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Milano è davvero sul podio delle città più inquinate del mondo?

Classifiche di enti privati da una parte, risposte piccate del sindaco Sala dall’altra. Sulla qualità dell’aria, e la salute dei cittadini, c’è un divario di informazioni che ha bisogno di ben altro: politiche costanti, e ben comunicate, per capire davvero come affrontare il problema
Milano
Milano Credit: EPA/MOURAD BALTI TOUATI  

Tempo di lettura 6 min lettura
19 febbraio 2024 Aggiornato alle 14:10

Viviamo in tempi in cui mentre la crisi del clima corre sempre più veloce la nostra capacità di attenzione si riduce. Tutto viene raccontato attraverso video di pochi secondi, tutorial lapidari per imparare a vivere e soprattutto classifiche, tante classifiche.

Chi non si è imbattuto nelle “dieci cose da fare per…” oppure i “venti formaggi più buoni al mondo” o ancora la graduatoria delle star più pagate o delle razze canine “migliori”?

Elenchi che vorrebbero aiutarci, in maniera quasi istantanea, a decifrare le informazioni. Quando si parla di clima, degrado ambientale e inquinamento, fattori che stanno portando gli ecosistemi mondiali e di conseguenza l’umanità verso un sempre più rapido declino, è però fondamentale capire le fonti, da dove provengono i dati. E avere più informazioni possibili, precise, per capire cosa sta accadendo.

Per dire: quando si parla degli anni più caldi della storia, come è stato il 2023 e come potrebbe essere il 2024 visti le cifre già sbalorditive di gennaio, i dati di riferimento sono quelli degli scienziati del servizio climate change di Copernicus e le sue osservazioni satellitari, oppure della Nasa e del Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration), o ancora, a seconda dei report, degli scienziati dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change).

Così come, parlando degli impatti dello smog e dell’inquinamento dell’aria, sono gli scienziati dell’Agenzia europea per l’ambiente a dirci che nell’Ue nel 2021 circa mezzo milione di persone è morto a causa dell’aria tossica, dell’inquinamento. Tra cui nell’ordine: 253.000 morti premature per concentrazioni di particolato fine Pm 2,5 che hanno violato i limiti massimi delle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, 52.000 decessi dovuti a livelli eccessivi di biossido di azoto e 22.000 decessi per esposizione a breve termine a livelli eccessivi di ozono.

Dietro, prima di sbilanciarsi nel diffondere determinati dati, c’è un lungo lavoro di ricerca e analisi e le affermazioni finali che vengono rilanciate sono quelle che dovrebbero fornirci uno strumento per comprendere ciò che sta accadendo, per adattarci e per impegnarci a programmare un futuro differente.

Ecco perché i titoli apparsi in queste ore su molti giornali, “Milano terza città più inquinata del mondo”, non aiutano molto a decifrare davvero il problema.

La notizia è stata data basandosi sulla classifica stilata dal sito svizzero di IQAir, società che commercia purificatori d’aria, mascherine, monitor per rilevare i valori dello smog e altro ancora. Al momento della stesura di questo articolo, andando a controllare la classifica di lunedì mattina, Milano risultava persino la “seconda città più inquinata al mondo”, dietro solo a Delhi, in India. Per stabilirlo viene usato il valore “US AQI”, in questo caso pari a 176, cifra che si basa principalmente sulle concentrazioni di particolato Pm 2.5, inquinante che nel capoluogo lombardo secondo i dati svizzeri è a 103µg/m³, ovvero circa venti volte i limiti indicati dall’Oms. Le fonti dati indicate da IQAir sono Regione Lombardia (due stazioni), IQAir stessa, una serie di collaboratori (persone che mettono a disposizione i valori del proprio rilevatore) e PurpleAir. L’attendibilità dei dati usati per stabilire la classifica, che vede Milano ai primi posti al mondo su centinaia di città sopra i 300.000 abitanti, non ha un rigoroso valore scientifico (come potrebbe essere a esempio la combinazione delle stazioni di rilevamento Arpa), non utilizza strumenti conformi o pari ai metodi di riferimento indicati dalle normative europee e si riferisce a uno specifico inquinante in un determinato momento, senza tracciare il quadro generale.Lo stesso titolo, per dire, “Milano è la terza città più inquinata del mondo” è quello apparso anche nel marzo 2023 su molti media, sempre basato sui dati IQAir, contestati per la loro reale attendibilità (più che altro quella delle classifiche) da diversi siti, tra cui un bell’approfondimento pubblicato su Wired. Stabilire solo con alcuni valori il fatto che Milano sia attualmente ai primi posti delle classifiche mondiali, sopra perfino a Lahore, Kolkata o Chengdu, ha un valore poco scientifico ma molto d’impatto a livello di reazioni (anche emotive) fra i cittadini. Viene però da chiedersi: queste classifiche ci aiutano davvero a comprendere il problema?

