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Usa: molte scuole vietano gli smartphone. Ma non tutti sono d’accordo

Negli Stati Uniti il dibattito sulle regole da tenere in aula è molto acceso e divide chi ritiene che i device vadano vietati da chi, invece, è convinto che la repressione non insegni ai ragazzi a difendersi dai pericoli del web
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30 marzo 2024 Aggiornato alle 08:00

La maggior parte dei giovani non si separa mai dal proprio smartphone, nemmeno e a scuola. Questa abitudine però è estremamente nociva perché oltre a minare l’apprendimento, compromette anche le relazioni tra studenti e il loro sviluppo psicologico.

Per questo i governi di diversi Paesi come Regno Unito e Stati Uniti si interrogano da mesi sulla necessità di vietare l’utilizzo degli smartphone durante l’orario scolastico e su come attuare tali restrizioni in maniera efficace e proficua.

Per far fronte alla questione, l’Unesco ha suggerito ai singoli governi di varare normative specifiche che impediscano l’uso dei device da parte degli studenti durante l’orario scolastico, al fine di garantirne il corretto sviluppo psicofisico e insegnare loro a vivere con il supporto della tecnologia, ma senza che questa vada a sostituire il legame umano e relazionale su cui si basa l’insegnamento.

Il mondo digitale serve a integrare l’interazione sociale, soprattutto quella che avviene con gli insegnanti, mai a sostituirla o comprometterla.

La presenza degli smartphone in classe non permetterebbe questo bilanciamento equilibrato, ma comporta un sostanziale abbassamento della soglia di attenzione, un deficit di apprendimento e diversi disagi psicologici legati in particolar modo a fenomeni come il cyberbullismo.

Negli Stati Uniti il dibattito relativo alla necessità di un divieto, più o meno repressivo, per l’ utilizzo dei cellulari nelle scuole sta prendendo piede in migliaia di Istituti nei vari stati, oltre ad aver carpito l’interesse di politici ed educatori.

A maggio 2023 la Florida ha approvato una legge che impone a tutti gli Istituti pubblici di stabilire delle regole ad hoc per impedire agli studenti di utilizzare il cellulare durante le lezioni.

In autunno le scuole pubbliche della Contea di Orange si sono mostrate più ferree sulla questione, stabilendo un veto assoluto che vige durante l’intera giornata scolastica, non solo nel corso delle singole lezioni, e investe ogni ambiente della scuola.

Dopo la Florida diversi stati hanno proposto o emanato restrizioni sul tema, mentre un disegno di legge presentato al Congresso studierebbe a fondo gli effetti dell’uso degli smartphone in classe.

Nel frattempo, ogni distretto scolastico sta cercando di identificare la propria linea guida, come quello della contea di Clark a Las Vegas, che parteciperà dal prossimo autunno a un programma pilota che prevede che i cellulari vengano riposti in sacchetti che ne blocchino il segnale.

Vari altri esempi dimostrano che da circa un anno le scuole di tutti gli Stati Uniti stanno adottando misure via via sempre più drastiche, al fine di allontanare i ragazzi dai loro smartphone per più tempo possibile. Secondo i legislatori e i dirigenti distrettuali, infatti, sono necessari vincoli molto severi per arginare un fenomeno che può causare seri danni allo sviluppo e all’apprendimento dei più giovani.

L’allarme è partito, in primis, dagli insegnanti che segnalano da tempo problemi nelle loro classi: dalla semplice distrazione, alle difficoltà legate ad attività improprie e violente perpetrate con l’ausilio dei device.

Uno studio del 2023 condotto dall’organizzazione no-profit Common Sense Media ha dimostrato come gli studenti ricevano, in media, almeno 237 notifiche al giorno e di queste un quarto arrivino proprio durante l’orario scolastico.

I giovani passano, quindi, il tempo che dovrebbero dedicare all’apprendimento scrollando social media, guardando video su youtube e messaggiando con i propri compagni, condividendo ogni momento della giornata in maniera istantanea e senza un idoneo filtro di responsabilità.

