Diritti

Differenza Donna a Bruxelles per ribadire che il sesso senza consenso è stupro

Domani, responsabili dell’associazione e attiviste protesteranno davanti al Parlamento Ue contro il testo della direttiva sulla violenza di genere approvato a febbraio, che non contiene più il riferimento al rapporto sessuale non consensuale
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
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7 marzo 2024 Aggiornato alle 15:00

Il sesso senza consenso è stupro. Sembra ovvio, scontato, perfino banale dirlo. Eppure non è così. Non per il Consiglio dell’Unione Europea che lo scorso 6 febbraio ha raggiunto un accordo sul testo della direttiva sulla violenza contro le donne, che così com’è oggi risulta totalmente svuotato del suo significato. Dopo mesi di trattative, è stato infatti eliminato, tra gli altri, l’articolo 5 contenuto nella bozza originale, che definiva lo stupro come rapporto sessuale non consensuale. Un atto che riporta i diritti delle donne indietro di decenni, cancellando 70 anni di lotte.

Di fronte a una presa di posizione giudicata inaccettabile, Differenza Donna ha deciso di far sentire in modo concreto la propria voce, lanciando una mobilitazione in occasione dell’8 marzo, Giornata internazionale della donna. Le responsabili e attiviste dell’associazione quel giorno saranno a Bruxelles a protestare contro la decisione del Parlamento europeo e, per farlo, con più mezzi possibili, hanno lanciato la campagna di crowdfunding Senza consenso è stupro, fondamentale per pagare gli autobus.

«In questo periodo storico in cui è chiaro a tutte e tutti che la violenza maschile contro le donne è una grave violazione dei diritti umani, in cui questi diritti sono continuamente violati in Italia e in tutti i Paesi europei e in cui sono messi a repentaglio anche a causa di guerre e conflitti, l’Europa deve essere baluardo dei diritti per tutte e tutti e quindi prioritariamente per le donne - sottolinea la presidente di Differenza Donna Elisa Ercoli - Per questo l’8 Marzo saremo a Bruxelles e chiamiamo le associazioni femministe e i Centri Antiviolenza d’Europa a unirsi a noi. Vogliamo essere in tante per dire no a una Direttiva che ci fa arretrare nei diritti delle donne in uscita dalla violenza. Dopo la serie di femminicidi senza fine e della tanta violenza contro le donne in tutta Europa tutto ciò è inaccettabile».

Oltre all’articolo 5 che cancella il concetto di rapporto non consensuale come stupro, dal testo sono stati eliminati altri elementi fondamentali, che rientrano a tutti gli effetti nel campo della violenza maschile sulle donne, come la definizione relativa alle molestie sessuali nel mondo del lavoro. Inoltre, la violenza online, tra cui la diffusione di immagini intime, non è più riconosciuta come una forma di violenza di per sé, ma solo se la vittima è in grado di dimostrare il danno grave.

L’accordo raggiunto il 6 febbraio dovrà essere approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio e, se ciò avvenisse, gli Stati membri avrebbero 3 anni di tempo per attuare la direttiva. Per impedire che ciò accada, Differenza Donna aveva già lanciato una petizione con Change-Org, che ha al momento superato le 100.000 firme; inoltre, sabato 2 marzo, durante i lavori del Congresso del Partito Socialista Europeo a Roma, alcune attiviste dell’associazione hanno dato vita a una protesta contro l’appoggio dato dal partito socialista alla Direttiva europea. Direttiva che «senza stupro, senza molestie, senza un substrato culturale di genere non è ricevibile quindi deve non passare e non essere accettata e votata. Per questo saremo a Bruxelles e invitiamo tutto l’arco parlamentare italiano e poi europeo a respingerla», continua Ercoli.

La presidente dell’associazione si è rivolta anche a Elly Schlein: «abbiamo ascoltato con soddisfazione le sue dichiarazioni al termine del Congresso dei Socialisti Europei sulla questione del consenso. Tuttavia sappiamo che non basta. Serve un lavoro politico unitario dell’Italia perché non venga votata e approvata dal Parlamento Europeo una direttiva che oltraggia i diritti delle donne e le allontanerebbe ulteriormente da politica e istituzioni. Chiediamo al PD e a tutti i Partiti di opposizione e di Governo di incontrarsi per arrivare a una posizione unitaria e dimostrarsi concretamente dalla parte e donne lavorando con i colleghi d’Europa per non votare la Direttiva in Parlamento».

Da tempo anche Amnesty International è impegnata in questa battaglia e con una petizione che ha raggiunto più di 100.000 firme chiede al Ministro della Giustizia la revisione dell’articolo 609-bis del codice penale, in linea con gli impegni presi nel 2013, affinché qualsiasi atto sessuale non consensuale sia punibile.

L’associazione in vista dell’8 marzo ha anche lanciato un video che vede protagonisti Claudio Santamaria, Veronica Pivetti, Massimiliano Gallo e Beatrice Bruschi, unite nel ribadire l’importanza del concetto di consenso al fine di compiere un primo passo in avanti per prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica.

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