Ambiente

Settimana bianca: come verrà trasformata dalla crisi climatica?

L’aumento delle temperature globali sta cancellando le vecchie aree sciistiche, costringendo a rivoluzionare il turismo legato alle montagne
Credit: Sven Hoppe/dpa  

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15 febbraio 2024 Aggiornato alle 08:00

Il classico turismo legato alle sciate in montagna presto sarà un ricordo del passato a causa della crisi climatica-ambientale, che in diverse parti del mondo sta comportando una netta diminuzione delle precipitazioni nevose nei mesi invernali.

Negli Stati Uniti e in Europa l’industria dei resort e degli impianti sciistici deve ormai fronteggiare temperature record e precipitazioni assenti, con la chiusura ripetuta degli impianti ed enormi perdite economiche per l’economia locale.

Nei prossimi anni la situazione è destinata a deteriorarsi a causa del cambiamento climatico, che continua a fare nuovi record negativi, e allo stato attuale le temperature medie nelle regioni alpine sono aumentate di quasi 2 °C rispetto ai livelli preindustriali, con un tasso di accelerazione più elevato rispetto ad altre parti del pianeta.

Di fronte a questi rapidi cambiamenti i più importanti resort statunitensi stanno modificando il loro business, ricorrendo da una parte alla neve artificiale per innevare le piste, dall’altra spostando alcuni impianti a quote più elevate.

Ma oltre a queste 2 misure momentanee, stanno implementando anche un’offerta turistica maggiormente variegata che comprende attività all’aperto tutto l’anno, escursioni e altre forme di turismo legato ai luoghi naturali. «Questi resort non sono solo piccole città in cui nessuno va in bassa stagione: adesso la mountain bike è molto diffusa. Stiamo facendo di più per prolungare la stagione: le persone possono fare escursioni, arrampicarsi sulle corde, fare dei corsi adventure per famiglie», ha affermato Darcie Renn, vicepresidente della sostenibilità della società Alterra.

Un’altra misura che è stata adottata dalle imprese americane è “l’abbonamento stagionale anticipato”, che consente l’accesso a tutte le piste da sci e ai vari resort a tariffe scontate, fornendo un flusso costante di visitatori indipendentemente dalle nevicate.

Questa soluzione permette alle società di programmare e gestire un flusso turistico stabile, creando un nuovo approccio nei confronti delle aree naturali presenti in montagna.

Secondo la National Ski Areas Association nel periodo invernale 2022-2023 è stato registrato un record di 65,4 milioni di visite da parte dei sciatori e snowboarder, in aumento del 6,6% rispetto alla stagione precedente.

In Italia il settore è più frammentato, con spesso una divisione economica fra i gestori degli impianti, i resort e i ristoranti. Negli ultimi anni sono stati effettuati forti investimenti negli impianti di innevamento artificiale e circa il 90% delle piste italiane presenta la neve artificiale, rispetto al 54% della Svizzera e al 40% della Francia. Ma è una misura d’emergenza momentanea, non destinata a durare nel tempo: «Non stanno vivendo una stagione meravigliosa, ma non è così brutta come l’anno scorso», ha dichiarato Valeria Ghezzi, presidente dell’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari (Anef).

Entro la fine del secolo la quantità di neve potrebbe diminuire tra il 30 e il 70% sull’arco alpino, arrivando a rendere inagibili anche le piste ad alte quote. Con l’aggravarsi della crisi climatica e la progressiva scomparsa dei ghiacciai, l’industria legata al turismo invernale dovrà adottare dei profondi piani di adattamento, trasformando le località di «montagna, da meri luoghi di consumo […] in luoghi per esperienze innovative e sostenibili» e adottando una serie di misure virtuose per il futuro.

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