Bambini

Il governo inglese vuole bandire gli smartphone a scuola

Con una circolare non vincolante, ha invitato gli Istituti a disincentivarne l’uso da parte degli studenti, che nella maggior parte dei casi a 12 anni ne posseggono già uno
Credit: Tamarcus Brown 
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2 marzo 2024 Aggiornato alle 15:00

Accesso indiscriminato a ogni tipologia di contenuto, cyberbullismo e disattenzione sono i principali disagi legati all’utilizzo degli smartphone tra gli adolescenti. Un problema dilagante, soprattutto tra i giovanissimi, con conseguenze disastrose sotto il profilo psicologico, emotivo, scolastico e sociale.

In considerazione del fatto che nel Regno Unito il 97% dei ragazzi, entro il dodicesimo anno di età, possiede già un cellulare, il governo inglese ha deciso di muoversi attivamente al fine di impedire agli adolescenti l’utilizzo dei dispositivi almeno in classe.

Gli istituti scolastici inglesi hanno quindi ricevuto una circolare ministeriale di 13 pagine, contenente tutte le linee guida in materia, non vincolante ma che può diventare un valido supporto per dirigenti e insegnanti nel trovare il proprio modo per regolamentare l’utilizzo dei dispositivi.

Il piano previsto dal Dipartimento per l’Educazione britannico dispone che gli alunni non possano utilizzare i cellulari durante l’intero periodo di permanenza all’interno della scuola, intervallo e pranzo compresi.

Le modalità a disposizione del singolo istituto per raggiungere l’obiettivo sono quattro, e vanno dalla più radicale a quella più morbida:

- divieto assoluto di introdurre i cellulari all’interno dell’istituto;

- consegna dei dispositivi al personale scolastico all’ingresso;

- chiusura dei cellulari in appositi armadietti;

- concessione di tenere gli smartphone con sé ma a patto che siano spenti e riposti negli zaini.

La ratio sottesa alla manovra è quella di proteggere i più giovani dai contenuti disturbanti e inadeguati che si possono trovare sul web, ma anche impedire episodi di bullismo digitale tra compagni e aiutare gli alunni a mantenere una soglia di attenzione più alta durante le lezioni migliorando, di conseguenza, anche il comportamento in classe.

Alcune precauzioni sono già applicate in numerosi istituti ma, secondo il segretario per l’istruzione Gillian Keegan, «delle linee guida governative definitive inviano un messaggio chiaro e coerente, che potrà coadiuvare il lavoro del personale scolastico, facendo fronte a eventuali resistenze di alunni e genitori».

Il compito di una scuola, secondo Keegan, è quello di incentivare l’apprendimento, la nascita di amicizie, il confronto con altre persone e la socializzazione. Ricevere un’istruzione è parte di questo insieme, che viene danneggiato da un utilizzo compulsivo e smodato di cellulari e social media.

Secondo la circolare gli alunni potranno essere informati delle disposizioni, così da renderli partecipi del cambiamento e non relegarli a oggetti passivi delle decisioni. Spingere tutti gli studenti, come un’unica entità, a non utilizzare i telefoni durante l’orario scolastico potrebbe aiutarli inoltre a diminuire il loro tempo di connessione durante l’intera giornata, senza per questo farli sentire “inadeguati” o “diversi” rispetto ai loro coetanei.

A tal proposito Vic Goddard, preside di due scuole nell’Essex, ha dichiarato che vietare l’utilizzo degli smartphone negli istituti di sua competenza ha generato un effetto trasformativo molto positivo, perché ha sollevato gli alunni dalla pressione sociale di rimanere online a tutti i costi. Un’azione, spesso compulsiva, ritenuta quasi obbligata per restare al passo con gli altri, e che viene effettuata più e più volte, anche a scapito del proprio benessere psicologico e del rendimento scolastico.

Secondo alcuni detrattori della circolare ministeriale, queste linee guida non avrebbero però una portata rivoluzionaria. Geoff Barton, segretario generale dell’Association of School and College Leaders, ha sottolineato come l’uso massivo degli smartphone tra gli adolescenti avvenga soprattutto fuori dalla classe e che le proposte del governo appaiono, quindi, inadeguate rispetto al problema reale.

Anche secondo Daniel Kebede, segretario generale del Sindacato Nazionale dell’Educazione, questa guida farà poca differenza rispetto ai problemi legati all’uso dei cellulari, considerato che le scuole hanno già da tempo adottato politiche restrittive in merito.

In ogni caso una posizione del governo così compatta dà un messaggio chiaro non solo agli alunni ma anche ai propri genitori, le cui rimostranze possono essere facilmente arginate se i divieti si basano non tanto su una decisione arbitraria del singolo Istituto quanto su una politica nazionale specifica e coerente.

D’altronde è stata la stessa Agenzia delle Nazioni Unite a sottolineare come la sola vicinanza a uno smartphone possa essere collegata a un dato crescente di disattenzione degli studenti in classe e, di conseguenza, a un calo del loro rendimento.

L’Unesco ha messo in guardia gli Istituti scolastici di tutto il mondo in merito ai dispositivi tecnologici, specificando come la rivoluzione digitale senza dubbio possieda un potenziale benefico ma, al contempo, possa svantaggiare i ragazzi nel loro percorso di istruzione.

L’utilizzo dei device, infatti, dovrebbe essere finalizzato unicamente a migliorare l’esperienza di apprendimento e non diventare deleterio per il benessere di studenti e insegnanti.

Proprio l’Unesco raccomanda, in un lungo report del 2023, il divieto globale di utilizzo degli smartphone in classe, in maniera tale che la tecnologia non sostituisca le necessarie relazioni umane e che i ragazzi imparino a vivere sia con sia senza.

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