Culture

“Giù nella valle” e la doppia identità della montagna

Aprirsi all’innovazione e al turismo o mantenere il paesaggio incontaminato? Attraverso la storia familiare dai toni ambientali di Luigi, Elisabetta e Alfredo, Paolo Cognetti interroga i lettori su uno dei dilemmi tipici dei monti
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18 dicembre 2023 Aggiornato alle 18:00

Che Paolo Cognetti sia un autore dedito di montagna, ormai, è cosa nota a tutti. Se al grande pubblico è noto il titolo Le otto montagne (Premio Strega 2018), con Giù nella valle (Einaudi, 128 pagine, 16 euro) il lettore viene trasportato in uno scenario diverso rispetto a quello conosciuto con le precedenti opere, ovvero quello della Valsesia, che nelle note in coda al libro viene accostato alle famose badlands cantate da Bruce Springsteen.

Nel corso della storia, che ruota attorno a 3 principali personaggi, vengono affrontati alcuni temi cari all’autore, come il binomio tra montagna e città e le diverse concezioni e punti di vista relativi alla montagna stessa, sia da chi la vive da sempre che da parte dei “forestieri”.

In un villaggio cupo e piovoso vive Luigi, guardia forestale, insieme a sua moglie Elisabetta, originaria di Milano e trasferitasi in montagna per poter stare insieme all’uomo che ama. A interrompere, momentaneamente, la routine e la quotidianità della coppia arriva Alfredo, fratello di Luigi, dal carattere completamente opposto al suo e residente da ormai molti anni in Canada. Le dinamiche tra i 2 fratelli e la moglie non sono delle più serene e le tensioni emergono dopo una serie di incontri da parte di Alfredo con alcuni personaggi che ancora abitano il piccolo paese di Fontana Fredda.

A fare da contorno a questa intricata rete di relazioni familiari, nei boschi circostanti il villaggio si stanno consumando, da alcuni giorni, efferati omicidi ai danni dei cani della zona e, mentre Luigi indaga, Elisabetta ha alcuni sospetti su chi potrebbe aver compiuto questi gesti crudeli nei confronti degli animali.

Senza rivelare troppo della trama, Giù nella valle porta all’attenzione di chi legge 2 atteggiamenti opposti nei confronti della montagna, incarnati da personaggi diversi. Se, da una parte, assistiamo a un’apertura nei confronti di innovazioni che potrebbero portare la montagna a essere ripopolata (nello specifico, si parla della costruzione di una seggiovia), dall’altra c’è chi vuole mantenere l’ambiente “puro” e incontaminato da questi cambiamenti.

Il tema del “riconvertire” un piccolo paese come Fontana Fredda in una meta turistica e sciistica è all’ordine del giorno e vede gli abitanti schierarsi ora con una fazione, favorevole alla costruzione, ora con l’altra, contraria all’insediamento di piste. Per quanto la collocazione geografica e l’ambientazione siano precise, i luoghi descritti assumono carattere universale, con meccanismi consolidati in molti scenari montani della Penisola, tra chi sponsorizza rinnovamenti che, in un certo senso, “snaturano” la bellezza di un paesaggio incontaminato e chi, invece, rifiuta la proverbiale fiumana del progresso.

La distanza tra montagna e città, ancora molto sentita in questo paese, viene riproposta attraverso la relazione che lega 2 dei personaggi principali, ovvero Elisabetta, originaria di Milano e Luigi, nato e cresciuto a Fontana Fredda; il lettore viene portato a riflettere su quanto questa distanza sia reale e concreta e quanto, invece, una sovrastruttura mentale. Senza retorica e affidando i diversi punti di vista alle voci dei personaggi, Cognetti invita a riflettere su alcuni temi di attualità, su quanto l’essere umano abbia modificato (o distrutto?) l’ambiente in cui vive e su quanto, con la sua arroganza, stia andando a distruggere la casa di altre specie per costruire la propria.

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