Culture

Un libro scritto in parte con ChatGPT ha vinto un premio letterario

The Tokyo Tower of Sympathy di Rie Kudan si è aggiudicato l’Akatugawa Prize, uno dei più importanti premi letterari del Giappone, suscitando commenti positivi ma anche molte polemiche
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17 febbraio 2024 Aggiornato alle 18:00

Si è tenuta a gennaio la cerimonia annuale di assegnazione dell’Akatugawa Prize, uno dei premi letterari più importanti e prestigiosi di tutto il Giappone. Istituito nel 1935, quest’anno è spettato a un romanzo di fantascienza redatto dalla giovane scrittrice Rie Kudan che lavora quotidianamente presso la Prefettura di Chiba ma ha da sempre coltivato la passione per i libri e la scrittura.

L’opera, il cui titolo tradotto in inglese è The Tokyo Tower of Sympathy, narra la storia di una torre progettata da un architetto non molto convinto di realizzare un centro di riabilitazione e reintegrazione sociale per persone che hanno commesso diversi crimini.

Gli eventi si svolgono nella capitale giapponese, ritratta come una città all’avanguardia e futuristica in cui occupa un ruolo essenziale la tecnologia nelle sue varie forme.

In particolare, come spiega anche l’articolo del quotidiano indiano The Economic Times, l’intelligenza artificiale è l’argomento ricorrente del romanzo ma non solo.

La scrittrice, infatti, dopo la vittoria ha rivelato di aver fatto uso di ChatGPT per la stesura di alcuni capitoli, precisando però che solo «circa il 5% del libro cita alla lettera le frasi generate dall’intelligenza artificiale».

Rie Kudan ha spiegato anche di essersi rivolta allo strumento innovativo di OpenAI per comprenderne meglio le potenzialità e il livello di correttezza delle innumerevoli parole che possono essere generate da questo nuovo modello di linguaggio. Una missione che si può dire compiuta visto che la giuria ha considerato il testo impeccabile e senza difetti, capace di generare un dibatto costruttivo e uno scambio di idee e opinioni tra la collettività.

La stessa autrice ha ammesso di essere rimasta talmente affascinata dalla chatbot in questione da voler continuare a utilizzarla per dare libero sfogo alla propria creatività e produttività, soprattutto in campo letterario.

Eppure le sue frasi, insieme alle considerazioni della commissione, sono state oggetto a forti critiche, in merito al fatto che l’utilizzo dell’intelligenza artificiale potrebbe aver generato per lei un vantaggio a discapito di altri concorrenti che non ne hanno fatto uso.

Non una novità, visto che l’avversione nei confronti dell’AI nel settore artistico e dell’editoria è in atto già da qualche tempo.

Proprio dopo poco la nascita di ChatGPT, alcuni nomi di spicco come George Raymond, Richard Martin e John Grisham, hanno presentato un’istanza in tribunale a sfavore del suo utilizzo perché violerebbe il diritto d’autore di molte opere già pubblicate e fruibili alle lettrici e ai lettori. Secondo il loro parere, l’intelligenza artificiale potrebbe danneggiare soprattutto nel lungo periodo la figura professionale dello scrittore.

Nonostante le critiche, l’intelligenza artificiale si sta facendo piuttosto largo nel settore editoriale. Basti pensare, a esempio, che da febbraio 2023 si possono trovare su Amazon oltre 500 libri scritti grazie all’utilizzo di ChatGPT ma anche di Midjourney, un altro programma dell’intelligenza artificiale usato per elaborare diverse figure e descrizioni testuali.

Stiamo assistendo, dunque, a un graduale cambiamento nelle modalità di stesura dei libri moderni? Al momento non esiste una risposta certa ma sicuramente il caso di Rie Kudan è un ottimo punto di partenza per svariate riflessioni, attuali e future.

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