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Tutto quello che avresti voluto sapere sul mercato tutelato ma non hai mai osato chiedere: parla Annalisa Corrado

La Svolta incontrerà l’ingegnera meccanica durante l’evento Il futuro nelle nostre mani, al festival del Giornalismo di Verona (1 marzo). Ma intanto le abbiamo fatto domande difficili, per avere risposte facili da capire, sulle aste per la fine della tutela
Annalisa Corrado
Annalisa Corrado
Azzurra Rinaldi
Azzurra Rinaldi economista
Tempo di lettura 8 min lettura
28 febbraio 2024 Aggiornato alle 06:30

Annalisa Corrado si autodefinisce come ingegnera meccanica, ecologista, autrice inquieta. Io ho il grandissimo onore di poterla chiamare amica.

È per questo che, di fronte a questa rivoluzione che è rappresentata dalle aste per la fine della tutela, ho voluto parlarne con lei, che possiede non solo le competenze, ma anche la visione necessaria per aiutarci a comprendere cosa avverrà.

In 100 capoluoghi italiani si sono chiuse le aste per il passaggio dei cosiddetti clienti non vulnerabili dal mercato tutelato a quello delle tutele graduali. Il tema è ostico, ma aiutaci a capire: le aste per la fine della tutela aiutano i cittadini oppure no?

Le aste per la fine della tutela aiutano una porzione di cittadini, che è la parte che è rimasta sul mercato tutelato (o che deciderà di rientrarvi prima di giugno, avendone diritto): una porzione che potrebbe divenire via via più sottile, perché, da quando si è iniziato a parlare di aste, la pressione per portare i consumatori sul mercato libero abbandonando spontaneamente il regime di tutela è stata potentissima. È possibile che i 4 milioni e mezzo di utenti della tutela, censiti al momento delle aste, siano già sensibilmente diminuiti.

Le aste sono andate piuttosto bene: i venditori hanno fatto delle offerte su una voce fissa addirittura negativa, quindi più bassa rispetto a quella che si sarebbe pagato sul mercato tutelato. Va precisato, in ogni caso, che una parte di questo “sconto” rispetto agli oneri sostenuti in bolletta dagli utenti del tutelato era pienamente prevedibile, perché si riferisce alla quota che veniva (e viene) versata ai venditori per coprire il “prezzo di commercializzazione e vendita”, vale a dire l’attività di marketing per acquisire clienti dalla tutela e portarli sul libero mercato. Questa quota fissa sarebbe comunque venuta meno al decadere della maggior tutela.

La seconda parte dello sconto la potremo valutare solo alla fine del percorso, essendo un valore dinamico, dipendente da quanti utenti (e in quali zone) avranno respinto le lusinghe del mercato libero, alla fine della tutela. Quindi è evidente che se i numeri dei clienti nelle diverse zone varieranno, potrà variare anche questo fattore γ, un valore che ora non è definitivo.

Chi sono i reali beneficiari?

Devo necessariamente fare una precisazione. In questo momento si parla di tre tipologie contrattuali differenti: quella “dei clienti sul mercato tutelato”, quella “dei clienti nel mercato libero” e infine quella dei “clienti che saranno sul regime a tutele graduali”. I clienti sul mercato libero hanno tariffe che sono l’esito di pure dinamiche di mercato; i clienti del mercato tutelato sono invece quelli che beneficiano di tariffe fissate dall’Autorità di regolazione; i clienti a tutele graduali sono quelli che vengono traghettati nel passaggio dalla maggior tutela al mercato libero.

Quest’ultima tipologia è quella che è stata oggetto delle aste e che riguarderà esclusivamente i clienti che saranno rimasti (o rientrati) sul tutelato fino alla fine. I contratti emersi dalle aste, infatti, riguarderanno solo la terza categoria (tutele graduali) e sono estremamente diverse dalle offerte che gli stessi operatori offrono sul mercato libero. Proprio a questo proposito, non va perso di vista un fatto che quelli che gridano al trionfo del libero mercato fingono di non sapere: le aste hanno fatto emergere contratti che saranno disponibili solo ed esclusivamente per chi non si muoverà dal mercato tutelato (o vi farà ritorno) e a luglio verrà “spacchettato” sui venditori che si sono aggiudicati le aste medesime. Per tutti gli altri utenti del libero, anche se clienti degli stessi venditori che si sono aggiudicati le aste, questo contratto non ha o avrà alcun effetto.

Cosa succederà quando il regime del mercato tutelato finirà?

I contratti spuntati per tutele graduali sono più bassi dei contratti sul mercato tutelato e questi ultimi sono più bassi, per quanto al momento ci è dato di sapere, della larghissima maggioranza di quelli del mercato libero. Questo significa che gli stessi venditori che sono riusciti a fare offerte più basse per le aste, propongono contratti molto più alti sul mercato libero. I dati che abbiamo, seppur non completi per il 2023, ne sono la prova. Secondo Arera nell’anno 2023 quasi il 95% di coloro che sono usciti dal mercato tutelato per andare nel mercato libero hanno pagato molto di più la bolletta (come anche coloro che hanno cambiato operatore sul mercato libero). I dati completi relativi al 2023 non sono ancora stati resi disponibili e questo è un problema serio, perché non è un anno qualunque e, a maggior ragione in un passaggio così delicato, bisognerebbe avere piena contezza di cosa sia avvenuto a valle del 2022 e poter fare chiarezza.

