Economia

Pannelli solari: resistono il dominio cinese e la crisi europea

Il Paese asiatico si conferma tra le potenze principali del settore mentre l’industria europea fatica: dovrebbe tutelare i produttori e non può rischiare lo stop alle importazioni
Credit: EPA/WU HAO  

Tempo di lettura 3 min lettura
12 marzo 2024 Aggiornato alle 18:00

Tra la grande produzione della Cina e l’Inflaction Reduction Act degli Stati Uniti, che sostiene la produzione statunitense nella transizione ecologica, il mercato dell’industria fotovoltaica europea sta vivendo un momento di forte crisi, per cui è necessario trovare delle soluzioni.

Emblematiche, in questo senso, sono le parole del Segretario Generale dellEuropean Solar Manufacturing Council (Esmc) Johan Lindahl, che ha ribadito il bisogno di un sostegno politico e finanziario attivo per non perdere la maggioranza dell’industria manifatturiera europea del solare fotovoltaico. Non a caso, a gennaio 2024, l’Emsc ha inviato una lettera indirizzata alla Commissione europea nella quale si richiedeva un aiuto immediato e l’adozione di misure di emergenza.

Effettivamente, la situazione non è particolarmente florida, soprattutto se si tiene conto della forza produttiva della Cina: in solo 2 anni, infatti, è passata da una capacità installata di 400 gigawatt agli 800 gigawatt nel 2023, duplicandone la produzione.

Nel 2023, inoltre, sono stati installati 216 gigawatt di potenza, ovvero un valore 4 volte più alto rispetto a quello dell’Europa, registrando un incremento del 50% rispetto al 2022.

Ma non è tutto: ciò che rende la Cina competitiva sono anche i costi di investimento. Il costo d’investimento per la realizzazione di impianti produttivi di pannelli fotovoltaici in Italia e nell’Unione europea è tra 2,2 e 5,6 volte superiore rispetto a quello cinese e, inoltre, da gennaio 2023 a gennaio 2024 i prezzi si sono ridotti di circa il 50%.

Tra i diversi limiti della produzione europea, invece, troviamo sicuramente le tempistiche: possono essere necessari da 20 a 40 mesi affinché un nuovo impianto di produzione di pannelli fotovoltaici diventi operativo rispetto ai 12-24 mesi della Cina. Un altro limite è rappresentato anche dalla mancanza di personale altamente specializzato e qualificato richiesto nel settore fotovoltaico europeo.

Ovviamente, il tutto è aggravato dalla domanda estremamente alta e dai volumi di produzione di prodotti europei troppo piccoli.

Se, da un lato, l’Unione europea dovrebbe sostenere i produttori europei, dall’altro risulta ancora molto difficile chiudere i propri confini alle importazioni dall’estero. «Ci sono diverse proposte su come possiamo sostenere la nostra industria, ma chiaramente non possiamo chiudere i nostri confini perché abbiamo bisogno di pannelli solari», ha dichiarato la Commissaria europea per l’energia Kadri Simson sulla questione. Nessuna messa al bando, quindi, dei pannelli solari importati nell’Unione europea.

Tra i suggerimenti individuati dalla Simson in collaborazione con il Commissario europeo per il mercato interno e i servizi Thierry Breton per contrastare il problema, troviamo: l’utilizzo di maggiori aiuti statali nazionali per sostenere i produttori di energia solare, l’organizzazione di aste solari e programmi che sostengano i pannelli solari ad alto impatto ambientale e lavorativo.

Leggi anche
Pannelli fotovoltaici
di Redazione 2 min lettura
rinnovabili
di Alessandro Leonardi 3 min lettura