Ambiente

Per fare un tavolo, ci vuole il legno

Quasi dimenticato causa acciaio e cemento, il legno sta ritornando una materia importante. Perché?
Credit: Feina
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25 ottobre 2022 Aggiornato alle 16:00

Sin dalle origini l’uomo ha avuto bisogno di un luogo in cui ripararsi dalle intemperie e il primo materiale utilizzato per la costruzione della “capanna primitiva” era il legno. Questo tema è stato trattato per la prima volta da Vitruvio nel De Architectura. Libri X, il suo trattato iniziato nel 33 a.C. e dedicato ad Augusto, ed è oggi di stretta attualità rientrando nel più ampio rapporto fra architettura e natura, e quindi sul rapporto uomo-natura.

Agli inizi degli anni ’80, in Giappone, nasce Shinrin-yoku, la pratica terapeutica per migliorare la salute delle persone con un bagno nella foresta, pratica sempre più diffusa anche in Italia: è ormai scientificamente provato che le sostante rilasciate dagli alberi per proteggersi dai parassiti sono un’importante risorsa per rafforzare l’organismo.

Oggi il tema diventa cruciale perché se da un lato si comprende l’importanza di questo primigenio rapporto con la natura, dall’altro bisogna fare i conti con i cambiamenti climatici e anche con la crescita demografica dei principali Paesi di sviluppo: secondo il gruppo internazionale di esperti delle risorse naturali istituito dall’Onu, 2,4 miliardi di persone si trasferiranno nelle città e per accoglierle bisogna necessariamente ripensare in chiave sostenibile il modo di progettare e costruire abitazioni.

Per questo si rende necessario un ripensamento delle tecnologie utilizzate sino a ora per costruire abitazioni, e la chiave del cambiamento potrebbe essere un ritorno all’utilizzo del legno.

Accantonato negli ultimi due secoli, a favore di acciaio e cemento, con l’emergere dei problemi ambientali legati alla produzione del materiale da costruzione, il legno sta riacquisendo una centralità che la storia gli ha sempre riconosciuto.

Ad Amsterdam nel 2025 nascerà il Mandela Buurt, un intero isolato con abitazioni di edilizia sostenibile che permetterà una riduzione di 220.000 tonnellate di CO2, equivalenti alle emissioni medie di 22.000 famiglie.

Non bisogna dimenticare che il comparto edilizio produce il 39% di inquinamento globale, e anche su questo tema, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica, si lavora per rendere “pulita” l’industria del cemento.

Per rispondere a queste problematiche di inurbamento e sostenibilità, come emerge dalla ricerca di dottorato svolta al Politecnico di Milano e a TU Wien di Vittorio Salvadori, “l’unico materiale strutturale che può contrastare la futura richiesta di edifici è il legno”.

Sul lavoro infatti si legge che il legno è “sostenibile, rinnovabile, a zero impatto ambientale” e che queste sono “alcune delle sue qualità che lo devono far considerare come la soluzione possibile”, anche perché sul piano tecnologico con il legno non esistono più limiti.

Nel 2019 è terminata la costruzione, a Vienna, del grattacielo in legno altro 84 metri distribuiti su 24 piani: un’icona europea di architettura sostenibile, efficienza energetica, prefabbricazione e uso oculato delle risorse.

Ma il primato dell’edificio in legno più alto del mondo è di quest’anno e si trova negli a Milwaukee (Usa): 25 piani, di cui 19 residenziali, in una torre in legno massiccio alta quasi 87 metri.

Progettata da Korb & Associates Architects, con la collaborazione di Thornton Tomasetti per la parte strutturale, la costruzione del grattacielo verde è durata due anni e ha battuto di poco più di 1 metro il precedente record di edificio in legno più alto: il Mjøstårnet in Norvegia, completato nel 2019.

Questi edifici seguono la rivoluzione di quello che viene chiamato, come spiegato da Salvadori in occasione del Timber Forum organizzato la scorsa settimana a Lazise da Assolegno, CasaClima & Habitech, “legno ingegnerizzato”.

Come spiega ancora Salvadori, sussistono due punti cruciali: «da un lato, ovunque c’è la ricerca di nuove strategie per progettare e costruire la società con materiali a base naturale e minore impatto sull’ambiente. Dall’altro, assistiamo anche a un tentativo di ripensare in chiave moderna le conoscenze del costruire in legno, antiche e uniche per ogni Paese».

Questi tentativi partono ovviamente anche dagli interessi degli stakeholder che spingono affinché il legno sia il materiale prediletto per ragioni prioritariamente di sostenibilità, o per le caratteristiche insite nelle costruzioni a secco (quella costruzione che non prevende l’uso di materiali umidi come il cemento): in primis la velocità di esecuzione del cantiere - bisogna congiungere parti che arrivano in cantiere finite e pronte all’uso senza fare getti di cemento - e poi la riduzione degli impatti ambientali sull’intera filiera produttiva – il legno è una risorsa che cresce e produce energia pulita anziché rifiuti con un basso livello di carbon footprint.

Quindi, come abbiamo visto, dalla costruzione di una casa alla scelta di una marmellata si può sempre essere sostenibili. Persino con una app si possono ridurre le emissioni: basta volerlo!

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