Economia

Lavoro: la nuova priorità è il benessere

Il Rapporto Censis-Eudaimon fornisce un’analisi completa del mondo del lavoro e del welfare aziendale. I dati sul divario di genere e sulla gestione dei figli in Italia non è incoraggiante
Credit: cottonbro studio  

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5 marzo 2024 Aggiornato alle 09:00

Prosegue l’incremento degli occupati in Italia, che secondo i dati del 2022 sono circa 23,1 milioni: il dato più alto di sempre. A fornire, però, un’analisi completa del mondo del lavoro e dei lavoratori italiani è il VII Rapporto Censis-Eudaimon, Il welfare aziendale e la sfida dei nuovi valori del lavoro. L’analisi si focalizza su tutti gli aspetti principali del mondo lavorativo, a partire dai dati dell’occupazione fino ad arrivare alle nuove priorità dei lavoratori.

Occupazione

I dati sull’occupazione sono decisamente incoraggianti: gli occupati in Italia al 2022 sono 23,1 milioni, di cui 15,1 milioni sono dipendenti permanenti (65,3%), 3 milioni a termine (13,2%) e 5 milioni sono, invece, indipendenti (21,5%).

L’invecchiamento della forza lavoro, invece, non si ferma: i lavoratori di età compresa tra 15 e 34 anni sono il 22,6%, quelli tra 35 e 49 anni il 38,4%, quelli tra 50 e 64 anni il 36%, mentre i lavoratori con più di 64 anni rappresentano il 3%.

Occupazione femminile

Dal punto di vista del lavoro femminile, la situazione non è florida, soprattutto se si tiene conto delle donne con figli. Facendo un confronto di genere, infatti, notiamo che la percentuale di uomini lavoratori con figli raggiunge l’89,3% contro il 58,6% delle donne. Ma anche lasciando da parte la presenza dei figli, la situazione è la seguente: gli uomini lavoratori sono il 76,7% mentre le donne lavoratrici il 66,3%.

Questi dati dimostrano come ancora ci sia disparità a livello di genere nel nostro Paese. E non è tutto: se nel 2017 le convalide di dimissioni e risoluzioni consensuali dei genitori sono state 39.738, nel 2022 queste hanno superato il valore di 61.000. In particolare, le madri a presentare le dimissioni sono state 44,7 mila e i padri 16,7 mila.

Traducendo in percentuali: il 41,7% delle madri, contro il 2,8% dei padri, si sono dimessi per la difficoltà a conciliare il lavoro con la cura della prole per ragioni legate ai servizi di cura. Il 21,9% delle madri e il 4,3% dei padri per la difficoltà nel conciliare lavoro e cura dei figli per ragioni legate all’azienda in cui lavora.

Facendo un confronto con gli altri Paesi dell’Unione europea, si nota subito come il nostro Paese sia ancora decisamente indietro su questo tema: le donne con figli occupate in Germania sono il 75,4%, in Francia il 76,7%, in Grecia il 62,6% e in Spagna il 70,4%.

Le priorità

Il cambiamento di questi ultimi anni ha riguardato, inevitabilmente, anche la concezione del lavoro stesso e le priorità dei lavoratori. È, infatti, emblematica la percentuale raccolta dall’analisi: l’87,3% degli occupati sostiene che fare del lavoro il centro della propria vita sia un errore.

Si registra, dunque, un vero e proprio cambiamento di approccio nei confronti del lavoro tanto che il 67,7% degli occupati in futuro vorrebbe ridurre il tempo dedicato all’attività lavorativa. Il 30,5% degli occupati dichiara esplicitamente che nel lavoro si impegna solamente lo stretto necessario rifiutando straordinari e chiamate al di fuori dell’orario lavorativo.

Il benessere, dunque, diventa prioritario. Questo deriva anche dalle frequenti emergenze che dal 2020 in poi hanno colpito la nostra società. Il 56,5% degli occupati italiani, infatti, dichiara che nell’ultimo triennio ha modificato le proprie abitudini di vita e l’82,8% degli italiani è più attento rispetto al passato al proprio benessere psicofisico, alla sua salute, alla gestione dello stress e alle relazioni.

Il tempo libero, dunque, si rivela estremamente prezioso per il lavoratore italiano, dal momento che contribuisce all’aumento della qualità della vita. Un dato che fa riflettere riguarda, infatti, il 28% degli occupati, i quali hanno deciso di rinunciare a un lavoro migliore rispetto a quello attuale perché la sede era troppo distante dalla propria abitazione. Uno stipendio più alto, quindi, non è più la priorità assoluta.

Welfare aziendale

La rivoluzione nel mondo del lavoro ha portato nuovamente alla ribalta il concetto di welfare aziendale, ovvero l’insieme di tutte le iniziative, i benefit e i piani messi in atto dal datore di lavoro per migliorare la qualità di vita e di lavoro del dipendente.

Attualmente, l’81,8% degli occupati dichiara di sapere cosa sia il welfare aziendale mentre nel 2018 la percentuale si attestava al 60,2%. In particolare, l’84,2% sottolinea la necessità di introdurlo o di potenziarlo.

Ultimo dato: il 72,4% dei lavoratori vorrebbe un welfare aziendale personalizzato per il supporto nell’affrontare eventuali problemi con la sanità, la previdenza oppure la scuola dei figli, che renderebbe l’azienda come un vero e proprio sostegno e un supporto anche nella vita privata. E ciò contribuirebbe al benessere del singolo lavoratore, con un riflesso positivo anche sulle sue prestazioni lavorative. Insomma, ascoltare i lavoratori conviene a tutti, anche all’azienda.

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