Diritti

Uk: monitorare i movimenti di un migrante con il Gps è una violazione della privacy

Le regole del ministero dell’Interno impongono che, in base all’Immigration Act, le persone straniere soggette a libertà condizionata debbano essere geolocalizzate con una cavigliera. Un tribunale ha stabilito l’illegittimità della pratica
Credit: Brecht Denil 
Tempo di lettura 4 min lettura
20 marzo 2024 Aggiornato alle 18:00

Per la prima volta, la sentenza di un tribunale inglese ha stabilito l’illegittimità di monitorare i movimenti di una persona migrante attraverso l’utilizzo di una cavigliera Gps. Ma facciamo un passo indietro.

Mark Nelson, cittadino giamaicano residente nel Regno Unito per più di 24 anni, ha fatto ricorso a questa decisione e pratica adottata dal ministero degli Interni facendo riferimento all’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, come ha spiegato l’agenzia legale Wilson Solitiors Llp che l’ha difeso in tribunale. Il motivo: indossare queste cavigliere fa sentire le persone come animali, portandoli persino ad avere paura di essere discriminati e ostracizzati quando si trovano in luoghi pubblici.

Nelson, un meccanico padre di 5 figli, ha ottenuto nel 2007 un permesso di soggiorno a tempo indeterminato per rimanere nel Regno Unito. Nel maggio 2017 è stato condannato a 2 anni di carcere per possesso di droga e per due episodi di molestie con l’aggravante di discriminazione razziale, portando il ministero degli Interni a ordinare inizialmente la sua espulsione, decisione modificata al terzo appello del 5 maggio 2022, quando è concessa la libertà condizionata sulla base dell’Immigration Act del 2016.

Come richiesto dalle policy del ministero dell’Interno Inglese, la necessità di contrassegnare la cavigliera Gps che tracciava i movimenti di Nelson avrebbe dovuto essere riesaminata almeno ogni 3 mesi. Nel suo caso, questa procedura non è stata applicata (la cavigliera è rimasta infatti rotta per 6 mesi e questo ha dimostrato, appunto, la mancanza dei controlli).

Secondo Nelson, che vive in una città del nord dell’Inghilterra, «Questo strumento è disumano, inutile e brutale. Sono orgoglioso che abbiamo vinto su così tanti punti importanti oggi, ma ho intenzione di continuare a combattere in modo che il ministero degli Interni non possa più sottoporre le persone a questa tecnologia crudele e distopica».

L’avvocata di Nelson, Katie Schwarzmann, ha spiegato che «Non è possibile imporre tali forme intrusive di sorveglianza sulle persone senza nemmeno considerare se la tecnologia funziona o senza considerare se continua a essere assolutamente necessario».

Un portavoce dell’Home Office ha dichiarato: «I cittadini stranieri che abusano della nostra ospitalità commettendo crimini nel Regno Unito non dovrebbero avere alcun dubbio sulla nostra determinazione a espellerli». Secondo l’Information Commissioner’s Office (Ico), dall’agosto 2022 il ministero dell’Interno ha utilizzato le cavigliere Gps su su 600 migranti che erano in libertà provvisoria, ma secondo l’inchiesta di Wired sono migliaia le persone migranti sottoposte a questa misura, introdotta nel 2021.

«Questa forma di sorveglianza altamente intrusiva viene utilizzata per risolvere un problema che non esiste», ha affermato Jo Hynes, ricercatore presso il Public Law Project. I dispositivi Gps sono progettati per impedire alle persone di fuggire in seguito degli ordini di espulsione, ma i dati dei primi 6 mesi del 2022 mostrano che solo l’1,3% delle persone ha tentato la fuga.

Questo mese l’Ico ha emesso un avvertimento formale sulla pratica, avendo rilevato violazioni della legge sulla protezione dei dati del Regno Unito, stabilendo che ministero dell’Interno “non è riuscito a valutare a sufficienza l’intrusione della privacy dovuta alla raccolta continua di informazioni sulla posizione delle persone”.

Secondo John Edwards dell’Ico «Avere accesso ai movimenti di una persona 24 ore su 24 è altamente intrusivo, in quanto è probabile che riveli molte informazioni su di loro, comprese informazioni sensibili come la loro religione, sessualità o stato di salute. La mancanza di chiarezza su come queste informazioni saranno utilizzate può anche inavvertitamente inibire i movimenti delle persone e la libertà di partecipare alle attività quotidiane».

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