Futuro

LignoSat: il satellite in legno per ridurre l’inquinamento spaziale

Tra i vantaggi della sonda, realizzata dagli scienziati della Kyoto University e che verrà lanciata in orbita entro la fine dell’anno: la capacità di bruciare completamente quando entra nell’atmosfera terrestre, senza rilasciare sostanze nocive o detriti

Credit: Kyoto universiy 
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15 marzo 2024 Aggiornato alle 17:00

Lo spazio ha bisogno di una “ripulita” da tutti i satelliti ormai obsoleti e oggi diventati spazzatura spaziale che aumentano il rischio di collisione, oltre a rappresentare un serio problema ambientale. Si stima ci siano già in orbita più di 100 trilioni di pezzi di vecchi satelliti.

Una soluzione sostenibile è stata trovata dai ricercatori della Kyoto University con LignoSat: una sonda in legno, grande all’incirca come una mano, che è stata portata sulla Stazione spaziale internazionale (Iss).

I risultati di questo progetto internazionale hanno confermato l’elevata durabilità del legno, il cui deterioramento è minimo. Diverse tipologie di questo materiale sono state testate e i campioni selezionati per il satellite artificiale (tra cui anche il legno di ciliegio giapponese) sono stati mandati nello spazio per 10 mesi.

Nonostante l’esposizione a intensi raggi cosmici e particelle solari oltre che ai significativi sbalzi di temperatura, il legno non ha subìto nessuna decomposizione o deformazione come crepe, desquamazioni o danni superficiali.

La tipologia che ha reagito meglio rispetto alle altre è il legno di magnolia, o Hoonoki in giapponese, che si è rivelato ideale: ora i ricercatori, impegnati a organizzare il lancio del primo satellite in legno entro la fine dell’anno, si stanno concentrando nello studio delle modalità di degradazione del materiale una volta terminato il suo utilizzo.

Ma perché proprio il legno? Ovviamente è un materiale la cui produzione è decisamente più sostenibile e, inoltre, il suo smaltimento, quando entra nella parte superiore della atmosfera terrestre, è totale. Questi satelliti, infatti, potrebbero avere diversi vantaggi rispetto a quelli tradizionali fatti in metallo: il legno brucia completamente quando entra nell’atmosfera terrestre e non rilascia sostanze nocive o detriti nel processo.

Lo studio Metals from spacecraft reentry in stratospheric aerosol particles, il cui primo firmatario è Daniel Murphy dei laboratori di chimica del National Oceanic Atmospheric Administration, ha rilevato che l’alluminio e i metalli di residui spaziali sono presenti in circa il 10% delle particelle di aerosol nella stratosfera. Secondo la ricerca, questo numero potrebbe crescere fino a circa il 50% a seconda di quanti satelliti vengono lanciati in orbita terrestre bassa (Low Earth Orbit, Leo). I ricercatori hanno avvertito che queste particelle potrebbero danneggiare lo strato di ozono della Terra.

«Tutti i satelliti che rientrano nell’atmosfera terrestre bruciano e creano minuscole particelle che galleggiano nell’atmosfera superiore per molti anni», ha dichiarato Takao Doi, astronauta giapponese e ingegnere aerospaziale alla Kyoto University; tutto questo, «alla fine, influenzerà l’ambiente della Terra».

La capacità del legno di resistere a condizioni simulate in orbita terrestre bassa, cioè tra i 300 e i 1.000 km di altitudine, era già nota grazie alla prima fase di ricerca guidata dal professore Koji Murata dell’università giapponese, i cui risultati hanno permesso la seconda fase di test: il legno di magnolia nello spazio.

«Quando si usa il legno sulla Terra, ci sono i problemi dovuti al fatto che potrebbe prendere fuoco, alla decomposizione e alla deformazione, ma nello spazio questi problemi non ci sono: non c’è ossigeno nello spazio, quindi non brucia e nessuna creatura vivente vive in essi, quindi non marciscono», ha detto Murata in un’intervista alla Cnn.

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