppato attraverso l’accostamento visivo di quattro maestri e maestre della fotografia che indagano l’identità femminile.

Dina Goldstein, con un registro pop e irriverente, smaschera gli archetipi della cultura di massa occidentale. In In the Dollhouse la fotografa racconta i lati oscuri di un rapporto di coppia, quella tra Barbie e Ken, dominato dall’apparenza e dalla finzione.

In The Fallen Princess non c’è spazio per il falso mito del “vissero per sempre felici e contenti”, con cui sono cresciute intere generazioni. Così le eroine Disney vengono decontestualizzate per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle sfide della società contemporanea. Nella ricostruzione dell’Ultima Cena, intitolata The Last Supper, Goldstein rappresenta gli apostoli di Gesù come membri di una gang del Downtown Eastside di Vancouver, tra lattine di birra vuote e zuppe in ciotole di plastica.

Le donne di Maurizio Forcella rompono gli schemi dell’estetica contemporanea, per la quale tutto deve apparire perfetto e levigato. I suoi ritratti raccontano vite e volti sinceri, segnati dal tempo, imperfetti. Occhi chiusi, rughe, nessun filtro: queste sono le signore sognanti di Forcella.

Il reportage di Keila Guilarte I mille volti dell’Uganda - realizzato in collaborazione con l’associazione To Get There, l’ETS (Ente Terzo Settore) fondata da Massimo Leonardelli e Piero Piazzi - raccoglie scatti in bianco e nero, che catturano gli sguardi inconsapevoli dei bambini e omaggiano le donne, le madri e le lavoratrici ugandesi, mentre Donatella Izzo nelle opere Silent Time e She Wanted realizza un vero e proprio anti-ritratto della donna, in una società basata sull’apparenza e sulla perfezione posticcia dei selfie, dei filtri e dei social network.

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