Ambiente

Alla scoperta degli immobili italiani “smart & green”

Per rispettare i target europei Net Zero serviranno nuovi investimenti per riqualificare il patrimonio immobiliare, con effetti positivi per l’economia. Lo conferma la seconda edizione del nuovo report di The European House – Ambrosetti
Credit: Ricardo Gomez Angel  

Tempo di lettura 4 min lettura
5 aprile 2024 Aggiornato alle 19:00

L’Italia nei prossimi anni dovrà riqualificare gran parte del suo patrimonio immobiliare in chiave “smart”, se vorrà rispettare gli obiettivi climatici posti dalla normativa europea Fit for 55 e sottolineati recentemente dalla Direttiva Europea sulle Prestazioni Energetiche degli Edifici (Epbd).

Questo è il quadro che emerge dai dati della seconda edizione del report Community Smart Building - Sfide e opportunità per la trasformazione green e smart del parco immobiliare italiano, illustrati mercoledì 3 aprile da The European House – Ambrosetti (Teha).

La “Community Smart Building” è un’iniziativa nata nel 2022 e coinvolge le più importanti imprese della filiera immobiliare.

Secondo il think tank italiano il nostro Paese è in ritardo su i piani decarbonizzazione, con le emissioni di gas alteranti del settore degli edifici che sono aumentate negli ultimi 30 anni. Con l’avvio di una riqualificazione smart del patrimonio immobiliare, in chiave tecnologica e green, si potrebbe ottenere un impatto notevole sul tessuto economico e sociale, con l’attivazione di investimenti per oltre 330 miliardi di euro.

Questo processo avrebbe ricadute economiche positive per 17-19 miliardi di euro all’anno, diminuendo le spese della cittadinanza per i consumi energetici del 15-19%.

«Affinché la filiera degli edifici italiana sia pronta a rispondere alle esigenze di decarbonizzazione poste dalla Direttiva europea Case Green, è fondamentale investire in competenze “smart & green”. La rigenerazione del patrimonio immobiliare nazionale passa attraverso le mani di professionisti qualificati e specializzati, per cui sarà chiave rafforzare programmi di upskilling e reskilling dei lavoratori e sviluppare percorsi di formazione innovativi a partire dalle scuole superiori, gli ITS e le università», ha dichiarato Lorenzo Tavazzi, senior partner e responsabile dell’area scenari & intelligence di The European House – Ambrosetti.

Grazie a questi investimenti gli immobili italiani verrebbero trasformati smart building, ovvero in «hub di servizi automatizzati real time e adattivi, integrabili con l’organismo edilizio e l’ecosistema esterno, dotati di tecnologie connesse, interoperabili e sostenibili che permettono l’ottimizzazione nell’utilizzo delle risorse idriche e energetiche, dei costi di realizzazione e gestione e la massimizzazione del well-being e della sicurezza degli individui», secondo la definizione di Smart Building formalizzata dalla Community.

L’impatto positivo di questo misure è necessario anche per contrastare la povertà energetica, che è un fenomeno multi-dimensionale causato da una combinazione fra basso reddito, spese energetiche elevate e scarsa efficienza energetica degli edifici.

Nel 2022 oltre 41 milioni di persone nell’Unione europea, di cui 5,3 milioni di italiani, sono stati impossibilitati a mantenere adeguatamente riscaldata la propria abitazione.

Secondo Benedetta Brioschi, partner e responsabile scenario sustainability di Teha, c’è la consapevolezza da parte delle istituzioni italiane di questi problemi ed è un tema crescente. Mentre Lorenzo Tavazzi ha sottolineato la necessità di prestare attenzione anche alle misure necessarie per adattarsi agli eventi estremi della crisi climatica, come le ondate di calore, attraverso sistemi di raffrescamento.

La diffusione degli smart building potrebbe creare fino a 200.000 nuovi posti di lavoro qualificati e specializzati, fra cui 124.000 operatori specializzati, 54.000 installatori, 14.000 tecnici, 11.000 ingegneri e 10.000 progettisti, aiutando l’innovazione del sistema-Paese.

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