Futuro

Le aree incontaminate della Luna sono in pericolo

Le missioni lunari dei prossimi anni rischiano di provocare danni irreversibili anche ai siti di importanza scientifica presenti sul satellite, con ripercussioni sul il futuro dell’astronomia
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12 aprile 2024 Aggiornato alle 08:00

Arriva direttamente dal mondo dell’astronomia un’accorata richiesta di proteggere i Sites of extraordinary scientific importance, cioè i siti di straordinaria importanza scientifica presenti sulla Luna.

Si tratta di luoghi incontaminati, esenti dalle vibrazioni del suolo, protetti dai rumorosi segnali di trasmissione della Terra o profondamente freddi che ben si prestano a ospitare apparecchiature tecnologiche sensibili che potrebbero rivelare segreti dello spazio impossibili da osservare altrove.

Si prevede che almeno 22 missioni internazionali toccheranno la Luna entro la fine del 2026 ed entro la fine del decennio ne seguiranno altre, che includono lanci di satelliti per la navigazione, l’esplorazione e le comunicazioni lunari, allunaggi di rover, operazioni di estrazione mineraria, lanci di lander commerciali e civili e la costruzione di due basi lunari, una statunitense, l’altra cinese e russa, che dovrebbero essere operative dal 2030.

Molte di queste attività, previste tutte nell’arco di pochi anni, prenderanno di mira proprio alcuni dei siti incontaminati del satellite terrestre, rischiando di causare danni irreversibili e gravi conseguenze al futuro dell’ intera scienza astronomica: i rischi di questa ondata di missioni, infatti, vanno dalle interferenze elettromagnetiche alle collisioni fisiche, dai danni causati dalle trivellazioni alle interferenze elettromagnetiche e al sollevamento di nubi di polvere per le attività lunari, con il pericolo di far naufragare importanti missioni astronomiche e osservazioni spaziali già avviate.

Il lato nascosto della Luna, per esempio, è il luogo più silenzioso dal punto di vista radio del sistema solare, grazie ai 70 miliardi di miliardi di tonnellate di roccia lunare che bloccano le trasmissioni dalla Terra: condizioni che lo rendono perfetto per i radiotelescopi che studiano le epoche buie cosmiche, cioè il tempo prima delle stelle, e cercano tracce della vita aliena, oltre che il luogo ideale per rilevare – senza interferenze – le onde radio ultra-basse che provengono dall’universo primordiale e che fornirebbe informazioni cruciali sulla formazione delle prime galassie.

Tuttavia, questo volto lunare è così montuoso che gli scienziati vi hanno potuto identificare solo 3 siti idonei a ospitare grandi sistemi di telescopi: uno di questi, chiamato Mare Moscoviense, è ricco di Elio-3, una sostanza che lo ha reso già bersaglio dell’interesse della startup americana Interlune che vuole estrarlo per sfruttarlo nell’informatica quantistica e nell’ energia da fusione.

Altri siti a rischio, privilegiati e fondamentali per la ricerca scientifica sull’ Universo, sono le basi dei crateri ai poli lunari nord e sud, protetti dalla luce solare diretta per miliardi di anni.

Queste regioni permanentemente in ombra, note anche come “trappole fredde”, sono tra i luoghi più freddi dell’universo e ideali per i grandi telescopi a infrarossi che possono funzionare solo a temperature inferiori a -200 °C e che sarebbero in grado di fotografare pianeti delle dimensioni della Terra attorno a stelle lontane e cercare segni di vita nelle loro atmosfere.

Alcune trappole fredde, però, si pensa possano contenere acqua sotto forma di ghiaccio super freddo che non è evaporato come è avvenuto altrove sulla Luna durante la sua storia iniziale e si trovano accanto a “picchi di luce eterna”, cioè bordi di crateri e creste che ricevono luce solare tutto l’anno: condizioni che li rendono luoghi privilegiati per esperimenti, basi lunari e operazioni minerarie che necessitano continuamente di energia, acqua e ossigeno.

Ancora, la sempre più massiccia presenza di satelliti che inizieranno a gravitare intorno alla Luna rischierà di rovinare i piani degli astronomi interferendo con i telescopi, mentre rover pesanti e robot minerari potrebbero generare polvere e vibrazioni che fanno fallire importanti esperimenti scientifici.

Per i ricercatori, il compito immediato è decidere quali siano i luoghi lunari che necessitano prioritariamente di protezione: «È fondamentale che gli scienziati prendano atto del fatto che questi potenziali beni scientifici sono in pericolo e che devono identificarli in modo proattivo come meritevoli di protezione», ha affermato a The Guardian la dott.ssa Alanna Krolikowski, scienziata presso la Missouri University.

Dopo aver individuato i siti a rischio maggiore, è necessario che la loro protezione sia inserita nelle politiche spaziali elaborate dai governi dei singoli Stati, che possono autorizzare e regolamentare le attività: ciò è particolarmente urgente per i Paesi che hanno missioni destinate a raggiungere la Luna a breve, ma per evitare danni irreversibili al suolo lunare è necessario un consenso esteso a livello globale.

«Rischiamo di perdere opportunità uniche per comprendere l’universo - ha affermato a The Guardian il dottor Martin Elvis, astronomo presso l’Harvard and Smithsonian Center for Astrophysicals in Massachusetts - La questione è diventata urgente, dobbiamo agire ora perché le decisioni prese oggi determineranno le modalità del nostro comportamento futuro sulla Luna».

«Non stiamo cercando di bloccare la costruzione di basi lunari. Tuttavia, ci sono solo una manciata di siti promettenti e alcuni di questi sono incredibilmente preziosi dal punto di vista scientifico. Dobbiamo stare molto, molto attenti a dove costruiamo le nostre miniere e basi», ha aggiunto l’astronomo Richard Green, professore della University of Arizona.

Senza alcuna regolamentazione a tutela del suolo lunare, non c’è nulla che possa prevenire futuri danni alla ricerca spaziale: le onde gravitazionali, i buchi neri e la vita su minuscoli mondi che orbitano attorno a stelle distanti sono solo alcuni dei segreti spaziali a cui rischiamo di non poter mai più dare una spiegazione.

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