Post con contenuti dolorosi, violenti o problematici sono purtroppo all’ordine del giorno e in alcune scuole sono state, addirittura, pianificate aggressioni e umiliazioni a danno di compagni di studi, unicamente allo scopo di creare contenuti “virali” da caricare sulle più comuni piattaforme social media. In altre numerosi alunni sono stati filmati in momenti privati o di vulnerabilità, poi postati senza consenso.

Gli effetti negativi dei social network sulla salute mentale dei più giovani sono noti e confermati da esperti di tutto il mondo, quello che si sta cercando di fare con queste nuove normative è non solo garantire la sicurezza dei ragazzi perlomeno all’interno degli edifici scolastici, ma tutelare il loro diritto all’apprendimento e alla socialità, oltre ad aiutare gli insegnanti a svolgere il proprio lavoro. Negli istituti dove il divieto è già in vigore molti segnalano miglioramenti visibili: gli studenti appaiono più loquaci, più interessati, più produttivi.

Nonostante molti amministratori e insegnanti sostengano strenuamente la scelta di vietare l’uso dei cellulari a scuola, non solo durante le lezioni ma l’intero arco dell’intera giornata e in ogni ambiente dell’istituto, non tutti condividono una presa di posizione così estrema.

Imporre un veto assoluto è una scelta ritenuta da alcuni impopolare per tre motivazioni: mancanza di educazione all’uso del dispositivo, problemi di sicurezza e compressione della libertà personale degli individui.

Per quanto riguarda il primo aspetto, alcuni educatori sostengono che il divieto totale non sia la soluzione per aiutare gli studenti a non essere dominati dalla tecnologia e a sfruttarla correttamente a proprio vantaggio. La tecnologia non sparirà, i ragazzi continueranno ad avere accesso a internet e ai social media e in funzione del loro benessere sarebbe più proficuo insegnare loro a utilizzare i dispositivi nella maniera più corretta e responsabile possibile. Il divieto toglie ai singoli studenti la responsabilità, privandoli anche della possibilità di scegliere con maggiore saggezza e consapevolezza come utilizzare le piattaforme e impedendo loro di responsabilizzarsi sul tema dell’educazione digitale.

Per quanto riguarda la questione sicurezza durante la permanenza negli Istituti, i più preoccupati sono ovviamente i genitori. Un sondaggio nazionale commissionato dall’associazione no-profit National Parents Union ha rilevato come due terzi non è favorevole al divieto, per ragioni legate proprio alla sicurezza. Il collegamento diretto e continuo con i propri figli, garantito dal possesso di un cellulare, è una forma di rapporto al quale sono abituati e non sono pronti a rinunciarvi, come dichiarato dalla presidente dell’associazione Keri Rodrigues.

Se da un punto di vista europeo si fatica a concepire come la sicurezza in una scuola possa essere collegata all’utilizzo dei cellulari da parte degli studenti, se si osserva il fenomeno nell’ottica statunitense, ovvero un territorio dove sono numerose le sparatorie avvenute all’interno degli istituti scolastici, la possibilità per ogni ragazzo di comunicare direttamente all’esterno assume un’importanza molto diversa.

L’ultima remora che sorge di fronte al divieto riguarda la compressione dei diritti individuali degli studenti. Regole così stringenti si accompagnano, inevitabilmente, a controlli invasivi e costanti. I cellulari vengono confiscati, i ragazzi monitorati fuori dalla classe attraverso telecamere di sicurezza e puniti in caso di infrazione, e la sorveglianza viene intensificata. Alcuni studenti di scuole restrittive hanno lamentato un clima “carcerario” e regressivo.

Un contesto che non è in grado di aggiornarsi ai tempi correnti, insegnando agli studenti come agire al meglio anche grazie alla tecnologia in loro possesso, e che decide quindi di reprimerli in maniera anacronistica e irreale.

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