Diritti

8 marzo: a chi spegniamo il microfono oggi?

Bilanci e bilancini di una giornata sempre poco in balance che ci ricorda di non abbassare mai la guardia. Soprattutto a chi ci urla ancora “stai zitta!”
Credit: Hong Nguyen  

Tempo di lettura 4 min lettura
8 marzo 2024 Aggiornato alle 06:30

Partiamo con due cose divertenti: la torta di uova mimosa che ho visto comporre su Instagram da un food blogger per omaggiare l’8 marzo e che faceva davvero orrore solo a guardarla. E Alexa che risponderà finalmente agli insulti quotidiani ricevuti dagli uomini con un linguaggio appropriato (e intanto darà preziose informazioni sulla violenza di genere a cura di Action Aid). Per il resto, nel doveroso bilancio della 47esima Giornata Internazionale della Donna istituita dall’Onu nel 1977, poche notizie rassicuranti sul fronte femminile, femminista, femmeebbasta.

Tentiamo di dimenticare l’immagine della premier Giorgia Meloni affettuosamente baciata sulla testa da Joe Biden nel bel mezzo dello studio ovale, come fosse una nipotina passata di lì per caso, e ringraziamo la sfidante di Donald Trump, Nikki Haley, per aver almeno provato ad arginare l’ascesa bis del tycoon alle primarie americane senza riuscirci.

Applaudiamo l’entrata del diritto di aborto nella Costituzione francese con voto bipartisan che ha messo d’accordo quasi tutta la politica d’Oltralpe e confidiamo nei lavori della neo presidente della Sardegna Alessandra Todde, che ha fatto salire a ben (ben!) 2 le donne al vertice delle nostre Regioni: fino a pochi giorni fa, c’era solo Donatella Tesei in Umbria.

Se nella lista dei ricconi del mondo stilata da Forbes possiamo trovare la prima italiana scendendo al 350° posto (e vabbè), nella hundred list dei 100 atleti più pagati al mondo non è presente nessuna sportiva (ma dai?).

La parità di genere è anche inversamente proporzionale al cambiamento climatico: mentre gli scienziati anticipano sempre di più la data del punto di non ritorno per la Terra, l’obiettivo di una equa busta paga tra uomini e donne si allontana come una zattera alla deriva.

E secondo il World Economic Forum si raggiungerà udite udite (ma tanto l’avete già sentito) nel 2154, vale a dire ci vorranno ancora 130 anni che fanno circa un paio di generazioni. Sempre che il Pianeta regga, si intende.

E sempre che la metà di noi che non lavora trovi un impiego: nel 2023 il tasso di occupazione femminile in Italia è salito al 52,6%, un misero 1% in più rispetto all’anno prima. Ecchevvelodiccaffà, i lavoratori maschi europei sono l’80%.

Ma oltre ai dati l’8 marzo offre di più: per esempio, oggi le donne entrano gratis nei musei statali, possono fare screening Hpv e mammografici gratuiti in Lombardia e riceveranno fiumi di mimose dagli ultimi uomini che non hanno paura di osare mai.

Leggo che ben 3 francobolli verranno dedicati a 3 donne di tutto rispetto: la pedagogista Elena Gianini Belotti, che nel 1973 scrisse il saggio Dalla parte delle bambine, la prima ciclista a fare il Giro d’Italia Alfonsina Strada e la portatrice della prima guerra mondiale Maria Plozner Mentil. E sono dedicate a figure cult e coraggiose come Matilde Serao, Artemisia Gentileschi, Frida Kahlo, Rita Levi Montalcini e Michela Murgia i bellissimi murales nel vicoletto Donnaregina realizzati a Napoli dalla writer di Scampia Trisha Palma.

E poi? Bè vi potrei stupire con altri super effetti speciali, e lo farò: dice l’ultimo report della Banca d’Italia che già da 20 anni le donne sono circa il 56% dei laureati ogni anno.

Nel 2022 le laureate in discipline scientifiche e tecnologiche sono state circa il 20% in più rispetto al 2012, ma le materie Stem sono scelte solo dal 15% del totale delle universitarie.

Negli organi di amministrazione delle società quotate oggi sono circa il 43% a fronte del 7,4% nel 2011, per effetto della legge Golfo-Mosca sulle quote rosa. E i padri che hanno chiesto il congedo di paternità nel 2021 sono stati 155.845, su un totale di 400 mila nascite. Non è ancora una percentuale top, ma ci si aspetta che aumenti.

Quindi, benino? Così cosà: in un anno segnato da crudi femminicidi e dal tema del patriarcato, ci si aspetterebbe qualche passo avanti. E invece ci tocca ancora assistere a scene come quel consigliere comunale che un paio di giorni fa in provincia di Bari ha urlato «stai zitta!» a una collega durante una discussione in aula, ed è stato subito ripreso dalla presidente, tra l’altro sua compagna di partito.

«Ennò, questo lei non può dirlo consigliere!», ha detto. E gli ha spento finalmente il microfono. Buon 8 marzo!

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