Economia

Che cosa sono le “banche armate”?

Nel 2023, le istituzioni finanziarie hanno investito oltre 959 miliardi di dollari nella produzione e nel commercio di armi. Ora 72 istituti di credito etici internazionali chiedono che si cambi approccio, puntando a uno sviluppo economico che rispetti diritti umani e ambiente
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
13 marzo 2024 Aggiornato alle 16:00

Investire nelle armi alimenta la guerra: è l’avvertimento che è stato lanciato la settimana scorsa dalle banche etiche di tutto il mondo nel corso del vertice annuale della Global Alliance for Banking on Values, un network indipendente di banche e cooperative bancarie che condividono la missione di mettere la finanza al servizio di uno sviluppo economico sostenibile, che rispetti i diritti umani e l’ambiente. Per la prima volta il meeting si è svolto in Italia.

Un network di 72 banche etiche di tutto il mondo, tra cui l’italiana Banca Etica, chiede al sistema finanziario di cambiare approccio, sottolineando che nel 2023 la spesa globale per la difesa è aumentata del 9%, fino a raggiungere la cifra record di 2,2 trilioni di dollari. Il rapporto Finanza di pace. Finanza di guerra, presentato al summit e commissionato da Fondazione Finanza Etica e Global Alliance for Banking on Values, ha evidenziato che l’anno scorso oltre “959 miliardi di dollari” sono stati “destinati dalle istituzioni finanziarie a supportare la produzione e il commercio di armi. Di questi, quasi la metà proviene dagli Stati Uniti e altri 79 miliardi di dollari “dai primi 10 investitori europei”.

Nel 2023 la guerra in Ucraina e l’attacco del 7 ottobre perpetrato da Hamas nel Sud di Israele, seguito dai bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza, “hanno ulteriormente alimentato il valore delle azioni delle imprese produttrici di armi, portando a una corsa agli armamenti senza precedenti”. A fronte di questa situazione, le banche etiche hanno presentato a fine febbraio il Manifesto per una finanza di pace, condannando ogni tipo di conflitto e chiedendo alle istituzioni finanziarie mainstream di smettere di finanziare la produzione e il commercio di armi. “È tempo di trarre profitto dalla pace, non dalla guerra”, ha sottolineato Banca Etica.

Il 21 febbraio 2024 il Senato italiano ha approvato un disegno di legge sul commercio di armi, che se verrà approvato in via definitiva alla Camera, non consentirà più di avere la lista delle cosiddette “banche armate”. Secondo la Campagna di pressione alle “banche armate” promossa dalle riviste Missione Oggi, Mosaico di Pace e Nigrizia il disegno di legge di iniziativa governativa propone di modificare la legge n. 185 (Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento), che dal 1990 regolamenta le esportazioni italiane di armamenti.

“Col pretesto di apportare ‘alcuni aggiornamenti’ alla legge per ‘rendere la normativa nazionale più rispondente alle sfide derivanti dall’evoluzione del contesto internazionale’ - spiega la campagna - il disegno di legge intende limitare l’applicazione dei divieti sulle esportazioni di armamenti, riduce al minimo l’informazione al parlamento e alla società civile, e soprattutto, elimina dalla Relazione governativa annuale tutta la documentazione riguardo alle operazioni svolte dagli istituti di credito nell’import-export di armi e sistemi militari italiani”.

Il Gruppo Banca Etica chiede “ai deputati di approvare modifiche alla norma per ripristinare il controllo del Parlamento sull’export di armi e sulle banche che fanno affari con tali operazioni” e si rivolge anche alle grandi reti della società civile italiana che 25 anni fa, quando è stata fondata Banca Etica, si battevano per una finanza etica che rifiutasse di fare affari con chi produce strumenti di morte, chiedendo loro di “mobilitarsi per dire di no all’approvazione definitiva delle modifiche che cancellerebbe ogni forma di trasparenza e di controllo da parte del Parlamento, dei cittadini e dei risparmiatori sugli affari delle industrie belliche e delle banche che le affiancano”.

«Ci viene detto che la guerra in questo momento si giochi solo sul fronte fisico delle armi, arma contro arma. Che la difesa è una questione di arsenali - ha dichiarato a Askanews la Presidente di Banca Etica Anna Fasano - ma sottostante il perché nascono le guerre ci sono motivi politici, ma soprattutto ci sono motivi economici. E quelli sono i tavoli a cui va portata la discussione, lì vanno spese risorse, lì vanno spese energie, e non sulla minaccia e sulla paura che qualcuno possa privare un popolo dei suoi diritti, e aggredirlo».

Secondo Fasano «la Storia ci dice che la guerra non porta ad alcun reale vincitore. I tavoli economici sono i tavoli del potere. La finanza dunque ha un ruolo importante, la finanza può operare scelte per cambiare prospettive e comportamenti. Noi pensiamo che il nostro appello debba essere di stimolo e di riflessione alle tante organizzazioni finanziarie: la finanza in poco tempo e con le grandi masse potrebbero veramente fare la differenza nei diversi scenari».

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