Economia

Bici: il mercato è in recessione, calo di 800.000 pezzi nel 2023

Dopo il boom del 2020-2022 sostenuto dai bonus pubblici, la produzione delle due ruote torna ai livelli del 1975. Le aziende del settore sperano in nuove politiche incentivanti statali
Credit: Cristian Bayona/LongVisual via ZUMA Press Wire  

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3 aprile 2024 Aggiornato alle 13:00

Il mondo della bike economy si prepara a vivere un periodo piuttosto tiepido. Lo si percepiva già dal forte calo di vendite registrato dal colosso giapponese della componentistica Shimano, che nell’ultimo bilancio segnava un calo del 29,5% nella divisione biciclette rispetto all’anno precedente, in cui si contava un aumento del 13,9% nello stesso settore.

Il distacco si fa ancora più ampio se compariamo i livelli attuali con quelli registrati tra il 2020 e il 2021, un vero e proprio biennio d’oro per le biciclette, dove il timore di prendere mezzi pubblici legato alla pandemia da Covid-19, unito a una crescente sensibilità ambientale, ha indotto migliaia di italiani a optare per le due ruote come scelta di mobilità alternativa all’auto, il tutto spinto a dovere da generosi incentivi pubblici.

Un allineamento di pianeti che - stando ai dati di Confindustria Ancma, che riunisce i produttori di due ruote e relativi accessori - ha permesso al mercato nazionale di vendere oltre due milioni di pezzi nel 2020, aumentando il proprio fatturato del 300%, per poi replicare la performance nel 2021 con un incremento del 5% di biciclette elettriche vendute.

Un giro d’affari che ha fatto lievitare il portafoglio ordini di marchi storici come Bianchi, Atala, Bottecchia, Denver, Pinarello fino al 60-70%. Nonostante i livelli esorbitanti di fatturato e l’attenzione dei consumatori verso la mobilità più sostenibile, le aziende più accorte avevano già fiutato la possibilità che la bolla delle due ruote potesse scoppiare da un momento all’altro, dopo il boom registrato durante la pandemia.

Motivo per cui la stessa Shimano aveva rinunciato a creare nuovi impianti (con l’effetto di rallentare fortemente la produzione e i tempi di attesa), forse fiutando con leggero anticipo il calo del 10% registrato nel 2022, chiuso con appena 1,7 milioni di biciclette vendute dove a soffrire di più è stato il mercato delle bici muscolari (-15%) controbilanciate dalla crescita del 14% di quelle con pedalata assistita, che comunque superano di poco le 300.000 unità.

Il trend calante viene confermato ulteriormente nel 2023 dai dati di Ancma, che pur non essendo del tutto definitivi riescono a fornire elementi più precisi sulla recessione del mercato delle bici italiano. In particolare, per la prima volta dopo quasi 50 anni la produzione di due ruote rischia di calare al di sotto di due milioni di pezzi, registrando un output (ossia la quantità di beni finali prodotti da un’impresa in un anno) di circa 800.000 biciclette in meno rispetto all’anno precedente. Una riduzione che espande i suoi effetti anche a livello di acquisti dall’estero della componentistica necessaria all’assemblaggio delle biciclette (telai, cambi ecc.) che stando alle più recenti rilevazioni Istat ha subito nel solo 2023 una contrazione del 30%, pari a 250 milioni di euro.

Complice sicuramente il calo di domanda e i singhiozzi della supply chain globale, che ha portato i magazzini a riempirsi e molti impianti a ridurre la produzione pur di non ritrovarsi sommersi da pezzi invenduti. È più una crisi di offerta che di domanda: i livelli delle esportazioni verso l’estero sono ancora soddisfacenti.

Nonostante il calo del 18%, l’estero mantiene un’ottima tenuta specialmente nella fascia di alta gamma e bici da corsa, di cui è altissima la domanda in Cina grazie alla crescente popolarità del pendolarismo in bicicletta.

Il rallentamento del 2023 , dunque, potrebbe rivelarsi una conseguenza fisiologica al boom di vendite registrato negli anni passati, motivo per cui già da tempo il presidente Ancma Paolo Magri chiede un intervento statale per aiutare le aziende ad affrontare lo sgonfiamento del mercato, tramite una riduzione dell’aliquota Iva sulle bici e sui prodotti della filiera (come già avvenuto in Portogallo, dove è scesa al 6%) unita a una accorta promozione della cultura della bicicletta. Il tutto in maniera coerente con quanto richiesto dalla Cycling Strategy, una risoluzione approvata l’anno scorso dal Parlamento europeo che affida agli stati membri il compito di raddoppiare il numero dei chilometri pedalabili entro il 2030, aumentando anche i punti di ricarica dedicati alle e-bike in città, oltre a incentivare il settore con politiche industriali mirate in modo tale da accelerare lo sviluppo di EuroVelo, una rete di 17 percorsi ciclistici a lunga percorrenza che abbraccia tutto il vecchio continente per più di 90.000 chilometri.

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