I milanesi, così come i cremonesi o i parmigiani, sanno bene che l’aria respirata in Pianura Padana è tra le peggiori d’Europa e causa di malattie respiratorie e problemi cardiovascolari: lo testano sulla loro pelle e sui loro polmoni. Così come sanno (talvolta poco) che in ogni città esistono politiche, dai blocchi del traffico sino alla piantumazione, dalle misure sul riscaldamento fino a quelle sulle industrie, atte a tentare di contenere determinati valori, quelli che però in giorni “picco” dovuti all’orografia del territorio e la presenza delle Alpi, l’aumento delle temperature e la siccità, danno poche risposte alle punte massime di smog, davvero pericolose, che si possono toccare ogni anno. Ci sono in determinati giorni, ma non sempre. Se volessimo continuare a osservare i dati IQAir, nella classifica 2017-2022 delle città più inquinate in base alla concentrazione media annua di Pm 2.5, Milano si piazza al 531esimo posto, ben lontana dal podio attuale, per dire.Significa che la città lombarda non soffre di aria tossica e inquinata?

Niente affatto. Significa che dovremmo guardare ai valori massimi da notizia, come quelli di questi giorni, oppure a quelli più contenuti di una media di cinque anni? Il sindaco di Milano, Beppe Sala, commentando le notizie sul “podio mondiale” di Milano ha detto che si tratta solo di “una notizia da social, la solita analisi estemporanea gestita da un ente privato. Bisognerebbe capire chi fa queste analisi, perché le analisi di Arpa dimostrano tutto il contrario. Sono rivelazioni estemporanee fatte da un ente privato che ogni tanto tira fuori queste cose. Noi stiamo lavorando per migliorare l’aria, Arpa dice che è migliorata anche se io sostengo non abbastanza”.

Ecco, il punto è proprio questo: forse, tra notizie che descrivono una Milano maglia nera nel mondo e sindaci che rimbalzano le accuse, ci vorrebbe un terreno di informazioni costanti, aggiornate, scientificamente rigorose, che possano aiutare davvero i cittadini a comprendere la qualità dell’aria che stanno respirando, gli effetti, il che cosa si sta facendo per migliorarla, i giorni più a rischio e quelli meno, come incide il particolato, cosa lo provoca e come possiamo difenderci, le misure su siccità e clima oppure - ed è quello di cui ci sarebbe realmente bisogno più che di titoli che ci fanno stupire oggi per poi dimenticare domani - quali sono, se ci sono, le politiche che governi nazionali e locali stanno attuando ogni giorno per tentare di migliorare la qualità dell’aria che respiriamo, dell’acqua che beviamo e del cibo che mangiamo.

Perché finora, in termini di clima e inquinamento, sembriamo stupirci più per classifiche e proclami piuttosto che per l’assenza, dai programmi elettorali fino alle scelte ministeriali, nell’ affrontare surriscaldamento e smog come una reale emergenza.

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