Ambiente

Ucraina: i pannelli solari aiutano la resistenza

Nonostante gli attacchi russi, il governo ucraino ha saputo evitare un collasso generale della rete elettrica puntando sulla diversificazione delle fonti energetiche. L’Ue ha promesso l’invio di 5.700 pannelli entro l’estate
Credit: Sergey Bobok/AFP
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29 maggio 2023 Aggiornato alle 08:00

Dall’ottobre del 2022 la Russia ha lanciato ripetuti attacchi missilistici per distruggere le infrastrutture energetiche dell’Ucraina, con l’obiettivo di fermare l’economia e la logistica del Paese.

La campagna militare ha comportato la distruzione di diverse centrali elettriche, stazioni di pompaggio dell’acqua e numerosi blackout/razionamenti che hanno coinvolto gran parte della popolazione. Ma nonostante i ripetuti bombardamenti, il governo ucraino ha saputo evitare un collasso generale della rete elettrica puntando alla diversificazione delle fonti energetiche e prendendo esempio dall’iniziativa di alcune realtà locali.

Durante uno dei più violenti attacchi condotti durante l’inverno, un impianto dell’acqua potabile ha saputo mantenere l’erogazione dei servizi grazie a una serie di pannelli solari installati sul tetto. In questo modo la fonte rinnovabile è diventata uno strumento per resistere contro le operazioni militari condotte da Mosca.

Seguendo l’esempio della stazione di pompaggio, numerosi enti, edifici e infrastrutture, fra scuole, ospedali, centri di governo e altri servizi essenziali, hanno iniziato a installare molteplici pannelli solari per rendersi autonomi energeticamente, dipendendo sempre meno dalla rete energetica nazionale.

«Prima che iniziasse la guerra, la gente pensava solo all’economia. Ora pensa alla sicurezza energetica», ha affermato Dmytro Sakalyuk, membro dell’organizzazione ambientalista ucraina Ecoclub Rivne.

Una priorità sottolineata anche da Kostiantyn Krynytskyi, responsabile del dipartimento energetico di Ecoaction, una delle principali organizzazioni ambientaliste ucraine: «Sarà molto più difficile distruggere questo tipo di sistema decentralizzato. Non puoi bombardare tutte le installazioni. E incrementare l’autosufficienza aiuterà. Ora abbiamo visto cosa significa la centralizzazione nel nostro sistema energetico».

L’accelerazione della costruzione di un sistema decentralizzato basato sui pannelli solari e altre fonti rinnovabili è diventata la nuova battaglia per salvare l’Ucraina e ottenere un modello energetico diverso, specialmente in vista del prossimo inverno.

Prima della guerra, nel 2020, solo l’11% della generazione elettrica era basata su fonti rinnovabili secondo i dati dell’International Renewable Energy Agency (Irea). Grazie ai nuovi obiettivi e le necessità poste dal conflitto in corso, il governo ucraino spera di arrivare ad avere 30 gigawatt di energia “verde” entro il 2030. Con un mix fra solare, eolico e gli impianti di energia nucleare, che dovrebbe coprire circa la metà del fabbisogno nazionale.

Per ottenere questo obiettivo di lungo termine andranno superate diverse difficoltà logistiche-energetiche indipendentemente dalla guerra in corso.

L’inverno in Ucraina è particolarmente lungo e la nazione è situata a una latitudine simile a quella del Canada, cosa che riduce le ore di luce giornaliere, specialmente nei mesi di dicembre e gennaio. Inoltre manca una legislazione chiara sulla materia e le risorse adatte per implementare velocemente le infrastrutture necessarie.

Nel frattempo l’Unione europea ha promesso l’invio dei primi 5.700 pannelli solari entro l’estate, con l’obiettivo di coprire 11.400 metri quadrati di tetti dei vari edifici pubblici ucraini. Questo progetto, denominato Ray of Hope, è garantito dalla società energetica italiana Enel, che fornirà pannelli solari fotovoltaici da 350 watt ciascuno, per una capacità totale di circa 2 MW.

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