Quali sono le domande che è necessario porsi, quindi?

Se gli operatori del mercato libero sono riusciti a fare delle offerte così basse per aggiudicarsi le aste, può significare solo due cose: o che sono disposti a rimetterci pur di accaparrarsi i clienti dei lotto, ma è un’ipotesi molto “forte” visto che i contratti “in perdita” durerebbero comunque 3 anni, o che hanno una marginalità sufficientemente elevata da permettersi di scendere così tanto.

Cosa differenzia i contratti a tutele graduali garantiti dalle aste e i contratti disponibili sul libero mercato? Nel libero mercato che ruolo ha la concorrenza tra gli operati nell’aumento-diminuzione dei prezzi?

La differenza è abissale tra i due contratti. Sul mercato libero gli operatori hanno comunque la possibilità di fare delle modifiche unilaterali dei contratti e quindi di fatto non c’è nessuna reale garanzia per il consumatore di vedere applicato quello che ha sottoscritto al momento dell’ingaggio. Il contratto a tutele graduali per obbligo di legge per aggiudicarsi le aste ha una durata di tre anni dalla fine della tutela. Sono, quindi, contratti molto differenti. La cosa interessantissima, affermata da Arera nelle ultime comunicazioni, è il fatto che un consumatore che ora è in un mercato libero ha il diritto di rientrare nel regime tutelato, come detto poco fa. Questo è positivo perché chi è sul mercato libero, che nella maggior parte dei casi paga di più, può rientrare per qualche mese nel mercato tutelato. Al termine di questi mesi può confluire nei contratti a durata di tre anni. C’è, quindi, una sorta di protezione a cui è ancora possibile accedere, anche se alla fine di questa non ci sarà più nulla del genere.

Grave è stato, invece, aver voluto insistere nel fare le aste, in una situazione internazionale delicata e incerta. Questo è di fatto significato distruggere l’unico sistema che c’era che permetteva di avere una contezza delle spese dei consumatori in un settore fondamentale come quello dell’energia. Perderemo definitivamente, così, un Benchmark utile per avere un’idea di come il mercato libero si sta comportando. Non siamo, se facciamo un’analisi, in un mercato libero ma in una sorta di Oligopolio. In questo momento c’è scarsa chiarezza e siamo crivellati da offerte non trasparenti, che chiedono incessantemente di uscire dal mercato tutelato, anche da parte di quegli stessi soggetti che si sono aggiudicati le aste (alzi la mano chi non ha avuto la sensazione di essere letteralmente assediato dai venditori, con telefonate persino aggressive e truffaldine).

Ci sono contratti incomparabili, bollette incomprensibili, un mercato immaturo e nessuna strategia o piano chiaro per uscire dalla dipendenze dalle fonti fossili, in particolare dal gas metano. Quest’ultimo è esattamente il motivo per cui abbiamo visto il drammatico peggioramento del mercato a partire dal 2021, esploso poi a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina nel 2022. Anche se ora i mercati sembrano essersi nuovamente stabilizzati, non possiamo non considerare che siamo adesso in balia anche del Gnl, gas liquefatto (più costoso per definizione) che arriva via mare, i cui mercati sono ancora più volatili e instabili. Non solo abbiamo distrutto l’unico meccanismo attraverso il quale lo Stato poteva sorvegliare, monitorare e controllare dei contratti, uccidendo il Benchmark, ma addirittura lo abbiamo fatto in un momento storico in cui i mercati sono ancora meno prevedibili e in cui anche l’agenzia europea dei regolatori ha segnalato più volte che nel nostro mercato qualcosa non funziona. Continuiamo infatti a pagare molto, nonostante la crisi si sia abbassata e nonostante negli altri Paesi si paghi molto meno, a seguito di interventi regolatori che qui non si sono visti.

Che cosa devono augurarsi i cittadini per pagare meno?

La questione è: non abbiamo un piano. C’è l’assenza di una strategia complessiva. Le risorse fossili sono quelle che hanno portato le bollette a esplodere, ma noi non stiamo facendo assolutamente nulla per uscire da questa situazione, come anche vorrebbero gli accordi internazionali che abbiamo sottoscritto per il contenimento delle emissioni di gas serra e per la progressiva decarbonizzazione del nostro sistema produttivo. Non c’è un piano industriale, non c’è un piano strategico, come abbiamo più volte segnalato, anche in relazione al Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, che è uno strumento del tutto insufficiente. Noi avevamo chiesto del tempo. Tempo per ridefinire le regole del libero mercato, per rendere trasparenti le offerte prima e la lettura delle bollette dopo, e per fare le opportune verifiche con l’Antitrust per contrastare questo regime di commercializzazione aggressiva. Ci sono altri Paesi come la Francia o la Germania che hanno realizzato degli strumenti di tutela dei consumatori, che da quando sono entrati in funzione hanno permesso di mantenere bassi gli importi delle bollette. L’Italia non ha agito. L’unica cosa che è stata fatta è relativa al 2022 quando il Governo Draghi ha impedito la modifica unilaterale dei contratti nel mercato libero, per un anno. Azione che spiega il perché in quell’anno il mercato libero era sotto la tutela.

La direttrice de La Svolta, Cristina Sivieri Tagliabue, e Annalisa Corrado (moderate da Luca Fiorin, giornalista de L’Arena) parteciperanno all’incontro Il futuro nelle nostre mani, al festival del Giornalismo di Verona, il primo marzo alle 10:30.

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