Futuro

AI: chi ha un ruolo di leadership vive più a lungo

Secondo Life2Vec, un sistema di intelligenza artificiale sviluppato della Technical University of Denmark, i fattori che possono condurre più facilmente a una morte prematura sono l’essere maschio, avere un disturbo mentale e un reddito basso
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13 marzo 2024 Aggiornato alle 09:00

Le persone che svolgono una professione in cui ricoprono il ruolo di leader hanno un’aspettativa di vita più alta.

Ad affermarlo è lo studio Using sequences of life-events to predict human lives, pubblicato di recente su Nature Computational Science su un campione di individui di età compresa tra i 35 e i 65 anni.

Queste persone avevano chiesto a Life2Vec, un sistema di intelligenza artificiale sviluppato dai ricercatori della Technical University of Denmark, di prevedere chi sarebbe sopravvissuto.

Quello che è emerso è che i fattori che possono condurre più facilmente a una morte prematura sono l’essere maschio, avere un disturbo mentale e un reddito basso.

Al contrario, ciò che può influenzare in modo positivo le aspettative di vita è proprio il lavoro: in particolare, chi ha un ruolo di leadership è più incline a vivere di più.

In effetti, la carriera professionale di un individuo, insieme con lo stile di vita, ha un impatto significativo sulla sua longevità. Lo evidenzia il rapporto annuale dell’Inps del 2023, secondo cui, in media, un operaio ha una durata di vita inferiore di ben 5 anni rispetto a una persona che ha un incarico dirigenziale.

Life2Vec riesce così a prevedere l’aspettativa di vita: si tratta di un sistema basato su un algoritmo in grado di individuare l’anno e i motivi della morte di un individuo con un’accuratezza pari al 78%. Attraverso una rete neurale di deep learning, Life2vec riesce a esaminare l’evoluzione e la prevedibilità delle vite umane partendo da una serie di dati relativi alle caratteristiche sociodemografiche della popolazione.

Questo modello, che opera grazie a un sistema simile a quello di ChatGPT, è in grado di organizzare sistematicamente le informazioni e di prevedere lo sviluppo lineare degli eventi nella vita di un individuo.

La tecnologia è stata addestrata sulla base di sequenze di eventi dettagliate e riesce ad analizzare dati complessi. Il beneficio potrebbe riguardare settori come la salute pubblica o aspetti sociali: le ricerche sono state effettuate attingendo a un set di dati di tutta la popolazione della Danimarca (16 milioni di persone) che include informazioni sugli eventi della vita relativi a istruzione, occupazione, reddito, indirizzo e orario di lavoro, i quali sono registrati quotidianamente. Sono presenti inoltre dati relativi alle informazioni sanitarie: queste comprendono registrazioni di visite a operatori sanitari o ospedali, diagnosi, tipo di paziente e urgenza.

Il modello, per la verità, sembra essere talmente all’avanguardia che permette di prevedere diversi aspetti della vita umana, che vanno dalla mortalità precoce alle sfumature della personalità. L’apprendimento profondo e automatico, basato appunto sull’AI, consente ai ricercatori di scoprire potenziali meccanismi che incidono sui risultati della vita, nonché le possibilità associate per interventi personalizzati.

Come si legge in un articolo di SecureNews, secondo Sune Lehmann, una delle autrici dello studio, «scientificamente, quello che è interessante, non è tanto la previsione in sé, ma vedere come i dati riescono a fornire risposte precise».

I ricercatori, infatti, hanno scoperto che le previsioni di Life2vec sono più accurate dell’11% rispetto a quelle di qualsiasi altro modello di AI utilizzato per prevedere le aspettative di vita. Una importante applicazione di Life2vec potrebbe essere proprio quella di potenziare quell’aspetto che fa riferimento agli elementi che aiuterebbero le persone a vivere più a lungo e meglio (questo è già in parte sviluppato, considerando che il reddito e la carica di leadership sono già emersi come cruciali per una vita più prospera).

Sembra che le potenzialità e le possibili applicazioni, dunque, siano molto ampie. Tuttavia, da tenere in considerazione sono anche le questioni etiche, che stanno preoccupando alcuni esperti. Youyou Wu, Psicologa dell’University College di Londra, avverte che l’impiego di algoritmi per anticipare eventi futuri, se utilizzato in modo inappropriato o con l’obiettivo di influenzare decisioni che incidono sulla sicurezza sociale e professionale delle persone coinvolte, potrebbe generare conseguenze negative.

Al momento questi test, seppur già così precisi, sono interessanti sociologicamente per misurare limiti e intenzioni degli esseri umani. «Anche se utilizziamo la previsione per valutare la validità di questi modelli, lo strumento non dovrebbe essere usato per effettuare previsioni su persone reali», è il pensiero di Tina Eliassi-Rad, Professoressa di Informatica presso la Northeastern University.

Per ora nessuno dei partecipanti alla ricerca ha avuto accesso ai risultati delle previsioni e il sistema di AI non è stato ancora messo a disposizione dei cittadini.

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