Ambiente

Se il caldo nega il diritto allo studio

In Sud Sudan le temperature superano 45 °C: chiuse tutte le scuole per quasi due settimane. Soltanto pochi mesi fa, dagli Usa alle Canarie, altre lezioni sono state sospese per lo stesso motivo
Credit: nana o. 

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20 marzo 2024 Aggiornato alle 10:00

Il nuovo clima innescato dalle azioni dell’uomo non impatta soltanto su fame, sete, vite e uguaglianze sociali, ma anche sul diritto allo studio.

Chi è cresciuto in luoghi freddi o temperati in passato avrà talvolta sperimentato la chiusura improvvisa della scuola dovuta per esempio a nevicate copiose e città paralizzate. Eventi sporadici, oggi diventati quasi inesistenti qui in Europa, che in altre parti del mondo, con maggiore intensità e frequenza, si stanno oggi verificando in maniera opposta: scuole chiuse per troppo caldo.

Una condizione che nelle ultime ore in Sud Sudan è diventata “totale”: a tutte le scuole del Paese è stato ordinata la chiusura, che potrebbe durare a lungo, per prepararsi a una ondata di calore con temperature che potrebbero superare i 45 gradi. Per le autorità, studenti e bambini dovranno rimanere a casa finché le condizioni estreme, previste per quasi due settimane, non si attenueranno.

Molte scuole in quest’area dell’Africa non hanno né aria condizionata né ventilatori o elettricità sufficiente. In alcune città e villaggi si sono già verificati i primi decessi legati al caldo estremo e a Juba ci sono state continue interruzioni di corrente. Nella capitale, che conta 400.000 residenti, le temperature erano intorno ai 41 gradi: decisamente elevate per il periodo se si conta che solitamente intorno ai 43 gradi qui ci si arriva di norma in piena estate.

La nuova ondata di calore ha costretto i ministeri dell’Istruzione, della Sanità e dell’Ambiente a stabilire la chiusura degli istituti scolastici a causa dei “gravi rischi per la salute” per gli studenti, il tutto senza specificare quando le scuole potranno riaprire, anche se un successivo aggiornamento ha indicato il 3 aprile come data per la possibile ripresa delle lezioni.

Ovviamente il caldo estremo sta influenzando non solo il diritto allo studio ma anche il lavoro e la vita quotidiana a Juba e nelle altre città del Sud Sudan. «A causa del caldo non possiamo spostarci da un posto all’altro. Veniamo in ufficio presto e usciamo tardi per evitare il caldo», ha raccontato alla Bbc Wadcon Savior Lazarus che lavora per una Ong. In questo contesto complesso, legato sia ai cambiamenti climatici sia all’influenza del fenomeno naturale di El Niñ

no, i prossimi giorni potrebbero essere estremamente delicati per l’intero Paese.

L’unica speranza sembrano essere alcune tempeste, previste nella regione meridionale, in grado di portare acqua e sollievo dal caldo torrido. Eppure, quella del Sud Sudan e delle scuole chiuse per “troppo caldo”, non è una storia isolata. Sono tanti negli ultimi 8 anni, i più caldi della storia dell’umanità, i casi di interruzione o modifiche al servizio scolastico e al diritto allo studio avvenuti in ogni angolo del globo, anche nei Paesi più sviluppati e attrezzati (banalmente con aria condizionata) rispetto a quest’area dell’Africa.

Di recente, nel settembre 2023, anche gli Stati Uniti hanno sperimentato questa condizione. Nel nord est e nel mid west del Paese un’ondata di caldo a fine estate ha messo sotto pressione il sistema educativo: alcune scuole sono state chiuse, gli orari delle lezione ridotti o cambiati e diversi plessi hanno rinunciato alle attività doposcuola per tenere i bambini fuori dalle aule bollenti.

Ai tempi Kevin Lanza, professore presso la UTHealth Houston School of Public Health, aveva ricordato come le scuole dovranno prepararsi agli eventi estremi. «Ci sarà un numero maggiore di giorni con caldo estremo in futuro e inizieranno a diffondersi in quello che consideriamo il tipico anno scolastico», spiegava. Non solo: uno studio del 2018 della Harvard Kennedy School sostiene come, soprattutto nelle scuole senza aria condizionata e sistemi di ventilazione, calano presenze (dell’1% ogni grado in più) e anche le capacità di apprendimento vengono impattate.

Anche nelle Canarie, soltanto 3 mesi fa, a dicembre del 2023, con le temperature in continua salita e il rischio incendi sempre più elevato le scuole sono state chiuse temporaneamente in diverse isole.

Un altro esempio, in parte, di impreparazione in molti luoghi del mondo al nuovo clima: da Tenerife a Gran Canaria il clima solitamente mite e primaverile durante l’intero anno scolastico non ha portato alla predisposizione, nelle aule, di aria condizionata. Eppure le nuove temperature, come quelle di dicembre scorso, sono state decisamente fuori scala per il periodo (oltre 38°) portando le autorità alla necessità di fermare le lezioni.

Un altro esempio di come per garantire il diritto allo studio il Pianeta dovrà sviluppare ovunque politiche di adattamento alla crisi climatica.

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